Storia di Venezia

Pagina pubblicata 10 Ottobre 2011
Aggiornamento 26 Luglio 2023

Storia di Venezia 1797
Antonio Mangarini, Martire della Resistenza

Nel filmato, ove si ascolta o legge "Margarini", compresa la lapide, si intenda invece "Mangarini"

Presentazione di Antonio Mangarini
e degli eventi di cui fu protagonista nella Storia di Venezia

Antonio Mangarini fu uno dei capi della resistenza del Popolo Veneziano all'invasione Napoleonica. Una rivolta spontanea, imprevista e improvvisa, del Popolo che non accettò né la sottomissione data a Napoleone dal Maggior Consiglio imbelle né la Municipalità provvisoria instaurata dai filofrancesi. Una rivolta che la Municipalità provvisoria diretta da Pietro Gradenigo represse nel sangue usando persino l'artiglieria sui dimostranti al Ponte di Rialto.

Seguì una operazione di polizia politica che portò tra l'altro all'arresto e alla fucilazione di Antonio Mangarini, giovane Alfiere della Marina Veneta.

Il poeta veneziano Federico Fontanella in tempi recenti ha inteso onorare il giovane Eroe Mangarini dedicando alla sua memoria un racconto che pur privo di effettiva valenza storica per la scarsità di documenti in merito, vale tuttavia come piacevole lettura illustrativa.

Analisi della Sentenza || Vai al Racconto immaginato per la vicenda da Federico Fontanella

Storia di Venezia, I soldati della Municipalità Provvisoria sparano a mitraglia dal ponte di Rialto sul Popolo veneziano in rivolta

I soldati della Municipalità Provvisoria dal ponte di Rialto sparano a mitraglia sul Popolo veneziano in rivolta (courtesy of cronologia.leonardo.it).

TOP

Analisi della sentenza contro Antonio Mangarini e del contesto storico

La sentenza di morte contro Antonio Mangarini

Chi si prenda la briga di leggere la lettera della sentenza pronunciata contro Antonio Mangarini, finalmente trovata sul sito del giornale degli Alpini "Il Mulo", ben comprenderà l'imbarazzo di chi abbia appena fondato un Gruppo patriottico e scopra di averlo posto sotto l'egida di un "volgare saccheggiatore".

Dal momento però che è arcinota, la tendenza falsificatoria dei governi moderni e in particolar modo di quelli provvisori e rivoluzionari, poteva non essere difficile una confutazione, a mezzo di logica, di tale infamante sentenza.
A una prima lettura superficiale, mi fu infatti facile dimostrare d'acchito l'estrema improbabilità della sequenza delle azioni del Mangarini così come esposte nella sentenza.

"Udita l'accusa ... presentata al Retento Antonio Mangarini dì anni 24 circa nativo di Zara, era Alfier nel battaglion colonnello Danese... ... Considerando ... essersi ritrovato fra li principali capi assalitori, e svaleggiatori della Bottega del Cittadino Giuseppe Ruggieri Formaggiero. Considerando aver egli garantito con palosso sguainato, abusando della Militare divisa, li violenti suoi compagni che si impiegarono ad alterarne la porta: ..."

La descrizione dei fatti criminosi, così come presentata nella sentenza, è forte spunto per dimostrare secondo logica la possibilità che si tratti di una invenzione o, come si direbbe oggi, una "montatura".
Nella sentenza si racconta infatti:

"Considerando aver il prefato Mangarini partecipato al reo Svaleggio, come consta anche dalla stessa difensiva sua allegazione, scortando quindi li generi derubbati con l'arma suddetta alla mano sino entro la bottega di un altro Cittadino Formaggiaro per nome Francesco Gobbato, il quale fu costretto con modi violenti a comprarlo".

Questo comportamento è incompatibile con quello di un volgare saccheggiatore. Quale ragione avrebbe questi, di rubare all'uno per vendere all'altro, quando a rigore è in condizione di svaligiare entrambi? Da un volgare saccheggiatore ci si aspetta l'arraffare, i denari del Gobbato proprio come il formaggio del Ruggeri; quale vantaggio potrebbe trarre, un volgare saccheggiatore, nel fare invece da "scorta" e da "garante" in una specie di transazione commerciale coatta?

Tuttavia la mia stessa confutazione può essere ribaltata: quali ragioni poteva avere un tribunale demagogico, nel costruire tale montatura? Che bisogno aveva di inventare questa stramba storiella, quando poteva semplicemente affermare che, appunto, il Mangarini avrebbe derubato sia il Ruggeri che il Gobbato?
A far pendere fortemente la mia opinione verso questo ribaltamento della primitiva confutazione si sono aggiunti alcuni dati emersi da un approfondimento dell'attività di quel tribunale.

Delle numerose sentenze rintracciabili contro i partecipanti e i sospetti di partecipazione ai fatti della breve insurrezione veneziana, quella contro il Mangarini è l'unica che decreta una condanna capitale.
Tutti gli altri vengono assolti, o perdonati, o condannati a lievissime pene, anche quando trovati in possesso di beni provenienti da reali saccheggi.

Sorge così la terza domanda, che contiene forse la risposta a entrambe le precedenti: "Perché solo il Mangarini fu fucilato?"
E la risposta è forse proprio in quella stramba storia che non calza né con la tesi del volgare saccheggiatore, né con quella della montatura demagogica.

Mangarini è fucilato perché è l'unico, fra gli arrestati, che ha voluto fare del saccheggio un atto politico e militare, perché ha usato se stesso e la divisa per legittimare una procedura di vittoria, quella del saccheggio (più o meno "controllato"), comune in quei tempi a tutti gli eserciti.

Storia di Venezia, Sentenza di morte pronunciata dalla Municipalità Provvisoria di Venezia contro Antonio Mangarini, insorto contro la congiura filofrancese.

Sentenza di morte pronunciata dalla Municipalità Provvisoria di Venezia verso Antonio Mangarini, insorto contro la congiura filofrancese.

A lettera della sentenza, egli non è nemmeno svaligiatore attivo, sono "li violenti suoi compagni che si impiegarono ad alterarne la porta ".
Il Mangarini, con il suo palosso e la sua divisa, svolge ruolo di aver "garantito" quei suoi violenti compagni, e di aver proseguito il suo compito "scortando quindi li generi derubbati con l'arma suddetta alla mano".

Con la sua divisa e la "stramba" sequenza dei suoi gesti il Mangarini intende forse ancora servire la Repubblica, far sì che non di un volgare saccheggio si tratti ma di una operazione militare.
Certo gli sfugge che un esercito mai dovrebbe sacccheggiare la sua propria Patria, ma vediamo che si tratta di un giovane militare, forse appena graduato, costretto ad assumere un posto di comando decisionale dalla defezione in massa dei suoi Comandanti e strateghi.

Sappiamo inoltre dal Tentori e non solo, di quanto fossero accese ormai le fazioni cittadine, e agli occhi del giovane militare dovette apparire che alcune di queste fossero ormai nemiche in armi della Repubblica stessa.

Egli svolge dunque il suo dovere nei limiti delle sue possibilità di comprensione, fà quello che può per mantenere in vita la Repubblica in cui ha creduto e che ha giurato di servire.
Soprattutto, forse, vuol lasciare di quei momenti, nei quali era principalmente la criminalità comune, a operare saccheggio sotto le mentite spoglie dell'insurrezione, una immagine diversa, una immagine di un saccheggio "civile, controllato", non motivato da rabbia o avidità, ma dall'amministrare una punizione contro i traditori della Repubblica.

Ecco perché scorta, palosso alla mano, il formaggio "requisito" fino a un'altra bottega, dove venga registrato che quel formaggio non era stato mangiato per strada da un'orda di vili ladroni, ma "preso in consegna e trasferito" da una ordinata squadra di militari, pur improvvisati, sotto il suo comando e responsabilità.

Sarà questo a costargli la vita, l'aver saputo militarizzare e rendere disciplinata una delle bande di saccheggiatori, il che lo rese forse l'uomo più pericoloso del momento agli occhi del fragile governo provvisorio.

Infatti Antonio Mangarini è l'unico fra i processati a non volersi scagionare o chiedere perdono:
"... aver il prefato Mangarini partecipato al reo Svaleggio, come consta anche dalla stessa difensiva sua allegazione... ".

Non ha, Antonio, di che vergognarsi: va incontro al plotone a fronte alta come a un nemico in armi. Muore da eroe e martire della sua Patria repubblicana, non da volgare saccheggiatore.

 

Ringrazio il ricercatore indipendente dott. Paolo Foramitti per le segnalazioni e i suggerimenti, che hanno procurato occasione e fonti per questo approfondimento nella questione del martire zaratino Antonio Mangarini.
Tali fonti hanno portato anche alla rettifica del nome stesso del Martire, che era stato inteso dai promotori delle prime iniziative e quindi da me come "Margarini".

Umberto Sartori

Aiuta a diffondere la vera Storia di Venezia, condividi VeneziaDoc!

 

TOP   

Edizione HTML a cura di Umberto Sartori