Storia di Venezia

Pagina pubblicata 18 Novembre 2013
aggiornamento 10 Aprile 2014

Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
di Documenti Inediti che Formano la Storia Diplomatica
della Rivoluzione e Caduta della Repubblica di Venezia, 1799, VII

INDICE || Tomo Primo 1788-1796 || Tomo Secondo 1796-1797

   

Storia della Caduta di Venezia , VII
Sommario Commentato della "Raccolta Cronologica Ragionata..." di Cristoforo Tentori

PARTE PRIMA
Dell'origine della Rivoluzione Dall'anno 1788 al 1 Giugno 1796 (pagg. 21 - 172)

Vai a pagg. 75 - 89 | Vai a pagg. 89 - 101 | In questa pubblicazione, pagg. 101 - 119 | Vai a pagg. 119 - 131

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Da pag. 101, Cristoforo Tentori ci porta indietro di qualche mese con la sua narrazione.

Mentre dunque in Verona fervevano le visite internazionali al neo-Re, i savj filo-francesi del Collegio "friggono" per le inquietudini del loro beneamato Plenipotenziario Lallement, che "si dimostrava inquieto, e vedeva di mal occhio la dimora in Verona di S. Altezza Reale il Co: di Provenza, da' Gazzettieri Francesi chiamato per ìscorno il Re di Verona.".

Questo malumore veniva a turbare l'idillio che si andava instaurando fra savj e Francesi dopo che, il 5 del mese di Aprile 1795 (ecco che Tentori ci riporta indietro), nell'abitazione del residente a Basilea Rocco Sanfermo era stata stipulata grazie ai di lui uffici la pace fra la Francia e la Prussia, e che solo pochi giorni prima il 22 Luglio, per quei medesimi uffici, si era conclusa felicemente anche quella con la Spagna...

Insomma questo conte-re di Verona era un sasso dove ci si sarebbe aspettata una ciliegina, per quanto riguardava i buoni rapporti con gli alleati fratelli francesi.

Anche se, a dire il vero, il dispaccio in data 5 Aprile, con il quale il Sanfermo comunica la stipula Franco-Prussiana e prefigura quella Ispano-Franca, contiene notizie tutt'altro che rassicuranti, per l'Italia: da pag. 101:

Si è fatta la pace con la Prussia, e fu incaminata quella colla Spagna.
Segnate queste paci, ognuno conoscer doveva, che le disgrazie della guerra avevano massimamente ad essere portate nell'Italia, sebbene in allora le truppe Francesi non avessero oltrepassate le Alpi.

Né migliori previsioni erano possibili per la stessa Venezia: da pag. 102:

Federico Guglielmo II di Prussia

Federico Guglielmo II di Prussia, che per primo abbandonò la Lega di Pillnitz. Non stupisce, dal momento che quella Corte era da lungo tempo infiltrata dalle "massonerie cospiratrici". Lo stesso Imperatore era stato allevato da Qabbalisti Rosa Croce ed era dedito allo "spiritismo", mediante il quale veniva influenzato dalle "figure di contorno" (Vedi); courtesy of Wikipedia.

Spogli com'erano li Veneti Stati di benchè menoma difesa, era di conseguenza che per la lor posizione esser dovessero il teatro maggiore.
Per prevenire tanta sciagura non vi era altro mezzo, se non che il Re di Sardegna ei pure facesse la pace, e neutralizzasse l'Italia;
La cosa era evidente, e divenne di tutta certezza, ... allorché un Ministro mi assicurò, che non prendendo parte V.V. E.E. negli affari, gli Stati Veneti sarebbero Olandizzati, o dati in Compenso...

Carlo IV di Spagna

Carlo IV di Spagna abbandonerà la Lega di Pillnitz pochi mesi dopo la Prussia. Anche qui non stupisce, perché già dal 1792 il Re, lui stesso vicino alle idee illuministe, si circondava di Voltairiani e filo-giacobini, nominando Capi del Governo Riformisti come il Conte di Aranda. Dopo la Decapitazione di Luigi XVI, passò il Governo in mani ancora meno chiare, quelle di un Capitano della Guardia, tale Manuel Godoy a quel che pare amante ufficiale della Regina sua moglie. Sarà il Godoy ad allearsi con la Francia il 18 Agosto 1796 (Trattato di Sant'Ildefonso) (courtesy of Wikipedia).

Il Sanfermo, in quello che sembra il brano di una lettera posteriore unito dal Tentori in coda a questo Dispaccio, recrimina sul richiamo a Venezia da parte del Senato. Tale richiamo dalla carica di Residente a Londra, espletata però in Basilea, era stato conseguenza delle dirette proteste al Senato di Venezia da parte di Austriaci e Inglesi, in quanto il Sanfermo sembra essere stato, come vedremo tra poco, figura chiave nel sottrarre Prussia e Spagna alla Lega di Pillnitz.

Ma che! in un momento cosi interessante, che decideva della comune tranquillità fui improvisamente richiamato da V.V. E.E. .
Non mi fu permesso d'indagarne la causa, ma vidi inutilmente sacrificati cinquanta tremille Ducati che ho spesi del proprio servendo, immensi travagli e vigilie ec. (1)
(1) Vedi Lettera scritta nel Castello di S. Felice al Senato di Venezia dal Segretario della Repubblica Sanfermo ec. Verona 1797.

Se i Savj congiurati tenevano all'oscuro il Senato su molte comunicazioni, non lo avevano però isolato dalle vibrate proteste contro il Sanfermo dalle Corti di Vienna e di Londra.

Proteste motivate per quanto riguarda Londra anche dal fatto che il Sanfermo, pur dimorante a Basilea, era formalmente residente Veneziano alla Corte d'Inghilterra, e sottrarre alleati alla lega di Pilnitz come Prussia e Spagna per passarli ai nemici francesi non era certo segno di un savoir-faire diplomatico ineccepibile.
L'Austria dal canto suo, con la perdita dell'appoggio Prussiano e con i tentennamenti dei Savoia si vedeva accollato tutto il peso della resistenza alle orde che i Francesi andavano approntando.

Il Senato fu informato di queste proteste con due Comunicate direttamente dagli Inquisitori, in data 21 e 27 Maggio 1795.

È uno strano salto procedurale, dato che avevamo sinora visto il Supremo Tribunale sottoporre le Comunicate ai soli savj di Collegio, perché fossero loro a decidere se e quando informare il Senato.

In questo caso pare che i savj incarichino gli Inquisitori, di portare le cattive notizie a quello che è, in gran parte ormai, una specie di consesso di lunatici, studiosi astratti e maniaci collezionisti.

Ridestati pur provvisoriamente alla realtà e alle responsabilità politiche, i Senatori il 28 stesso, stimarono "che darsi dovesse una soddisfazione all'Imperatore ed all'Inghilterra, e perciò richiamò nel giorno 28 dello stesso mese di Maggio da Basilea il Co: Rocco Sanfermo".

Nelle righe che seguono, tra pagg. 102 e 103, Tentori formula, sulla base dei documenti sin qui esposti, un preciso atto di accusa verso il Sanfermo, che, "colla pace separata della Prussia, e della Spagna, veniva egli a minorare i nemici della Francia, ponendola in grado di riuscire agevolmente nelle premeditate imprese". Imprese di cui il Sanfermo conosce la natura pericolosa per Venezia, stante quanto da lui stesso scritto nel Dispaccio del 5 Aprile.

Sarebbe dunque in malafede il Sanfermo, secondo il Tentori, a lagnarsi del richiamo, dato che il suo comportamento aveva compromesso gravemente quella "neutralità" che Venezia cercava di dimostrare verso Austria e Inghilterra.

Nient'altro colpisce l'attenzione dell'abate Tentori negli ultimi mesi del 1795. Solo annota tentativi armati di invasione della Lombardia austriaca da parte dei Francesi sia attraverso il Genovesato che attraverso il Piemonte, tentativi subito rintuzzati dallo strapotere militare di Austria e Piemonte rispetto alle orde di invasione. Napoleone non è ancora al comando, e "l'inondazione funesta dell'Italia era riservata all anno 1796.".

L'anno si chiude così con una mesta panoramica delle condizioni di Venezia:
da pag. 103:

In tanto si continuava da' Savj nell'inazione, non si ammassarono truppe, non si guarnirono le Piazze, non s'accrebbe l'Armata Navale, non biscotti, non polvere, non armi.
La disarmata neutralità, poggiando nella Lealtà, e generosità della Nazione Francese, doveva essere la sola difesa, e la sola garante de' pubblici Stati.

Storia di Venezia - Fortezza di Palmanova

La Fortezza di Palmanova, che come troppe altre sarà presa dai Francesi senza combattimento (image courtesy of Wikimedia).

Gennaio 1796

Si intensifica la vigilanza sul conte di Verona "che per il cambiamento delle personali sue relazioni poteva compromettere la tranquillità de pubblici Stati".
Gli Inquisitori ben prevedono che di quello scomodo individuo non tarderebbe a dolersi il "Direttorio Esecutivo di Francia".

Tre delle "Comunicate" degli Inquisitori su questo argomento furono effettivamente portate a conoscenza del Senato, e Tentori ce ne dà lettura da pag. 104 a pag. 119, perché si possa avere "più chiara intelligenza di quanto nel seguente Aprile seguì in Verona".

Il primo comunicato al Senato esce dal Consiglio dei Dieci come un "sunto" delle attività del Tribunale degli Inquisitori per i savj di Collegio, i quali lo lessero in Senato; è riportato da pag. 104 a pag. 108.
Da pag. 104:

1795, 4 Gennaio in C. X. (Consiglio dei Dieci)(1)
(1) Era l'anno 1796: ma qui si computa secondo l'antico More Veneto, in cui l'anno comincia dal primo Marzo.

Il Dispaccio si occupa principalmente di elogiare l'operato degli Inquisitori, che dalla data di arrivo in Verona del Conte di Lilla, non hanno smesso di operare affinché la sua ingombrante presenza sia il meno osservabile in società, perché egli viva una vita ritirata e con il minimo di contatti con la nobiltà locale.

Compito che gli Inquisitori affermano di avere svolto efficacemente, sia quando egli era un semplice "emigrato", sia quando divenne "Reggente" alla morte di Luigi XVI.

La questione si complica alla morte anche del Delfino e con l'assunzione, pur se unilaterale, da parte del Conte del titolo di Re di Francia.

Pur rimanendo in quei costumi morali che il tribunale reputa opportuni, il neo-Re compie atti privati ma notori in tale carica, e il Tribunale avverte che questa semplice condizione potrebbe attirare su Venezia le ire del Direttorio Francese attraverso il Ministro plenipotenziario Lallement, che a sua volta controlla le attività del Re esule.

Si informa il Senato dell'infittirsi delle corrispondenze private ma notorie e delle visite a domicilio di rappresentanti diplomatici internazionali.
Da Agosto gli Inquisitori raccolgono voci di una prossima partenza del Conte. Alla data di pubblicazione del Manifesto, la destinazione sembrava essere l'Armata del Reno; dopo gli eventi le ipotesi propendono per una "ritirata" in Venezia, o forse anche verso Innsbruck, se i Francesi invaderanno l'Italia.

Si dà notizia della pubblicazione del Manifesto
da pag 105:

... si traspirò il progetto dell'estesa del detto Manifesto per nome di Luigi XVIII Re di Francia, alla quale penetrazione furono prese dal Tribunale delle precauzioni, perchè non portasse la data di Verona, e delle avvertenze perché non uscisse dai Torchj dello Stato, come è seguito.

Stemma di Luigi XVIII, Re di Francia e Navarra

Stemma di Luigi XVIII, Re di Francia e Navarra (courtesy of Wikipedia).

Sarà anche vero quel che riferiscono gli Inquisitori, ma noi posteri sappiamo che quel Manifesto ha preso il nome di "Dichiarazione di Verona".

Particolarmente inquietanti e suscettibili di attirare proteste francesi sono le visite dell'Ambasciatore Las Cases e del Rappresentante Inglese Macartney, il quale avrebbe anche recato "qualche sovenzione di danaro dall'Inghilterra".

Il Conte-Re effettua anche alcuni reimpasti e sostituzioni nella sua Corte.
Fa tutto ciò molto discretamente, ma le sue attività non sfuggono ne agli Inquisitori, né, purtroppo, al signor Lallement.

Nonostante vi fossero state da Parigi comunicazioni di giornali contrari all'ospitalità del Re nella Repubblica "sorella" di Venezia, gli Inquisitori avevano riposato sulle informazioni rassicuranti ottenute dal Residente a Parigi Querini in un colloquio con il "Cittadino Gauthier", Membro del Comitato di Salute Pubblica.

Questi aveva mostrato un atteggiamento di noncurante scherno verso il nuovo re e la sua "ben miserabile Corte" in Verona.
Secondo l'opinione "ufficiosa" dell'autorevole Cittadino, alla Repubblica Francese andava benone che egli fosse tenuto in scacco matto in territorio neutrale, essendogli preclusa ogni via non solo dalla Repubblica e dai suoi Alleati, ma anche dagli Stati nemici della Francia, dove egli sapeva di trovare nemici, all'interno del sistema monarchico stesso, ancor più pericolosi per la sua immunità personale.

Del resto, sempre secondo il Gauthier, la Repubblica controllava strettamente tutte le attività del Luigi, e non lo temeva ma lo derideva.

Gauthier promette al Querini che entro tre mesi si sarebbe stipulata una pace generale, con l'assegnazione alla Francia dei Paesi Bassi Austriaci, di Liegi, Lussemburgo, Savoja e Nizza, mentre all'Austria la Francia avrebbe volentieri accordato la restituzione dei Paesi Renani occupati.

Venezia non viene nemmeno nominata e gli Inquisitori, sempre riposando sulla presunta lealtà francese, si sentivano sicuri a sufficienza da non disturbare il Senato con comunicazioni in merito.

Cadde però la Convenzione cui apparteneva il Cittadino Gauthier, e successive informazioni giunte a mezzo di un colloquio avuto dall' "Inviato di Toscana Carletti" con il Cittadino Reveillere Lepaux (quello stesso che aveva così distintamente beneaccolto il Querini alla Convenzione, pagg. 87-88), Membro del Direttorio Esecutivo Francese, erano assai meno rassicuranti sull'umore degli alleati-fratelli francesi in merito all'ospitalità accordata al Conte di Lilla.

Storia di Venezia - Il Cittadino Reveillere Lepaux

Il Cittadino Reveillere Lepaux (courtesy of Wikimedia).

da pagg. 107 - 108:

... il Cittadino Reveillere Lepaux, uno de' membri del Direttorio Esecutlvo ... dette egli luogo a rimarcare e dalla di lui voce, e dalla di lui fisonomia, una certa riserva indicante non essere egli convinto delle cure, che lui affermava aver sempre prese la Repubblica all'innocuità del soggiorno in Verona del detto Soggetto, nè che fosse molto contento, e persuaso, che dimorasse ancora nei Pubblici Stati.

Dal momento che il Revelliere era tra quelli che avevano appena finito di decapitare Robespierre e qualche altro, ben si capisce che un suo semplice aggrottare di ciglia fosse un segnale di grande pericolo per la causa di detto aggrottare.

Ad accrescere il malcontento dei nuovi padroni della Francia, le pubblicazioni e le corrispondenze del neo-Re intercettate dai Servizi della Francia Repubblicana, e le tracce di una congiura che in quelle corrispondenze si ravvisava.

Per il Reveillere, dunque, nonché per alcuni giornali francesi che ne diffondevano l'opinione, l'ospitalità accordata a Luigi dalla Repubblica era tale da porre una incognita sul futuro dei rapporti con Venezia, dalla quale la Francia si aspettava al più presto uno schieramento effettivo al proprio fianco, segnatamente riguardo l'appoggio navale e commerciale.

Da pag. 108:

... sembrar qualunque osservazione prematura rispetto alla Repubblica di Venezia, finché Verona sarà il luogo di residenza del Pretendente, finchè Ella (Venezia) non prenderà attitudine imponente, che gli conviene in faccia ai Nemici della Francia, ed à suoi; perchè l'indipendenza di Venezia dipende assolutamente dal successo della Rivoluzione Francese; finchè alla fine li suoi Porti, ed il suo Commercio non saranno riuniti d'interesse con quelli della Francia.

".

Più che un'alleanza, le parole del Reveillere sembrano prefigurare una fagocitazione.

Tentori passa poi a introdurre la successiva comunicazione degli Inquisitori ai savj, in data 20 Febbraio, ritenuta importantissima dall'Abate assieme alla seguente ancora, in data 31 Marzo, "giacchè esse servirono di guida, e di movente alle Sovrane deliberazioni del prossimo susseguente Aprile, delle quali in seguito dovremo ragionare.".

Febbraio 1796

Nella Comunicazione ai Savj del 20 Febbraio (pagg. 108 - 110), gli Inquistori confermano la stretta vigilanza tenuta nei confronti del Conte di Lilla, precisando di riuscire a contenere le visite e le apparizioni sociali dello scomodo Re negli ambiti di una discrezione compatibile con gli obblighi della neutrale ospitalità.

Comunicano anche di passaggi di truppe austriache nei territori di Verona ("Campara") ma che le loro precauzioni hanno impedito che vi fossero contatti con il Re ospite, a eccezione di un solo Ufficiale "di quelli senza Uniforme, ed anche recedendo per strada diversa" che sarebbe tornato a conferire col Re.

Gli Inquisitori informano di avere preso i provvedimenti necessari a garantire la Neutralità e l'isolamento del Re anche in occasione delle voci di truppe Austriache dirette a imbarcarsi a Trieste verso la difesa dello Stato Pontificio via mare, e di altre truppe giunte a Mantova con la probabile meta del Porto di Civitavecchia dal quale raggiungere poi la Corsica.

Essi hanno anche fatto giungere "a persona qualificata, ed influente nella Famiglia, e al Conte di Lilla medesimo" esortazioni alla cautela e al riserbo, esortazioni bene accolte e osservate, almeno fino dove si può spingere l'occhio del Tribunale, dal Conte stesso.

Il Tribunale informa i savj che le ipotesi di un trasferimento del Conte di Lilla in Austria o a Torino non sarebbero state gradite da quelle Corti.

Il Re non dà dunque "scandalo pubblico", ma gli Inquisitori mettono in luce il fatto di non poter sapere quello che avviene nell'intimo di quella Corte, stante la sua condizione di "ospite di Paese Neutrale" che loro impedisce di usare tecniche "invasive" per acquisire informazioni.

Il Tribunale chiude la Comunicazione con la notizia di alcuni soggetti stranieri che ha allontanato dal Territorio in quanto:
da pag. 110:

... innopportuni, ed incomodi ai Pubblici riguardi, come è seguito ultimamente di due Framburt, e Bernardo, ed altri ancora, ed in precedenza, e dopo di essi, qualunque sia la Nazione, alla quale appartengono, agindo col dritto, e libertà, che compete ad ogni Dominio, non restando però agli allontanati impedito l'uso delle loro private azioni co' mezzi legali, e di pratica, anche in stato di absenza.

In pratica gli allontanati non perdono contatti, affari o beni che fossero nei luoghi da cui sono allontanati?

Storia di Venezia - Lapide sulla residenza veronese di Luigi XVIII

Lapide sulla residenza veronese di Luigi XVIII:
LUIGI STANISLAO SAVERIO DI BORBONE PRINCIPE | NELL'AVVERSA NELLA PROSPERA FORTUNA MAGNANIMO | FUGGENDO FRANCIA REGICIDA RIPARAVA A QUESTA CASA | DEI CONTI GAZOLA NELL'OTTOBRE MDCCXCIV | SOTTO NOME DI CONTE DI LILLA | NEL GIUGNO DEL MDCCXCV ELETTA SCHIERA DI FRANCHI GENTILUOMINI | QUI PROCLAMAVALO LUIGI XVIII RE DI FRANCIA | CONGEDATO DAI VENETI NE PARTIVA | A DI 21 APRILE DEL MDCCXCVI CANCELLANDO DAL LIBRO D'ORO | NON DALL'ANIMO DEI VERONESI L'AUGUSTO SUO NOME (image courtesy of http://ladyreading.forumfree.it).

Marzo 1796

La comunicazione del 31 Marzo 1796 (pagg. 110 - 115) riguarda la trasmissione di un Dispaccio del Residente a Parigi Querini, in data "Parigi 17 Marzo 1796" . Dispaccio che viene qualificato dagli Inquisitori come esigente "la più alta circospezione, e la custodia del più geloso Segreto", per "la gravità ed importanza dell'affare che contiene".

Querini informa di avere ricevuto una nota del "Ministero delle Relazioni esteriori, per parte, ed ordine del Direttorio Esecutivo".
Tale nota, che il Querini trasmette in allegato, e che il Tentori riporterà più sotto, contiene due "Lagnanze" che il Governo Francese "si sente in diritto di poter fare all'Eccellentissimo Senato".

La prima riguarda il soggiorno del Conte di Lilla nello Stato della Repubblica, e la seconda il continuato passaggio di truppe Austriache sugli stessi Territori.

Querini esprime la propria sorpresa per la richiesta di espulsione del Conte, che contraddice le intenzioni manifestate dallo stesso Ministro, pur in forma privata, in occasione di un incontro svoltosi il 31 Gennaio. Incontro avvenuto "... ad oggetto di dar esecuzione al prescrittomi dalle sapienti ossequiate Ducalì 9 Gennaio prossimo passato ...".

Cosa gli avessero prescritto di trattare con il Ministro, le direttive Ducali sapienti ed ossequiate, purtroppo ancora non sappiamo.

Querini racconta dunque di un nuovo abboccamento con il Ministro, per capacitarsi di cosa sia intervenuto a mutare il suo umore.

In tale incontro, egli cerca di richiamare il Ministro alle precedenti azioni privatamente concordate, fra le quali era l'offerta veneziana di rimuovere Luigi XVIII da Verona spostandolo altrove in modo da troncare i fili delle sue eventuali cospirazioni (ecco forse una cosa che il Residente era andato a proporre da parte delle "Ducali" il 31 Gennaio).

Il Francese ribatte con sempre maggiore irritazione che ormai molto tempo è passato e Luigi è ancora a Verona. Querini obietta che non era giunta disposizione di spostarlo, dato che il ministro si era riservato di sentire il Governo e non aveva ancora dato "ordini" in merito al Querini.

A questo punto il Ministro taglia corto, si scarica personalmente dicendo che purtroppo le speranze di un accordo che egli auspicava non avevano incontrato il favore del Governo.
Nel frattempo erano giunte a sua conoscenza cose relative al conte di Lilla che egli ignorava il mese precedente.

Lui stesso e il Governo tutto erano oggi indignati che nella Sorella Repubblica si fosse installato il covo di ogni cospirazione contro la Repubblica Francese e che questa situazione era oggi considerata un grave affronto a una nazione, la sua, non disposta a tollerarne alcuno.

Da pag. 112:

Non deve più star a Verona, mi disse con qualche forza, non più a Venezia, Padova, o in qualunque altro luogo della Repubblica; mentre se fosse esso Pretendente più oltre tollerato ne' di Lei Stati, questo sarebbe voler fare un torto manifesto alla Repubblica Francese, che non è fatta per sopportarne da nessuno.

Inutile ogni successivo tentativo di replica del Querini, che si vede intimato di recapitare la "Promemoria" al suo Governo.

Storia di Venezia - La casa dei conti Golani presso la quale visse Lugi XVIII a Verona

Della casa in cui fu ospite Luigi XVIII in Verona, oggi su un lato rimane la sola facciata, cui si è addossato un moderno condominio. (image courtesy of http://ladyreading.forumfree.it).

Il diplomatico tenta dunque l'approccio alla seconda lagnanza, richiamando vigenti trattati fra la Casa D'Austria e la Repubblica neutrale di Venezia per la circolazione di truppe sul Territorio, trattati sempre accettati anche dalla Francia in passato.

Il Ministro chiede di produrre i testi dei Patti, che Querini non ha in Parigi, e rimanda ogni risposta a quando avrà ricevuto quei Trattati e li avrà con il suo governo sottoposti a confronto con quelli analoghi tra Francia e Venezia.

Querini conclude questo argomento ipotizzando che la lamentela principale sia quella contro la Corte di Verona, che è dai Rivoluzionari imputata di essere all'origine delle inquietudini nel Meridione di Francia e di una generale insorgenza dello "spirito Realista" in Italia.
Querini sembra però insinuare che queste notizie non siano del tutto attendibili.

Da pag. 113:

Vi è, per dir il vero, ragione di credere, che possan lor aver dato motivo a tal novità li movimenti, e le insurrezioni, che a quello si pubblica, nelle Provincie del Mezzogiorno si fanno più che prima sentire, e sopra tutto lo spirito Realista, che si va da ogni parte, a quello viene fatto generalmente credere, sempre più estendendo; persuaso questo Governo dalle Relazioni, che da suoi Ministrj nell'Italia li vengono fatte, che il luogo, ove a danno della Repubblica Francese continuamente si macchinino, sia la Casa del noto Soggetto in Verona.

Licenza di calunnia

la "licenza di calunnia" ancora attuale ai giorni nostri, nella satira del vignettista Web "Lo Scorpione"(courtesy of http://gustavescorpius.blogspot.it/).

Mi permetto di mettere un ingrandimento su due espressioni: "a quello si pubblica" e " a quello viene fatto generalmente credere".
Esse prendono significato pregnante se rapportate alla parte finale della relazione del Querini, che si occupa di un suo piccolo ma importante successo, pur se non con il Ministro.

Egli descrive la stampa francese come strumento eminentemente demagogico al soldo del Governo:
da pag. 114:

Sebbene in Francia mercè la libertà della stampa sia permesso di tutto dire, facendosi lecito pure di ìmpiegar la calunnia, che resta ancora impunita ...

Querini racconta di aver sventato su questo fronte, una campagna di demagogia popolare anti-veneziana condotta a mezzo di numerosi giornali francesi, sulla base di un articolo di un giornale inglese chiamato "Il Corriere di Londra", che a sua volta sosteneva di riportare la notizia da un non meglio specificato "Foglio Italiano".

La notizia sarebbe una mai esistita risposta del Senato Veneto a una mai presentata richiesta di espulsione del Conte di Lilla da parte del Residente francese Lallement.

Tale risposta merita di essere in sé osservata come un piccolo capolavoro di demagogia.

Il Senato fittizio che risponde, infatti, formula un discorso degno di un antico Senato Veneziano.
Venezia non espelle gli ospiti perseguitati che in lei cercano rifugio. Riecheggiano in quella risposta gli echi degli elogi del Petrarca:
da pag. 114:

... che quanto agli Emigrati, il Senato si onorava, che questi sfortunati esiliati, perseguitati nella maggior parte dei Paesi dell'Europa sciegliessero gli Stati della Repubblica come una Terra Ospitale, ove potessero calcolare di rinvenire un sicuro asilo.

Pompata da più testate giornalistiche che il Querini sà essere sovvenzionate dal Governo, questa falsa notizia comincia a prendere piede, e convince il Residente a uscire in campo anziché adottare la tecnica di "ignorare le provocazioni" ritenuta la più prudente in Francia da chi si trovava esposto a questi attacchi a mezzo stampa.

Riesce ad astenersi dall'entrare in merito, e a far pubblicare mediante terza persona solo una decisa smentita dell'accaduto, dichiarando l'evento "falso, inventato, ed assurdo".
La sua smentita è efficace, e la stampa abbandona la presa.

Non trascura però il Querini di segnalare quella che io ho indicato come "genialità demagogica".
La falsa notizia, per come è stata congegnata, è tale da essere ripresa da due tipi di giornale, quello ufficialmente filo-governativi (L'Ami du Loix), dove tale eventuale comportamento di Venezia viene acerbamente condannato e si chiede a viva voce la smentita ufficiale del Querini), e uno minore, apparentemente non governativo, ma "che qui gode di una certa considerazione", a nome "Il Repubblicano".
Questo giornale non richiede smentite, al contrario tesse l'apologia della falsa risposta e dell'Antica, coraggiosa Repubblica di Venezia.

Vedremo questi articoli dopo La Promemoria che il Querini deve trasmettere ai savj per conto del Ministro Francese, che Tentori riporta nella traduzione ufficiale da pagg. 115 a 117.

Promemoria
Parigi 11 Ventoso anno 4 della Repubblica Francese una ed indivisibile.

La "Promemoria" francese è se possibile più perentoria della relazione di Querini, in merito al "Luigi Stanislao Xaverio, sedicente Luigi XVIII", definito nel corso di una intera pagina come spina nel fianco della concordia nazionale francese, e "Re Immaginario" indegno di essere considerato una Potenza con cui una "Repubblica felicemente stabilita" come quella di Venezia possa intrattenere rapporti di neutralità.

Tale ospitalità, ove prolungata, porterebbe esplicitamente la sorella Francese a una rottura di quella Fratellanza che, magnanima, aveva concesso alla "neutrale" Venezia.

L'ordine è specifico e perentorio, fuori Luigi e la sua Corte fantasma da tutti i Territori della Repubblica.
Evidentemente anche a Parigi sono giunte quelle notizie (che abbiamo visto già note ai nostri Inquisitori) che il Luigi sul momento non ha alcuna strada aperta di ospitalità presso nessuna Corte. Il re è arroccato, ma la Francia stà per conquistare la torre veneziana che sola difende la sua porta.

Viene da concordare col Querini sulla priorità delle lagnanze, perché quella in merito al transito di Truppe nemiche di Francia sul suolo Veneziano occupa solo poche righe sconclusionate, nelle quali si chiede alla Repubblica, in omaggio alla sua dichiarata neutralità, di opporsi in armi al transito dei nemici di Francia.
Conclude la seconda lagnanza un ritornare alla richiesta di "misure efficaci per mettere fine alle operazioni indecenti del sedicente Luigi XVIII, del quale il Direttorio Esecutivo desidera, e ricerca, il pronto allontanamento" (pag. 117).

In una nota a questa pagina il Tentori per la prima volta introduce Napoleone Buonaparte, pur con la sola sigla di Generale B. P. e come paragone postumo per evidenziare la malafede francese a fronte delle grandi nobiltà nominate dalla "Promemoria" del Ministro Carlo de la Croix(1) in un fervorino, nel quale si pone l'ipotesi che le truppe austriache si fossero introdotte nei Territori Veneziani con la forza (pagg.116 – 117).

Nota di Tentori a pag. 117:

Due soli riflessi di passaggio. Si dimostra il Direttorio persuaso, che il transito forzato di Truppe Austriache sul Territorio Veneto sia attentatorio alla sovranità della Repubblica: che dir dobbiamo della condotta del suo Generale B. P. che armata manu s'impossessò delle Piazze Venete? Esorta in secondo luogo ad opporsi con la forza. In seguito vedremo, che la forza si riguardava come attentatoria alla Francia.

In coda alla "Promemoria", Querini aveva allegato gli articoli comparsi su "L'Ami du Loix" e sul "Repubblicano" ai quali avevamo accennato. Rimando gli interessati alla Storia delle tecniche di demagogia alle pagg. 117 - 119.

L'"Amico delle Leggi" dedica due articoli alla questione di Venezia e del Conte di Lilla, in date 13 e 15 Marzo 1796.

Il primo è una riproposizione pubblica delle "lagnanze" espresse dal de la Croix nella "Promemoria" che, proprio in quei giorni, il Direttorio trasmetteva a Venezia, preceduto da un elogio ai "principi, talenti e coraggio del General Buonaparte", che garantiscono sicuro e immediato successo all'imminente Campagna d'Italia.

Il giornale incita ad "approfondire la condotta, e le intenzioni di quelli, che si dicono nostri alleati; poiché ogni riguardo verso quelli, che ci tradiscono, sarebbe un delitto politico.".

Storia di Venezia - Napoleone al tempo della prima Campagna d'Italia

Napoleone al tempo della prima Campagna d'Italia in un quadro del 1907 di Edouard Detaille (courtesy of Wikipedia).

Cita poi la notizia dal "Veridico" in data 8 Marzo, riguardante la protezione che il Senato di Venezia avrebbe accordato al Re fantasma contro la richiesta della Francia, augurandosi che essa sia falsa e invocando a gran voce una smentita dal Residente Veneziano Querini.

La smentita ufficiale viene pubblicata dallo stesso giornale il 15, a nome di un certo Bernardo, evidentemente la "terza persona" chissà perché usata dal Querini per tale comunicazione:
da pag. 118:

... Sono autorizzato dal Ministro di Venezia a Parigi a dichiarare: che questo fatto è assolutamente falso, smentito, e assurdo. Vi prego, Cittadino, di voler inserire quest'Articolo nel vostro primo Numero.
Parigi 14 Marzo.
Bernardo.

Il Tono dell'articolo del "Repubblicano Francese"(2), in data 14 Marzo, è assai diverso. Vi si legge l'amarezza di una delusione profonda, che ben si comprende indagando la figura dell'Editore di quel Giornale, il signor Eleuterio du Pont(3).

Da pag. 119:

Alcuni Giornalisti, che non vogliono assolutamente riconoscere altra Morale, che le loro passioni, non hanno mancato di fare un grave rimprovero di questa condotta alla Repubblica (l'offrire ricovero ai perseguitati). Ma prima noi crediamo, che la condotta, che si attribuisce al Ministro di Francia (il Lallement), sia stata finta, poichè Ella ci sembrerebbe inconveniente; questo sarebbe il voler esercitare dei diritti, che non abbiamo, e promuovere delle pretese che l'umanità disaproverebbe. ... ... poichè vi sono de' Patriotti in tutti i Governi; questi sono quelli, che hanno a cuore la gloria del loro Paese, e la felicità de' loro Compatriotti. Il Senato di Venezia è senza dubbio meno potente di quello fosse un Monarca di Francia, ma non gli è impedito di essere più generoso.

Nella circolazione di questa duplicità di falsa notizia, sarei fortemente tentato di ravvisare una sorta di "sondaggio d'opinione" da parte dei demagoghi francesi, per saggiare quanto ancora sussistesse dell'antico prestigio Repubblicano di Venezia fra la loro gente. Un sondaggio che per certo non diede vincente l'opinione di du Pont.

Umberto Sartori

Quel che rimaneva dell'Arsenale di Parigi nel 1871 Quel che rimaneva dell'Arsenale di Parigi nel 1871

Quel che rimaneva dell'Arsenale di Parigi nel 1871. Qui Monsieur Éleuthère Irénée du Pont de Nemours aveva collaborato con Lavoisier per rifornire la Francia di polvere da sparo di buona qualità (image courtesy of http://digital.library.northwestern.edu).


Note

Nota 1 - Carlo Delacroix, l'interlocutore intransigente che sostituisce il Gauthier nel dialogo con il Querini, sono riuscito a localizzarlo solo grazie all'aiuto del Cmte Hussain Michael de la Croix, curatore Web dell'odierno archivio di quella Famiglia, che con grande cortesia mi ha indirizzato a correggere il cognome.

Mi sono rivolto a lui per chiarire quella che sembrava una omonimia con quel Charles Eugène Gabriel de la Croix, contemporaneo al nostro Delacroix che, mentre il Ministro repubblicano presentava la "Promemoria" al Querini, svolgeva incarico di Segretario particolare proprio al Re di Verona.
Il conte Hussain ha riconosciuto un proprio antenato nel segretario di Luigi XVIII, e mi ha al contempo segnalato la figura storica del Ministro opposto, che sarebbe tra l'altro il padre di Eugene Delacroix, famoso pittore.

Nota 2 - Si tratta del giornale rivoluzionario "Le Républicain Français", nato dalla trasformazione del "Républicain universel", fondato da Éleuthère Irénée du Pont de Nemours.
Il giornale, che riportava notizie da tutta Europa, constava di due pagine stampate al recto e al verso. E considerato rarissimo dal collezionismo moderno. Ho tratto queste notizie dalla presentazione di due copie del cinque e otto Luglio 1796 (n. 1304 e 1307, anno IV) oggi in vendita su E-bay.

5 luglio 1796
17 messidoro, anno IV
LE REPUBLICAIN FRANCAIS
N° 1304
MOVIMENTI DELL'ARMATA NAPOLEONICA IN ITALIA
Il giornale n° 1304 riporta i movimenti delle truppe napoleoniche impegnate nella Campagna d'Italia:
"... On écrit de Mantoue que l'armée française qui entoure cette place, dont le siège est commencé, sìélève à pres de 60 mille hommes.. les français fortifient avec soin les postes importans de la Peschiera, de Salo... le bruit commence à courir qu'il est question d'une capitulation ... ".

8 luglio 1796
20 messidoro, anno IV
LE REPUBLICAIN FRANCAIS
N° 1307
TENSIONE TRA IL REGNO DI SARDEGNA E LA REPUBBLICA DI GENOVA
Il giornale n° 1307 dà notizia della tensione crescente tra la Repubblica di Genova e il Regno di Sardegna: "... On sçait à quel point étoit monté le refroidissiment de la cour de Turin envers les Génois, relativement aux bornes perspectives des deux états... ".

Éleuthère Irénée du Pont de Nemours

Éleuthère Irénée du Pont de Nemours (courtesy of Wikipedia).

Nota 3 - Questo signor Eleuterio era di professione chimico industriale e di vocazione Repubblicano moderato.
Tentò di opporsi anche fisicamente all'esecuzione di Luigi XVI e Maria Antonietta, e sfuggì di poco la ghigliottina.
Tuttavia nel 1799, dopo aver subito saccheggi domestici in occasione di sommosse, ritenne più salutare emigrare in America con tutta la Famiglia nel tentativo di costituirvi una comunità modello di Francesi Esuli.

Specialista in nitrati ed esplosivi, era stato collaboratore di Antoine Lavoisier all'Arsenale di Parigi: sbarcò a Rhode Island a nel 1804 avviò la produzione di esplosivi a Brandywine Creek nel Delaware con una Compagnia che pare essere ancora florida nelle mani dei suoi Eredi nel XX Secolo, la "E. I. du Pont de Nemours and Company ".

Niente meno che quella stessa del famoso accendino DuPont, e di innumerevoli altri prodotti e marchi dall'Agricoltura al packaging, passando per il kevlar, le costruzioni, l'alimentazione, le miniere. Oltre, naturalmente, alle tradizionali "specialità della casa". Ancora, sull'odierno sito della Compagnia, figurano "Soluzioni per l'ambiente governativo e pubblico", che non ho approfondito ma che sono enunciate qui: http://www.dupont.com/industries/government-and-public-sector.html

Da Wikipedia:

The company he founded would become one of the largest and most successful American corporations. His sons, Alfred V. du Pont (1798–1856) and Henry du Pont (1812–1889), managed the plant after his death, assisted by his son-in-law, Antoine Bidermann. His grandson, Lammot du Pont I (1831–1884), was the first president of the United States Gunpowder Trade Association, popularly known as the Powder Trust.

Una Figura come questa, su cui mi sono dilungato fuori tema, è capace di gettare da sola una luce molto interessante e tutt'altro che sinistra, sul Partito Repubblicano Statunitense, e i suoi rapporti con i "fabbricanti di armi".


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