Incendio del Teatro La Fenice
La Fenice Theater Arson
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VENEZIA LOOTED

Incendio del teatro La Fenice: un caso molto sospetto.

Perché nessuno parla dei lampadari?
E se il rogo fosse servito a coprire un furto su larga scala?

A tutti è noto che l'incendio del teatro La Fenice è scoppiato mentre erano in corso grandi lavori di restauro e mentre i canali attorno al teatro, in cui pescavano le pompe antincendio, erano all'asciutto per lavori di escavo.

Ora io mi chiedo innanzittutto:

"È possibile che i lavori di radicale restauro con rifacimento dell'impiantistica (quindi in primis degli impianti elettrici) e demolizione di soffitti e pavimenti, siano stati avviati senza che le suppellettili preziose, in particolare i monumentali lampadari antichi in vetro, fossero stati rimossi e riposti in luogo sicuro?"

Ipotesi A: i lampadari erano stati lasciati in opera.
A sostegno di questa tesi troviamo negli atti processuali (pubblicati in rete su http://www.stenotipia.it ) un testimone che ripetutamente afferma di aver visto da una finestra il lampadario di una delle Sale Apollinee "bruciare come una torcia".
Sicuramente un effetto ottico di riflessione, dato che un oggetto in vetro e metallo non sarebbe potuto bruciare a quelle temperature.
Stupisce comunque l'insistenza del teste su questo fatto; tanto più che di tale indimenticabile spettacolo non si trova traccia nel racconto di un suo collega, posizionato nello stesso punto di osservazione.
Fra le due testimonianze vi sono altre contraddizioni, riguardo gli orari e a chi dei due abbia accompagnato l'agente di P.S. alla ricerca del custode del teatro.
Può essere rilevante osservare che il primo testimone, quello che insiste sul lampadario in fiamme, dichiara di essere "persona di casa nel teatro".
Se vale comunque questa ipotesi, dei lampadari effettivamente distrutti nell'incendio perché lasciati in opera, ho due domande da porre:
1 - come mai non c'é azione giudiziaria specifica per una simile leggerezza verso le ditte responsabili (si sappia che i lampadari erano perfettamente smontabili e che quello enorme della platea era dotato di apposita macchina per poterlo smontare e pulire periodicamente)?
2 - se davvero il lampadario c'era durante l'incendio, deve aver lasciato un conglomerato di vetro fuso di notevoli dimensioni, la sua grande macchina in ghisa (per alzarlo e abbassarlo, era collocata nel sottotetto ed era a sua volta antica) e soprattutto l'impalcatura in ferro che sosteneva i cristalli, alta più di dieci metri.
Di tutto questo non si vede traccia nelle foto della platea dopo l'incendio, pubblicate al sopracitato indirizzo Internet (Nota 29 Gennaio 2014: la nuova versione del sito degli Stenotipisti è molto più ricca di documentazione di quanto non fosse al tempo in cui scrissi queste riflessioni, sembra però mancare di una foto molto chiara, dall'alto, della platea dopo l'incendio che era presente nella vecchia versione. Le poche immagini adesso disponibili della platea stessa sono prese da terra e malamente composte da più scatti.)
Il ferro non può essere fuso, come non sono fusi gli armadietti di lamierino delle ballerine ben visibili nelle foto.
A ogni modo, se il lampadario fosse fuso, i suoi resti dovevano essere ben identificabili, e a mio modesto modo di vedere si sarebbero dovuti conservare, come cimelio.
Ipotesi B1: i lampadari e le altre suppellettili preziose erano stati rimossi e collocati in luogo sicuro fuori dal teatro e sono quindi in salvo.
In questo caso, come mai la notizia non è stata diffusa, a parziale sollievo dell'opinione pubblica?
Ipotesi B2: i lampadari e le altre suppellettili preziose erano stati rimossi e collocati in luogo sicuro all'interno del teatro e sono quindi andati distrutti.
In questo caso, come mai tra i possibili moventi dell'incendio ormai accertatamente doloso gli investigatori non hanno neppur preso in esame l'ipotesi di un rogo a fine di furto, nonostante eventi simili si siano già verificati in isole minori della laguna come Santo Spirito e San Giacomo in Paludo, e siano prassi non infrequente per gli "antiquari" che saccheggiano l'Oriente?

Esaminiamo dunque più attentamente le ipotesi A e B2, che sembrano essere lo stato ufficioso dei fatti.

Ufficioso perché sia la stampa che gli atti processuali si disinteressano completamente dei beni artistici mobili contenuti nel teatro, dilungandosi invece a fondo sulla simpatia per la canapa indiana di un paio di elettricisti.

In tutta la lunga serie degli atti (chiunque può verificarlo facilmente sul sito di stenotipia.it con l'aiuto del "cerca in questa pagina" del Browser), mai si fa menzione della sorte toccata al lampadario monumentale della platea che pure, come vedremo, era forse il bene più prezioso e più appetibile contenuto nel teatro.

Chi abbia frequentato La Fenice anche una sola volta certo ricorderà l'enorme lampadario al centro della platea: alto più di dieci metri e largo altrettanto, credo fosse uno dei più sontuosi realizzati al mondo.
Io che ho avuto l'occasione di visitare anche i retroscena del teatro, ricordo bene anche la grande macchina a ingranaggi in ghisa che serviva per alzarlo e abbassarlo, collocata nel sottotetto: un bel marchingegno ottocentesco di circa m. 2 x 3 x 1,5.

Forse non tutti sanno che un bel lampadario di Murano, nuovo, di dimensioni relativamente modeste, uno da salotto ricco, per intenderci, non fatica molto a raggiungere prezzi attorno a 100 milioni di lire.

Mi chiedo: "Quale poteva essere il valore antiquario di quel capolavoro irripetibile, vecchio di quasi due secoli e ammantato del prestigio di Venezia e della Fenice?". A margine annoto che il lampadario in questione pare non fosse di Murano ma fabbricato a Liverpool nel 1890.

Esperti vetrai da me consultati suggeriscono la stima di alcuni milioni di dollari, basandosi su un altro grande lampadario, meno ricco e famoso, battuto a un'asta recente per 800.000 dollari.

I vetrai non hanno però preso in considerazione il fatto che "l'essenza cristallina" del lampadario era "impregnata" delle voci di tutti i maggiori cantanti lirici degli ultimi 100 anni. Con acquirenti di tipo particolare come i melomani, che sono generalmente persone dotate di sensibilità esoterica, quest'ultima caratteristica dell'oggetto potrebbe farne lievitare il prezzo in modo imprevedibile.
Si pensi alle cifre sborsate da collezionisti per i mozziconi di matita di Sartre o per insignificanti cimeli della Callas e altri personaggi famosi... Recentemente, 300 milioni di lire per una chitarra, sia pure di De André.

Se pensiamo poi che oltre a quello della platea ce n'erano numerosi altri, minori ma sempre ragguardevolissimi per pregio e fascino, che La Fenice era dotata di un sontuoso arredamento d'epoca, che conservava bozzetti scenografici autografi di artisti famosi e quotatissimi, balza all'occhio che tutto questo viene a costituire un ricchissimo possibile bottino.

L'ipotesi finale che mi trovo quindi a dover avanzare, visto che nessuno sembra averci pensato è questa:
Che il rogo sia stato organizzato al preciso scopo di far sparire nel nulla i lampadari e forse tutti gli altri oggetti di valore conservati nel teatro.
Che il fuoco sia scoppiato proprio quando i rii adiacenti erano stati messi all'asciutto precisamente perché l'incendio potesse consumarsi completamente, rendendo l'idea che tutto il contenuto del teatro fosse andato distrutto.

Certo un simile disegno criminoso non può essere stato messo in atto senza un'ampia rete di complicità e connivenze. D'altronde la cronaca di questi ultimi decenni ci ha purtroppo svelato che grandi reti di malaffare sono state spesso scoperte sia nell'ambito dello stato che in quello dell'impresa privata.

Va anche detto che nel caso dell'ipotesi B2 (a mio modo di vedere la più probabile), nel caso cioè in cui gli oggetti preziosi fossero stati rimossi e riposti in luogo sicuro dentro il teatro, il loro furto sarebbe stato relativamente semplice, dato il lungo periodo di tempo a disposizione e il continuo via vai di casse e materiali che si verifica nei cantieri durante un grande restauro.

Ora io non ho modo di provare che questa mia ipotesi sia la verità dei fatti, anche se mi sembra di gran lunga più figurabile, nel movente e nel "cui prodest", delle sigarette alla marijuana dei due elettricisti, ma non riesco a capacitarmi del come gli investigatori e la Magistratura non abbiano svolto indagini sui resti del rogo per accertare che effettivamente gli oggetti di valore fossero nel teatro al momento dell'incendio.

testo di Umberto Sartori

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Fire at the Fenice: a very suspicious case.

Why did no one speak of chandeliers?
Did the fire serve to cover a theft on a larger scale?

It was stated to all that the fire at the Fenice broke out while there was a large restoration project in the works and at the same time the canals around the theatre which would have been used for water by the fire fighters were dry because of excavation work.
Now I ask myself first of all:
"Is it possible that with complete restoration in progress including plant engineering (therefore the electrical system) and demolition of the ceiling and floor, that the work would have begun without removing and placing in a secure location the precious furnishings, in particular the monumental antique chandeliers from Murano and Liverpool?".

Hypothesis A: The chandeliers were left in place.
To sustain this thesis we find in the trial proceedings (published on site http://www.stenotipia.it ), a witness that repeatedly states that he saw from a window the chandelier from one of the Sale Apollinee "burn like a torch". Surely an optical illusion of reflection, given that an object in glass and metal would not burn at that temperature. Astonishing, however, is the insistence of the witness on this fact, while there is no mention of this unforgettable sight in the report of a colleague positioned at the same observation point. Between the two testimonies there are other contradictions regarding the time and which of the two accompanied the policeman to look for the custodian of the theatre. It could be relevant to know that the first witness, that which insists on the flaming chandelier, declares to be very familiar with the theatre.

If valid however, this hypothesis of the chandeliers being destroyed as they were left in place leaves two questions of supposition:

1 - How come there is not a specific judicial action for the carelessness of the responsible company (knowing that the chandeliers were dismountable and even the enormous one above the stalls was equipped with a proper mechanism to dismount it for cleaning periodically)?
2 - If it is true that the chandelier was in place during the fire, there must have remained a large accumulation of melted glass, the large cast iron machine (for raising and lowering, was in place in the attic, itself antique) and above all the iron support that held the crystals, more than 10 meters in height. From all of this you do not see remains in the photos of the auditorium taken after the fire, published at the above mentioned Internet site. The iron did not melt as the latten lockers of the ballerinas did not, easily seen in the photos. In any case, if the chandeliers had melted, the remains would have been easily identifiable and in my way of seeing it, they should have been preserved, as suggestive relics.

Hypothesis B1: The chandeliers and the other precious objects were removed and put in a secure location outside of the theatre and therefore saved.
In this case, how come the news was not spread to partially relieve the public opinion?

Hypothesis B2: The chandeliers and the other precious objects were removed and placed in a secure location inside the theatre and thus destroyed.
In this case, why between the possible reasons for the fire, now verified arson, the investigators have not taken into consideration a hypothesis of the fire being a cover up of the theft, in spite of similar circumstances already verified on smaller islands of the lagoon like Santo Spirito and San Giacomo in Paludo and as it is not an infrequent procedure for the "antique dealers" who pillage the Orient?

We examine then more attentively Hypothesis A and B2 which seem to be the tacit state of facts. Tacit because, either the press and the trial proceedings seem completely disinterested in the artistic furnishings contained in the theatre and followed with more interest the simpaty for marijuana of a couple of electricians. In all the long series of trial proceedings (it can easily be verified on the site stenotipia.it with the help of "search in this page" of MSIE) it is never mentioned the fate of the monumental chandelier of the auditorium that still, as we will see, was maybe the most precious and desirable object in the theatre. Besides, I want to note that this chandelier seems not to be a Murano one, but built in Liverpool in 1890.

Anyone who has frequented the Fenice, even only once, will certainly remember the enormous chandelier at the center of the auditorium, taller than ten meters and as much wide. I believe it to be one of the most magnificent accomplishments in glass making. Furthermore, I have had the occasion to visit the backstage of the theatre and remember well the great cast iron geared mechanism used to raise and lower the chandelier, located in the attic, a ingenious invention from the 1800's of about mts. 2 X 3 X 1,5.

Maybe not everyone knows that a good chandelier from Murano, new, of relatively modest dimensions, i.e. for a grand parlour could easily reach a price of 50 thousand dollars. I ask myself, "What could be the value on the antique market for this irreplaceable masterpiece made two centuries ago and enveloped by the prestige of Venice and the Fenice?".
Expert glass makers who I have consulted suggest the estimate at millions of dollars, based on another great chandelier, less splendorous and famous, bidded on at a recent auction for 800,000 dollars. The glass makers did not however take into consideration the fact that the these crystals of the chandelier witnessed and illuminated the voices of all major lyric singers of the last 100 years. There are buyers of a particular type, like music enthusiasts, who are generally people given to knowledge and sentimentality; this last characteristic of the chandelier would then raise the price in an unforeseeable way. If you think of the price paid by collectors for pencil stubs of Sartre or insignificant relics from Callas or other famous people… Recently, 150 thousand dollars for a guitar, whether even owned by the folk singer Fabrizio De André.

If we think that in addition to the one from the auditorium, there were many more chandeliers, smaller, but always considerably prestigious and splendorous, that the Fenice was furnished with magnificent period furnitures, that in the theater were preserved scene design sketches autographed by famous and well paid artists, all of this points to a rich possibility for booty.

The final hypothesis I think should be pointed out, seeing that no one seems to have thought of it, is this:
The fire could have been organized for the precise purpose of making the chandeliers, and perhaps all other valuable objects kept in the theatre, disappear into nothing. The fire broke out while all the waterways were dry so that the fire could consume completely, leaving the idea that all the contents of the theatre would have been destroyed.

Certainly a criminal scheme such as this could not be put in the proceedings without a large network of complicity and conniving. On the other hand the news reports from the last ten years have unfortunately revealed that large network of dishonesty were often discovered within the state as well as with private companies.
It also needs to be said that in the case of Hypothesis B2 (in my way of seeing it, the most probable), in which the precious objects would have been removed and stored in a safe location in the theatre, the theft would have been rather simple, given the long periods of time to the disposition and the continuous to-and-fro motion of boxes and materials which is typical of a building site during restoration.
As of now, I do not have a way of proving the verity of my hypothesis, only it seems to me more figurable, in the motive and in the "cui prodest", than the hemp cigarettes of the two electricians; still, I do not understand why the investigators and the magistrate have not investigated on the remains of the fire to ascertain whether or not the valuable objects were in the theatre at the time of the fire.

text by Umberto Sartori

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