Storia di Venezia
Pagina pubblicata 1 Marzo 2014
aggiornamento 22 Marzo 2015 Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
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Veduta di Vienna in un quadro di Antonio Canal (courtesy of Wikimedia). Arriva dunque agli Inquisitori, il 1 Agosto 1796, un Dispaccio del Residente a Vienna Agostino Garzoni(1), che sarà trasmesso ai Savj il 6 Agosto, e da questi occultato nella ormai famigerata "Filza delle non lette in Senato". Garzoni riferisce di una interrogazione ricevuta dal Barone di Thugut,(2) Ministro degli Affari Esteri, a nome dell'Imperatore. Il Monarca, avveduto del riarmo in corso a Venezia, approva che la Repubblica finalmente si metta in stato di difendere la propria neutralità, ma esprime una protesta sulla scelta che a lui risulterebbe da parte dei Veneziani, di assegnare incarico straordinario di Governatore Militare a tale "P.N."(3). ... conveniva far sapere al Govemo che S. M. aveva forti motivi per chiamarsi mal contento di questo P. N., da cui aveva ricevute delle dispiacenze. L'Imperatore non vuole del resto interferire nella scelta delle persone che la Repubblica giudica adatte al suo servizio, tuttavia nel caso specifico del "P. N." ritiene che la nomina di questa persona in particolare "potrebbe in questi momenti compromettere i riguardi di ambidue li Stati per la non buona disposizione degli animi, e per la mala intelligenza tra Generali.".
Dalla disamina dei fatti risulta evidente che il Senato accettò di essere frodato di Autorità e Responsabilità, fu sordo ai richiami pur ripetuti attraverso il Secolo dal Vendramin, dallo Schulemberg, dal Graham, dal Moser, dal Nani e da non pochi altri Patrioti e militari professionisti. In quello stesso 6 Agosto 1796, del resto, i Savj del Collegio erano occupati a completare la "Descrizione degli Eventi nello Stato" da inviare ai residenti presso le Corti Europee, prima fra tutte quella Francese. La prosecuzione della narrazione dei fatti al Nobile in Francia si apre con i consueti elogi allo stesso, sia per come ha saputo presentare il precedente Promemoria con la sua "Species Facti" al Ministro Delacroix. Lo si loda anche per come avrebbe gestito il caso della Fregata "La Bruna", al comando di tale "corsaro Podestà" ma battente bandiera Veneziana, rea di cannoneggiamento verso un vascello francese, nonché il caso di un tale "cittadino Chomel". Unica raccomandazione operativa è l'ordine di astenersi dal "manifestare alcuna anche lontana disposizione" di Venezia ad accettare le proposte di alleanza con Francia Spagna e Turchia, proposte "contrarie alle massime, ed ai principi dalla pubblica maturità professati.". Da pag. 265: 1796 6 Agosto in Pregadi
Veduta del complesso di Porta San Giorgio a Verona (courtesy of Google Earth). (1) Tentori in una nota ironica a pag. 265 indica come fossero queste le condizioni preliminari per la "Gran Alleanza Difensiva" proposta a Venezia dalla Francia. Il giorno seguente, 10 Luglio 1796:
L'attuale Ponte di Castagnaro (courtesy of Panoramio). Segue un analogo elenco da inviarsi ai Residenti Veneziani nelle altre Corti Europee, con l'eccezione di quella d'Austria; questo "Species Facti" è più esteso e dettagliato di quello inviato in Francia. Da pagg. 266 - 267: 1796 6 Agosto in Pregadi Le Truppe Francesi asportano d'alcuni Luoghi con violenza le cose necessarie alla sussistenza, ed altri effetti dei poveri Villici, maltrattandoli eziandio alla Canda in varie guise, ed arrivando perfino ad abbrucciare tre Barche sull'Adige, perché avevano ritardato di poco a passare dall'altra parte del fiume.
Nota del Tentori a pag. 267: (1) - Sì rifletta qui di passaggio; che l'Armata Francese calò giù dalle Alpi, e giunse nella Lombardia senza Bagaglio di sorte alcuna, senza Magazzini, senza Munizioni da bocca, e con poche anche da guerra; e poi si congetturi l'immenso Bottino, i derubamenti, e gli usurpi violenti dal grandioso numero di Carri, e Carrette, che erano d'uopo per trasportare il loro Bagaglio; e pure erano a questa Epoca scorsi soli Mesi quattro; quale sarà stato in progresso l'iniquo spoglio della misera Italia? "Ab ungue Leonem".
A questo proposito, da pagina 269 a pagina 271 Tentori riporta il carteggio riguardante le proteste dell'Arciduca per quelle requisizioni. Tali proteste e richieste di chiarimenti, giunte al Marchese Terzi(4) con una lettera del Principe Carlo Albani, furono riferite agli Inquisitori dal Vice Podestà di Bergamo Ottolini in un Dispaccio del 7 Agosto 1796. Il Principe Albani nella lettera avanza l'ipotesi che i Depositi dell'Arciduca in Bergamo si fossero effettuati "coll'intelligenza di chi rappresenta qui il Serenissimo Dominio". Ottolini nega che ciò sia vero, in quanto non fu interpellato direttamente sui Depositi stessi dall'Arciduca, ma aveva solo genericamente affermato che non era proibito a nessuno di introdurre propri effetti nello Stato Veneto affidandoli a mano privata. Dal momento che nella stessa lettera del Principe sembra "coltivarsi una qualche molesta lontana idea la quale nel possibile cambiamento delle cose potrebbe forse realizzarsi", Ottolini prosegue a scagionarsi quanto più possibile, adducendo in primis il pretesto formale che, non essendo lui stato consultato e informato al momento dei singoli Depositi, quando i Francesi si presentarono per l'asporto, egli avrebbe potuto "supporre una privata intelligenza" tra i Francesi stessi e l'Arciduca. La puerilità di questa giustificazione è davvero sconcertante, dal momento che l'Ottolini era perfettamente avveduto che gli affidatari dei Beni non riconoscevano credenziale alcuna ai Francesi. La villa dei Principi Albani a Roma (courtesy of Wikimedia). Più sincera ci appare (se non teniamo conto dei trentamila uomini che volontariamente, come tra poco vedremo si erano già armati nella sua Provincia) la seconda esimente di responsabilità invocata dal Vice Podestà di Bergamo; ovvero che, anche laddove egli fosse stato perfettamente certo di trovarsi di fronte a una violazione Territoriale, non avrebbe avuto le forze per opporsi ai Francesi. La terza esimente è la professione dell'Ottolini di avere agito anche in quelle occasioni con il solo intento di non provocare tumulti nella Popolazione secondo le istruzioni ricevute da Venezia. Il Capitano di Bergamo allega al Dispaccio la lettera del Principe Albani, datata "Trieste 17 Luglio 1796", e Tentori ne riporta un estratto alle pagine 271 e 272.
La risposta degli Inquisitori a Ottolini e al Terzi, in data 13 Agosto 1796, è estremamente succinta. In nove righe sostanzialmente approvano le giustificazioni abbozzate dall'Ottolini ma si ingiunge di renderle esclusivamente in forma verbale e non scritta. Tenga inoltre Ottolini la sua Carica ufficiale "lontana ... da qualunque ingerenza, o compromesso nell'emergente momento", come ha fatto sinora. Il capolavoro d'insipienza, riportato da Tentori a pagina 271, reca la firma di: Zuanne Zusto Inquisitor di Stato. Sorprendentemente, le puerili giustificazioni fornite dall'Ottolini al Terzi e da questi all'Albani acquietano le domande sull'argomento da parte dell'Arciduca Ferdinando, che a Tentori sembra accettare il fatto alla luce delle ormai ben note "violenze, e ingiuste sopraffazioni de' Francesi nelle Venete Provincie, e nell'Italia tutta". Su queste malefatte continuavano a fornire aggiornamenti e dettagli i Dispacci del Provveditor Estraordinario in Terra Ferma nonché dei Rappresentanti di Verona, Brescia e Bergamo. Per ragioni di brevità, di questi il Tentori inserisce solo un nuovo dispaccio di Ottolini da Bergamo, in data 13 Agosto 1796. Le notizie riportate dal Vice Podestà sono fluide. Nella zona i Francesi sembrano essersi ripresi dalla iniziale batosta loro inflitta dal Wurmser, grazie anche a dei tradimenti ai danni degli Austriaci; forse hanno ripreso Verona ma forse anche gli Austriaci sono nuovamente avanzati verso Castiglione delle Stiviere: a Ottolini giungono solo voci non verificate, e si rimanda al Provveditore Estraordinario in Brescia per migliori delucidazioni.
Si affligge, invece per le smargiassate che si sentono circolare fra Ufficiali e Truppe Francesi non solo in Brescia e Milano, ma anche, a quanto gli viene riportato, in Bologna, Ferrara, Livorno e Piacenza, cosicché si può pensare che sia l'intera Armata Francese a pavoneggiarsi in tal modo:
Un esempio dei grandi tesori che i Francesi si aspettavano di trovare in Venezia, la "Pala d'Oro" in Basilica di San Marco; curiosa circostanza, questa opera d'arte orafa, pur composta con numerosi chili d'oro e tempestata di gemme e smalti, fu invece rispettata non solo nel saccheggio Napoleonico, ma anche in tutti quelli che seguirono; (courtesy of http://www.pinterest.com). Queste spacconate hanno effetto deprimente sulle Popolazioni locali e Ottolini può "assicurare con fermezza ... che la Nazione Bresciana è totalmente avvilita, ed oppressa, e che quella Città ... offre uno spettacolo ben degno della pubblica paterna compassione". Nel Milanese proseguono gli arresti di persone anche solo sospette di essere antifrancesi o ex servitori dell'Arciduca. In conclusione Ottolini non sa se augurarsi la pace tra Austriaci e Francesi di cui si mormora, con il conseguente svernare delle Truppe francesi nello Stato Veneto, o il proseguire della guerra, che potrebbe spostare altrove i suoi campi di battaglia. Nel frattempo, da pag. 273: i miei voti sono però sempre diretti a veder incolumi i Sovrani riguardi, e preservata questa popolazione dalle angustie, che opprimono le altre circonvicine. Sembra impossibile che l'Ottolini non abbia ancora compreso che è proprio lo Stato Veneto, uno dei principali obiettivi di quella Campagna d'Italia. I suoi voti in tutta evidenza ipocriti e servili verso i "padroni di Venezia" non saranno infatti esauditi. Questo suo dispaccio sembrerà preoccupare i Savj, come apprenderemo leggendo la loro risposta del 20 Agosto. Prima però Tentori ci esporrà la continuazione dello "Species Facti" che in quello stesso 13 Agosto il Senato trasmetteva a Parigi e a Vienna. Umberto Sartori La Battaglia di Castiglione delle Stiviere del 5 Agosto 1796 in un quadro di Victor Adams del 1836; courtesy of Wikipedia. NoteNota 1 - Agostino Garzoni era stato Bailo a Costantinopoli e con la moglie Pisana Querini aveva contribuito a riformare la visione veneziana della Corte Ottomana come una corte erudita e aperta ai "Lumi" dell'epoca moderna. Opera di rivalutazione dell'Impero e della religione Musulmana iniziata con i Dispacci del Bailo Francesco Foscari e giunta a forma compiuta nella "Letteratura Turchesca" scritta da Giambattista Toderini mentre si trovava appunto ospite del Bailo Garzoni e della sua splendida corte. Nota 2 - Johann Amadeus Francis de Paula, Baron of Thugut. Ecco un'altra delle figure chiave dell'epopea Napoleonica. Nonostante l'altisonanza del nome, era di umili origini, figlio di un tesoriere dell'Esercito Austriaco e di una famiglia di mugnai. Rimasto orfano in giovane età, compì tuttavia studi di lingue orientali e iniziò la sua carriera come interprete (dragomanno) austriaco alla Corte di Costantinopoli, grazie alla personale protezione dell'Imperatrice Maria Teresa.
Nota 3 - Nel corso di ricerche successive alla pubblicazione di questa pagina, ho ritrovato il testo originale del Dispaccio di Garzoni. Si trova in Archivio di Stato di Venezia nel Fondo Consiglio di Dieci/Deliberazioni/Secrete/Filze/Busta 80, nel fascicolo 1796. In quel testo, il condottiero sconsigliato da sua Maestà Imperiale è citato non con le sole iniziali come nel Tentori, ma come "Principe di Nassau". Ricercando notizie su questa figura, scopriamo che all'epoca vi erano tre persone collegabili a questo appellativo:
Dalle pur stringate note biografiche reperite in Wikipedia, nessuno dei tre sembra aver avuto a che fare con l'epopea Napoleonica in Italia né con il mestiere di condottiero d'armi "libero professionista". Anzi, come abbiamo visto, tutti e tre i personaggi seguirono brillanti carriere nei ranghi di Eserciti europei regolari. In tutte le ricerche da me svolte sino a oggi 22 Marzo 2015, non ho trovato alcun'altra menzione di questo "Principe di Nassau". Come dunque poteva venire in mente a Sua Maestà l'Imperatore che uno di questi soldati dovesse diventare Governatore Militare della Repubblica di Venezia? E ancora: come mai Tentori non riporta fedelmente il nome dal testo del Dispaccio ma lo converte nelle enigmatiche iniziali "P. N."? Noto lo stile involuto e indiretto delle comunicazioni diplomatiche, mi chiedo: "È possibile che sua Maestà usando quel nome completamente estraneo, volesse in realtà indicare qualcun'altro, senza aver troppo l'aria di interferire in questioni interne della Serenissima?". E ancora: " È possibile che l'Abate, usando solo le iniziali, intendesse metterci sull'avviso di questa possibilità?". Sono domande alle quali non ho risposta certa nello specifico. In generale la risposta alla prima è certamente un "sì", ma il fatto che sia possibile non significa che sia anche reale. Quanto al secondo interrogativo, si può osservare che Tentori pubblica questo libro sotto la Dominazione Austriaca, e non è peregrino pensare che, se si fosse permesso di spiegarci che l'Imperatore subdolamente suggeriva senza dire, sarebbe potuto incorrere nel grave reato di lesa Maestà. Nell'incertezza rimasta nonostante il ritrovamento del testo originale del Dispaccio Garzoni 1 Aprile 1796, non mi sento di cassare del tutto l'ipotesi che avevo inizialmente formulato sul significato delle iniziali "P. N.". La riporto pertanto integralmente. Mi sento di suggerire l'ipotesi che si potesse intendere un acrostico e non un semplice nome, ovvero: "Procurator (e Provveditor) Nani". Il riferimento potrebbe avere un suo senso per due motivi. Riguardo al perché gli Austriaci abbiano pensato proprio al Nani: Per la "dispiacenza": Se il Senato, in un moto convulso di quel Consesso ormai così lunatico e dissociato, avesse conferito effettivamente i supremi poteri militari a Nani, questo era perfettamente uomo da rinsaldare dapprima l'ostrica lagunare e poi, con il prestigio e l'ascendente sulle Popolazioni di Terraferma, ristabilire l'Ordine Veneto su tutte le Province. Ciò detto, sarò molto grato a chi volesse segnalare una corrispondenza più precisa o anche solo diversa per le lettere "P. N.". Nota 4 - Il figlio di quel Marchese Terzi, nato nel 1790, si arruolò poi paradossalemte proprio nell'Armata Napoleonica, e proprio alla vigilia della fatale Campagna di Russia. Nota 5 - Troviamo conferma di questo numero e della provenienza dei rinforzi nelle "Memorie della Campagna d'Italia" di Napoleone stesso, raccolte dal Las Cases durante l'esilio a Sant'Elena. Pag. 585: Troviamo però smentita di questa affermazione del Las Cases nei "Cahiers d'un volontaire de 91" di Xavier Vernère, che con la sua testimonianza diretta chiarisce che i rinforzi a Napoleone arriveranno dall'Armata del Reno e non dalla Vandea, e non prima della Battaglia del Tagliamento. Ulteriore prova la abbiamo da una lettera di Napoleone stesso datata 16 Novembre 1796 (cfr Pubb. XXXII Appendice "A") Vai a pagg. 252 - 262 | In questa pubblicazione, pagg. 262 - 273 | Vai a pagg. 273 - 283 || Va all'Indice degli Argomenti di questa pubblicazione ||
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