Storia di Venezia

Pagina pubblicata 1 Marzo 2014
aggiornamento 22 Marzo 2015

Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
di Documenti Inediti che Formano la Storia Diplomatica
della Rivoluzione e Caduta della Repubblica di Venezia, 1799, XXII

INDICE || Tomo Primo 1788-1796 || Tomo Secondo 1796-1797

   

Storia della Caduta di Venezia , XXII
Sommario Commentato della "Raccolta Cronologica Ragionata..." di Cristoforo Tentori

PARTE SECONDA
Del Progresso della Rivoluzione dal Primo Giugno 1796 al 12 Marzo 1797 (pagg. 173 - 396)

Vai a pagg. 252 - 262 | In questa pubblicazione, pagg. 262 - 273 | Vai a pagg. 273 - 283

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Storia di Venezia - Veduta di Vienna di Antonio Canal

Veduta di Vienna in un quadro di Antonio Canal (courtesy of Wikimedia).

Arriva dunque agli Inquisitori, il 1 Agosto 1796, un Dispaccio del Residente a Vienna Agostino Garzoni(1), che sarà trasmesso ai Savj il 6 Agosto, e da questi occultato nella ormai famigerata "Filza delle non lette in Senato".

Garzoni riferisce di una interrogazione ricevuta dal Barone di Thugut,(2) Ministro degli Affari Esteri, a nome dell'Imperatore.

Il Monarca, avveduto del riarmo in corso a Venezia, approva che la Repubblica finalmente si metta in stato di difendere la propria neutralità, ma esprime una protesta sulla scelta che a lui risulterebbe da parte dei Veneziani, di assegnare incarico straordinario di Governatore Militare a tale "P.N."(3).
Da pag. 263:

... conveniva far sapere al Govemo che S. M. aveva forti motivi per chiamarsi mal contento di questo P. N., da cui aveva ricevute delle dispiacenze.

L'Imperatore non vuole del resto interferire nella scelta delle persone che la Repubblica giudica adatte al suo servizio, tuttavia nel caso specifico del "P. N." ritiene che la nomina di questa persona in particolare "potrebbe in questi momenti compromettere i riguardi di ambidue li Stati per la non buona disposizione degli animi, e per la mala intelligenza tra Generali.".

Garzoni si impegna a trasmettere il quesito al proprio Governo nel modo più celere, e così infatti fa.

Ci è evidente che quel progetto del Giacomo Nani Provveditore alle Lagune, che abbiamo visto in data 5 Luglio, di nominare un nuovo "Capitan Generale delle Venete truppe", pur non giunta al Senato di Venezia, era però giunta alle orecchie di Casa d'Austria.

I Savj fecero in modo che il fatto rimanesse un segreto condiviso con l'Austria, ma non con il proprio Senato, occultando come abbiamo accennato, anche il Dispaccio del Garzoni.

A pagina 264 Cristoforo Tentori ancora una volta vorrebbe sollevare il Senato dalle sue responsabilità, proprio grazie alla "Filza delle Comunicate non lette":

In cotal guisa a quel Sovrano Consesso giungevano soltanto quelle notizie, che piaceva ai Savj di comunicarli, e quindi si arguisca, se le sue deliberazioni potevano esser sempre analoghe a quella maturità, e sapienza, che negli andati tempi formavano il suo caratteris(ti)co distintivo presso li più colti Gabinetti d Europa.

Ai miei occhi di postero, però, tale difesa è vana, dal momento che se la notizia della Relazione Nani era giunta fino a Vienna, appare impossibile che il Nani stesso non la facesse circolare fra i suoi Pari.

Storia di Venezia - Arsenale di Venezia 1797

Alcune delle navi fatte mettere in cantiere all'Arsenale da Giacomo Nani, dalla "Proiezione iconografica del Ces. Reg. Arsenal di Venezia connotante lo stato di sua Forza Militare Marina al tempo dell'abdicazione del suo Governo li 12 Maggio 1797 Disegno II", di G.B. Maffioletti conservato al Museo Storico Navale di Venezia courtesy of http://storieveneziane.wordpress.com.

Dalla disamina dei fatti risulta evidente che il Senato accettò di essere frodato di Autorità e Responsabilità, fu sordo ai richiami pur ripetuti attraverso il Secolo dal Vendramin, dallo Schulemberg, dal Graham, dal Moser, dal Nani e da non pochi altri Patrioti e militari professionisti.
Chiuse gli occhi e con ogni probabilità aprì "distrattamente" la tasca, di fronte alla dilagante corruzione interna dapprima e a quella dall'Estero poi.

In quello stesso 6 Agosto 1796, del resto, i Savj del Collegio erano occupati a completare la "Descrizione degli Eventi nello Stato" da inviare ai residenti presso le Corti Europee, prima fra tutte quella Francese.

La prosecuzione della narrazione dei fatti al Nobile in Francia si apre con i consueti elogi allo stesso, sia per come ha saputo presentare il precedente Promemoria con la sua "Species Facti" al Ministro Delacroix.

Lo si loda anche per come avrebbe gestito il caso della Fregata "La Bruna", al comando di tale "corsaro Podestà" ma battente bandiera Veneziana, rea di cannoneggiamento verso un vascello francese, nonché il caso di un tale "cittadino Chomel".

Unica raccomandazione operativa è l'ordine di astenersi dal "manifestare alcuna anche lontana disposizione" di Venezia ad accettare le proposte di alleanza con Francia Spagna e Turchia, proposte "contrarie alle massime, ed ai principi dalla pubblica maturità professati.".

Da pag. 265:

1796 6 Agosto in Pregadi
Continuazione dello "Species Facti" al Nobile in Francia.

  • Il giorno 9 Luglio si vidde un insolito movimento delle Truppe Francesi nella Città di Verona...".
  • I Francesi intimano alla Popolazione di chiudersi in casa, i contravventori saranno passati a fil di spada;
  • chiedono le chiavi di Porta San Giorgio, e sono loro negate;
  • deviano le acque di un Fiumicello che entra in città;
  • demoliscono un edificio del Marchese Malespina nei pressi di quella Porta;
  • incendiano tre mulini in Villa Perona;
  • richiedono entro due giorni esorbitanti quantità di farina e di liquidi, 120.000 razioni di biscotto e 3-400 buoi (1);
Storia di Venezia - Verona porta San Giorgio

Veduta del complesso di Porta San Giorgio a Verona (courtesy of Google Earth).

(1) Tentori in una nota ironica a pag. 265 indica come fossero queste le condizioni preliminari per la "Gran Alleanza Difensiva" proposta a Venezia dalla Francia.

Il giorno seguente, 10 Luglio 1796:

  • Alla notizia dell'avvicinamento di Truppe Austriache i Francesi improvvisamente e istantaneamente abbandonano la città;
  • asportano 6 cannoni;
  • ne inchiodano 16;
  • fracassano gli affusti di tutti gli altri;
  • disperdono nei fossi le "Munizioni da bocca, e da guerra, che loro rimanevano".
  • Analoga scena si ripete a Legnago, dove inchiodano i cannoni e tagliano i ponti levatoi;
  • Il Generale "Buineut" abbandonando Badia incendia il grande Ponte del Castagnaro, "che serve a difendere dalle innondazioni dell'Adige l'inferior parte della Provincia, che resta cosi esposta a gravissimi pericoli";
  • Buineut lascia a guardia un distaccamento di cavalleria per impedire che si spenga il fuoco, e passa a demolire il rimanente dei ponti fino ad Anguillara.
  • un Corpo francese ancora asserragliato a Peschiera mostra di voler dare battaglia, espellendo tutti quei cittadini che non dimostrino di avere "provvigioni" per tre mesi, nonostante la dichiarata riluttanza austriaca ad attaccare una fortezza considerata neutrale.
Storia di Venezia - Ponte di Castagnaro

L'attuale Ponte di Castagnaro (courtesy of Panoramio).

Segue un analogo elenco da inviarsi ai Residenti Veneziani nelle altre Corti Europee, con l'eccezione di quella d'Austria; questo "Species Facti" è più esteso e dettagliato di quello inviato in Francia.

Da pagg. 266 - 267:

1796 6 Agosto in Pregadi
Agli Ambasciatori in Roma, e in Spagna, Bailo a Costantinopoli, Nobile a Pietroburgo, e Residenti in Milano, Torino, Napoli, e Londra.
...
Continuazione dello Species Facti spedito con Circolari alle Corti, eccettuate Parigi, e Vienna.

Le Truppe Francesi asportano d'alcuni Luoghi con violenza le cose necessarie alla sussistenza, ed altri effetti dei poveri Villici, maltrattandoli eziandio alla Canda in varie guise, ed arrivando perfino ad abbrucciare tre Barche sull'Adige, perché avevano ritardato di poco a passare dall'altra parte del fiume.

  • I Francesi hanno interrotto la navigazione sull'Adige, distrutto i ponti e affondato i traghetti;
  • Solo con molto ritardo e dopo forti insistenze, hanno consentito il passaggio del fiume ai bagagli della Truppa Ultramarina scacciata da Verona. Hanno però preteso che sulle barche vi fossero Guardie francesi;
  • incuranti della "fisica impossibilità di soddisfarli" gli occupanti hanno chiesto in Verona 100 buoi al giorno;
Storia di Venezia - Barca tradizionale sull'Adige

Barca tradizionale sull'Adige, courtesy of http://www.vitatrentina.it.

  • sempre in Verona, vogliono 80-100 carrette in aggiunta alle 120 già provvedute dal Governo Veneto per il trasporto dei generi all'Armata "(1)";
  • sotto pressione delle minacce, gli abitanti sono stati costretti a fornire i loro propri cavalli, dal momento che già metà degli animali da tiro disponibili prima dell'invasione è stata sterminata per il sovraffaticamento e la conseguente epidemia;
  • Buonaparte ha fatto sfondare la porta di un sotterraneo della Fortezza di Verona, del quale gli si negava la chiave;
  • ha trasportato fuori dalla città alcuni pezzi d'artiglieria e munizioni;
  • ha occupato anche il terzo Castello;
  • alcuni Francesi si sono impadroniti con la forza delle chiavi di Porta San Giorgio e fatto preparativi per piazzarvi artiglierie; solo dopo il ritorno in Verona di Napoleone il Generale Rampon ha restituito le chiavi all'Ufficiale Veneto;

Nota del Tentori a pag. 267:

(1) - Sì rifletta qui di passaggio; che l'Armata Francese calò giù dalle Alpi, e giunse nella Lombardia senza Bagaglio di sorte alcuna, senza Magazzini, senza Munizioni da bocca, e con poche anche da guerra; e poi si congetturi l'immenso Bottino, i derubamenti, e gli usurpi violenti dal grandioso numero di Carri, e Carrette, che erano d'uopo per trasportare il loro Bagaglio; e pure erano a questa Epoca scorsi soli Mesi quattro; quale sarà stato in progresso l'iniquo spoglio della misera Italia? "Ab ungue Leonem".

"... negli ultimi giorni della loro dimora in quella Città", i Francesi a Verona:

  • asportano artiglierie;
  • occupano i "Rampari" (vedi su Wiki);
  • aprono le "Embrasure" (feritoie per cannoni);
  • vuotano il Deposito delle Munizioni di quasi tutti i fucili e di altri generi necessari al Presidio della Piazza.
  • Il 13 Luglio esigono "esorbitanti sussistenze".

Da pag. 268, la "Species Facti" dei giorni dal 29 Luglio in poi destinata agli Ambasciatori in Europa ricalca quella già descritta al "Nobile in Francia", con la sola aggiunta delle precedenti e a noi già note requisizioni dei beni dell'Arciduca di Milano, da questi lasciati in custodia a Cittadini veneti in Bergamo.

EmbrasureEmbrasure, courtesy of Wikimedia.

A questo proposito, da pagina 269 a pagina 271 Tentori riporta il carteggio riguardante le proteste dell'Arciduca per quelle requisizioni.

Tali proteste e richieste di chiarimenti, giunte al Marchese Terzi(4) con una lettera del Principe Carlo Albani, furono riferite agli Inquisitori dal Vice Podestà di Bergamo Ottolini in un Dispaccio del 7 Agosto 1796.

Il Principe Albani nella lettera avanza l'ipotesi che i Depositi dell'Arciduca in Bergamo si fossero effettuati "coll'intelligenza di chi rappresenta qui il Serenissimo Dominio".

Ottolini nega che ciò sia vero, in quanto non fu interpellato direttamente sui Depositi stessi dall'Arciduca, ma aveva solo genericamente affermato che non era proibito a nessuno di introdurre propri effetti nello Stato Veneto affidandoli a mano privata.

Dal momento che nella stessa lettera del Principe sembra "coltivarsi una qualche molesta lontana idea la quale nel possibile cambiamento delle cose potrebbe forse realizzarsi", Ottolini prosegue a scagionarsi quanto più possibile, adducendo in primis il pretesto formale che, non essendo lui stato consultato e informato al momento dei singoli Depositi, quando i Francesi si presentarono per l'asporto, egli avrebbe potuto "supporre una privata intelligenza" tra i Francesi stessi e l'Arciduca.

La puerilità di questa giustificazione è davvero sconcertante, dal momento che l'Ottolini era perfettamente avveduto che gli affidatari dei Beni non riconoscevano credenziale alcuna ai Francesi.

La villa dei Principi Albani a Roma

La villa dei Principi Albani a Roma (courtesy of Wikimedia).

Più sincera ci appare (se non teniamo conto dei trentamila uomini che volontariamente, come tra poco vedremo si erano già armati nella sua Provincia) la seconda esimente di responsabilità invocata dal Vice Podestà di Bergamo; ovvero che, anche laddove egli fosse stato perfettamente certo di trovarsi di fronte a una violazione Territoriale, non avrebbe avuto le forze per opporsi ai Francesi.

La terza esimente è la professione dell'Ottolini di avere agito anche in quelle occasioni con il solo intento di non provocare tumulti nella Popolazione secondo le istruzioni ricevute da Venezia.

Il Capitano di Bergamo allega al Dispaccio la lettera del Principe Albani, datata "Trieste 17 Luglio 1796", e Tentori ne riporta un estratto alle pagine 271 e 272.

Storia di Venezia - Interno di Palazzo Terzi a Bergamo

Interno di Palazzo Terzi a Bergamo, courtesy of http://www.palazzoterzi.it.

Ecco le dirette domande dell'Arciduca alle quali Ottolini, unitamente al Marchese Terzi, chiede esplicitamente che sia il Governo a rispondere.

Da pagg. 270 - 271:

In primo luogo desidero di sapere,

  • se cotesto Signor Rappresentante fosse preventivamente informato dell'intenzione de Francesi;
  • se siasi opposto,
  • e se finalmente abbia dovuto permettere un tal eccesso per impotenza a resistere.

Secondariamente, il principe vuol sapere:

  • se il Terzi, quando si presentarono i Francesi, abbia informato il Vice Podestà;
  • quali siano state le eventuali risposte dello stesso.

In terzo luogo:

  • Quali proteste abbia fatto il Terzi a fronte del sopruso;
  • quali mezzi abbia messo in atto per cercare di evitare la requisizione.

Infine:

  • Se vi fosse Truppa francese ad accompagnare i Commissari nelle requisizioni;
  • a quale distanza detta Truppa si trovasse dalla casa;
  • quali minacce siano state fatte in caso di opposizione al sequestro.

La risposta degli Inquisitori a Ottolini e al Terzi, in data 13 Agosto 1796, è estremamente succinta.

In nove righe sostanzialmente approvano le giustificazioni abbozzate dall'Ottolini ma si ingiunge di renderle esclusivamente in forma verbale e non scritta.

Tenga inoltre Ottolini la sua Carica ufficiale "lontana ... da qualunque ingerenza, o compromesso nell'emergente momento", come ha fatto sinora.

Il capolavoro d'insipienza, riportato da Tentori a pagina 271, reca la firma di:

Zuanne Zusto Inquisitor di Stato.
Giacomo Boldù Inquisitor di Stato.
Vicenzo Dolfin lnquisitor di Stato.

Sorprendentemente, le puerili giustificazioni fornite dall'Ottolini al Terzi e da questi all'Albani acquietano le domande sull'argomento da parte dell'Arciduca Ferdinando, che a Tentori sembra accettare il fatto alla luce delle ormai ben note "violenze, e ingiuste sopraffazioni de' Francesi nelle Venete Provincie, e nell'Italia tutta".

Su queste malefatte continuavano a fornire aggiornamenti e dettagli i Dispacci del Provveditor Estraordinario in Terra Ferma nonché dei Rappresentanti di Verona, Brescia e Bergamo.

Per ragioni di brevità, di questi il Tentori inserisce solo un nuovo dispaccio di Ottolini da Bergamo, in data 13 Agosto 1796.

Le notizie riportate dal Vice Podestà sono fluide. Nella zona i Francesi sembrano essersi ripresi dalla iniziale batosta loro inflitta dal Wurmser, grazie anche a dei tradimenti ai danni degli Austriaci; forse hanno ripreso Verona ma forse anche gli Austriaci sono nuovamente avanzati verso Castiglione delle Stiviere: a Ottolini giungono solo voci non verificate, e si rimanda al Provveditore Estraordinario in Brescia per migliori delucidazioni.

Ecco invece quello che Ottolini stima certo:

  • Il Quartier Generale Francese è ristabilito in Brescia;
  • in quella Città arrivano di continuo carri di feriti, che si trasportano poi a Milano e a Giara d'Adda;
  • corre voce che i Francesi vogliano stabilire ospedali per i loro feriti anche in Bergamo;
  • un aiutante del Generale Cervoni ha svolto indagini per individuare in città luoghi adatti a quello scopo, senza però informarne l'Ottolini, che lo apprende dai suoi informatori.
  • Ogni giorno da Milano escono truppe e munizioni dirette a Brescia;
  • "si crede" che sia arrivata l'avanguardia dei rinforzi che i Francesi attendono dall'Armata di Vandea, calcolata in 7-8000 uomini, in prevalenza fanteria;(5)
  • il 12 Agosto è passato per Cassano un drappello di 400 cavalleggeri, che "si pretende" appartengano a un corpo di 2000, "prestati" a Napoleone dal Re di Piemonte, dietro minacce.

Da pag. 272:

In tal modo assai più agevolmente "può sostenersi un'armata, occupando le altrui Città, e Fortezze, l'artiglieria, le munizioni, e perfino i soldati delle altre Potenze; e con questo inaudito e barbaro metodo non è difficile la vittoria su qualunque inimìco".

Ottolini non si stupisce, "conscio di quanto successe a Parma, a Livorno, e di ciò che vedo tutto dì avverarsi anco in questo Stato pacifico, amico e neutrale;".

Storia di Venezia - Cippo confinario dello Stato di Milano a Boltiere Giara d'Adda

Cippo confinario dello Stato di Milano a Boltiere in Giara d'Adda, courtesy of http://www.cyclemagazine.it.

Si affligge, invece per le smargiassate che si sentono circolare fra Ufficiali e Truppe Francesi non solo in Brescia e Milano, ma anche, a quanto gli viene riportato, in Bologna, Ferrara, Livorno e Piacenza, cosicché si può pensare che sia l'intera Armata Francese a pavoneggiarsi in tal modo:

  • presto si arricchiranno col saccheggio di Brescia;
  • la loro cavalleria, ora in larga parte appiedata, rimonterà presto in sella sui cavalli di quella Veneziana;
  • essi saranno padroni dello Stato Veneto;
  • a qualunque costo essi entreranno in Venezia, dove sanno essere depositati i maggiori tesori dell'Italia.
Storia di Venezia - La Pala d'Oro in Basilica di San Marco a Venezia

Un esempio dei grandi tesori che i Francesi si aspettavano di trovare in Venezia, la "Pala d'Oro" in Basilica di San Marco; curiosa circostanza, questa opera d'arte orafa, pur composta con numerosi chili d'oro e tempestata di gemme e smalti, fu invece rispettata non solo nel saccheggio Napoleonico, ma anche in tutti quelli che seguirono; (courtesy of http://www.pinterest.com).

Queste spacconate hanno effetto deprimente sulle Popolazioni locali e Ottolini può "assicurare con fermezza ... che la Nazione Bresciana è totalmente avvilita, ed oppressa, e che quella Città ... offre uno spettacolo ben degno della pubblica paterna compassione".

Nel Milanese proseguono gli arresti di persone anche solo sospette di essere antifrancesi o ex servitori dell'Arciduca.

In conclusione Ottolini non sa se augurarsi la pace tra Austriaci e Francesi di cui si mormora, con il conseguente svernare delle Truppe francesi nello Stato Veneto, o il proseguire della guerra, che potrebbe spostare altrove i suoi campi di battaglia. Nel frattempo, da pag. 273:

i miei voti sono però sempre diretti a veder incolumi i Sovrani riguardi, e preservata questa popolazione dalle angustie, che opprimono le altre circonvicine.
...
Bergamo 13 Agosto i796
Alessandro Ottolin Cap. Vice Pod.

Sembra impossibile che l'Ottolini non abbia ancora compreso che è proprio lo Stato Veneto, uno dei principali obiettivi di quella Campagna d'Italia. I suoi voti in tutta evidenza ipocriti e servili verso i "padroni di Venezia" non saranno infatti esauditi.

Questo suo dispaccio sembrerà preoccupare i Savj, come apprenderemo leggendo la loro risposta del 20 Agosto. Prima però Tentori ci esporrà la continuazione dello "Species Facti" che in quello stesso 13 Agosto il Senato trasmetteva a Parigi e a Vienna.
A Vienna fu spedito anche un nuovo "Promemoria": vedremo questi documenti nella prossima pubblicazione.

Umberto Sartori

Storia di Venezia - La Battaglia di Castiglione

La Battaglia di Castiglione delle Stiviere del 5 Agosto 1796 in un quadro di Victor Adams del 1836; courtesy of Wikipedia.


Note

Nota 1 - Agostino Garzoni era stato Bailo a Costantinopoli e con la moglie Pisana Querini aveva contribuito a riformare la visione veneziana della Corte Ottomana come una corte erudita e aperta ai "Lumi" dell'epoca moderna. Opera di rivalutazione dell'Impero e della religione Musulmana iniziata con i Dispacci del Bailo Francesco Foscari e giunta a forma compiuta nella "Letteratura Turchesca" scritta da Giambattista Toderini mentre si trovava appunto ospite del Bailo Garzoni e della sua splendida corte.

Nota 2 - Johann Amadeus Francis de Paula, Baron of Thugut. Ecco un'altra delle figure chiave dell'epopea Napoleonica.

Nonostante l'altisonanza del nome, era di umili origini, figlio di un tesoriere dell'Esercito Austriaco e di una famiglia di mugnai. Rimasto orfano in giovane età, compì tuttavia studi di lingue orientali e iniziò la sua carriera come interprete (dragomanno) austriaco alla Corte di Costantinopoli, grazie alla personale protezione dell'Imperatrice Maria Teresa.

Storia di Venezia - Johann Amadeus Francis de Paula, Baron of Thugut

Johann Amadeus Francis de Paula, Baron of Thugut, uno dei veri personaggi chiave dell'epopea Napoleonica mella prima Campagna d'Italia; courtesy of Wikipedia.

A Costantinopoli divenne agente doppiogiochista al servizio della Francia, accetttando il grado e la retribuzione di luogotenente colonnello.
Fece comunque brillante carriera nelle gerarchie austriache a Costantinopoli diventando alla fine Barone, ambasciatore e conducendo importanti trattative sulla spartizione della Polonia.
Fu ambasciatore alla Corte di Napoli al tempo in cui il Rosacrociano Wilzeck seminava l'Italia di Logge sotto protezione dell'Imperatore Giuseppe II.

Investì i consistenti guadagni realizzati nel periodo di "servizio" a Costantinopoli in beni immobili e terrieri nei Paesi Bassi e in Francia, paese dove soggiornò molto a lungo.

Divenne Ministro degli Esteri, ma sostanzialmente Ministro della Guerra, nel 1793 e lo rimase fino al 1801, ma già da prima aveva svolto multiformi incarichi, dal fronte del Reno alle guerre in Polonia, risolvendosi le sue azioni, sulla breve o lunga distanza, sempre a vantaggio del nemico.

Seminò zizzania a piene mani sia fra gli alleati anti-rivoluzionari che tra i Popoli stessi dell'Impero Austriaco. Sotto il pretesto della repressione del giacobinismo, instaurò politiche di repressione poliziesca interna tanto feroci da farlo valutare dal Popolo, dagli Storici e dalla stessa Aristocrazia Austriaca a lui contemporanea come un vero e proprio criminale.

Secondo il diplomatico sardo Joseph de Maistre, fu l'atteggiamento amorale e dispotico del Thugut a diffondere tra gli alleati l'idea di non potersi fidare dell'Austria e a provocare i distacchi dalla Lega di Pilnitz e dalle due Grandi Coalizioni successive.

Egli fu particolarmente abile a sabotare l'immagine Austriaca presso la Corte di Prussia e quella di Russia. Sappiamo del resto che all'interno di ogni corte vi erano agenti doppio e triplogiochisti, al servizio principalmente della grande regia occulta e trasversale degli Ideali di Sion e dei suoi banchieri.

Thugut fu il principale fautore dei Trattati di Leoben e Campoformio, e dovrebbe nella Storia prendere il posto di "assassino di Venezia" attribuito al Napoleone dalle demagogie risorgimentali e contemporanee.

Fu poi Commissario plenipotenziario per l'Austria sulle regioni Venete e Dalmate nei due anni tra la prima e la seconda Coalizione, mentre il Coblenzl, subentratogli momentaneamente al Ministero degli Esteri, si rappacificava sommariamente con Napoleone.

Nota 3 - Nel corso di ricerche successive alla pubblicazione di questa pagina, ho ritrovato il testo originale del Dispaccio di Garzoni. Si trova in Archivio di Stato di Venezia nel Fondo Consiglio di Dieci/Deliberazioni/Secrete/Filze/Busta 80, nel fascicolo 1796.

In quel testo, il condottiero sconsigliato da sua Maestà Imperiale è citato non con le sole iniziali come nel Tentori, ma come "Principe di Nassau".

Ricercando notizie su questa figura, scopriamo che all'epoca vi erano tre persone collegabili a questo appellativo:

  • Enrico Luigi Carlo Alberto, Principe di Nassau-Saarbrücken (1768 – 1797 o forse 1799), fu il Principe titolare di Nassau-Saarbrücken. Non ha mai effettivamente regnato, poiché il paese fu occupato dalle truppe rivoluzionarie francesi dal 1793 fino a dopo la sua morte. Era Colonnello nell'Esercito prussiano.
  • Carlo Guglielmo (1735 – 1803) fu Principe di Nassau-Usingen dal 1775 fino alla sua morte. Dal 1797 (o forse 1799) in poi fu anche il Principe titolare di Nassau-Saarbrücken, nonostante Nassau-Saarbrücken fosse occupata dalla Francia durante quel periodo. Era Colonnello dell'Esercito olandese.
  • Federico Augusto di Nassau-Usingen (1738 – 1816) fu duca di Nassau dal 1806 fino alla sua morte. Era Feldmaresciallo dell'Esercito austriaco.

Dalle pur stringate note biografiche reperite in Wikipedia, nessuno dei tre sembra aver avuto a che fare con l'epopea Napoleonica in Italia né con il mestiere di condottiero d'armi "libero professionista". Anzi, come abbiamo visto, tutti e tre i personaggi seguirono brillanti carriere nei ranghi di Eserciti europei regolari.

In tutte le ricerche da me svolte sino a oggi 22 Marzo 2015, non ho trovato alcun'altra menzione di questo "Principe di Nassau". Come dunque poteva venire in mente a Sua Maestà l'Imperatore che uno di questi soldati dovesse diventare Governatore Militare della Repubblica di Venezia?

E ancora: come mai Tentori non riporta fedelmente il nome dal testo del Dispaccio ma lo converte nelle enigmatiche iniziali "P. N."?

Noto lo stile involuto e indiretto delle comunicazioni diplomatiche, mi chiedo: "È possibile che sua Maestà usando quel nome completamente estraneo, volesse in realtà indicare qualcun'altro, senza aver troppo l'aria di interferire in questioni interne della Serenissima?".

E ancora: " È possibile che l'Abate, usando solo le iniziali, intendesse metterci sull'avviso di questa possibilità?".

Sono domande alle quali non ho risposta certa nello specifico. In generale la risposta alla prima è certamente un "sì", ma il fatto che sia possibile non significa che sia anche reale.

Quanto al secondo interrogativo, si può osservare che Tentori pubblica questo libro sotto la Dominazione Austriaca, e non è peregrino pensare che, se si fosse permesso di spiegarci che l'Imperatore subdolamente suggeriva senza dire, sarebbe potuto incorrere nel grave reato di lesa Maestà.

Nell'incertezza rimasta nonostante il ritrovamento del testo originale del Dispaccio Garzoni 1 Aprile 1796, non mi sento di cassare del tutto l'ipotesi che avevo inizialmente formulato sul significato delle iniziali "P. N.". La riporto pertanto integralmente.

Mi sento di suggerire l'ipotesi che si potesse intendere un acrostico e non un semplice nome, ovvero: "Procurator (e Provveditor) Nani".

Il riferimento potrebbe avere un suo senso per due motivi.

Riguardo al perché gli Austriaci abbiano pensato proprio al Nani:
Giacomo Nani era stato propositore della nomina d'emergenza di un "Provveditor Generale alle Lagune e Lidi" ed era stato eletto a quella Carica.
Proponendo con la sua Relazione la nomina di un Capitano Generale che portasse la difesa oltre la linea di Gronda, gli Austriaci avrebbero potuto temere che fosse nuovamente designato lui stesso alla carica da lui proposta.

Per la "dispiacenza":
L'elezione del Nani sarebbe stato un gravissimo problema per la regia della coalizione antiveneziana. Il Nani non sembra essere appartenuto ad alcuna congiura, né aver avuto parte nei trascorsi decenni di corruttela nello Stato Veneto.
Anzi, già dalla metà del Secolo la sua voce si era più volte levata, inascoltata, a denunciare il degrado morale della Città e i pericoli che correva.

Se il Senato, in un moto convulso di quel Consesso ormai così lunatico e dissociato, avesse conferito effettivamente i supremi poteri militari a Nani, questo era perfettamente uomo da rinsaldare dapprima l'ostrica lagunare e poi, con il prestigio e l'ascendente sulle Popolazioni di Terraferma, ristabilire l'Ordine Veneto su tutte le Province.
Il che, ovviamente, non era affatto nei desideri delle L.L. M.M. Europee tutte.

Ciò detto, sarò molto grato a chi volesse segnalare una corrispondenza più precisa o anche solo diversa per le lettere "P. N.".

Nota 4 - Il figlio di quel Marchese Terzi, nato nel 1790, si arruolò poi paradossalemte proprio nell'Armata Napoleonica, e proprio alla vigilia della fatale Campagna di Russia.
Fatto prigioniero dai Russi dopo una terribile esperienza nell'Armata Francese che si sbandava e sterminava, il giovane Terzi conobbe un buon successo come pittore nella società Russa, e sposò una nobildonna locale, con la quale rimpatriò in Italia molti anni dopo la fine della guerra.

Nota 5 - Troviamo conferma di questo numero e della provenienza dei rinforzi nelle "Memorie della Campagna d'Italia" di Napoleone stesso, raccolte dal Las Cases durante l'esilio a Sant'Elena.

Pag. 585:
Egli aveva caldamente rappresentato al Direttorio, o che le armate del Nord doveano ripassare il Reno, o che era mestieri gli si spedissero cinquantamila nomini.
Gli si fecero promesse, che poi non vennero osservate, e tutti gli aiuti sportigli si ridussero a quattro reggimenti staccati dalla Vandea, lo spirito di tale provincia avendo migliorato.
Pag. 606
Tutto questo aumento inchiudeva un cinque o seimila uomini circa, e compensava le perdite d'Arcole, e del blocco di Mantova.

Troviamo però smentita di questa affermazione del Las Cases nei "Cahiers d'un volontaire de 91" di Xavier Vernère, che con la sua testimonianza diretta chiarisce che i rinforzi a Napoleone arriveranno dall'Armata del Reno e non dalla Vandea, e non prima della Battaglia del Tagliamento. Ulteriore prova la abbiamo da una lettera di Napoleone stesso datata 16 Novembre 1796 (cfr Pubb. XXXII Appendice "A")


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