Storia di Venezia
Pagina pubblicata 25 Febbraio 2015
Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
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"Il primo colpo di cannone paga tutti". Strana frase, per uno che dirigeva un giornale chiamato: "L'Amico delle Leggi" (immagine per cortesia di http://xoomer.virgilio.it). I Dispacci di Giovanelli da Verona si susseguono con cadenza quotidiana. Il giorno 8 Aprile 1797 informa di una nuova lettera che Landrieux ha indirizzato al Brigadiere Maffei e al Capitanio Filiberti in Montichiari.
Trovandosi il Brigadiere Maffei impegnato altrove, una prima provvisoria risposta è stata formulata dal Tenente Soffietti. Alla luce di una Ducale ricevuta il giorno precedente (anch'essa non riportata dal Tentori), Giovanelli ha autorizzato Maffei al colloquio, con il compito:
Giovanelli ha denunciato le minacce di Landrieux anche al Generale Balland in Verona, interessandolo "a frapporre l'opera sua, perché rimesse le cose nell'ordine, tutto concorra a seconda delle intenzioni de' rispettivi Governi.". Due ulteriori notizie sono fonte di amarezza. Il Tenente Vigna, appostato a Monzambano, comunica che i Francesi hanno fatto evacuare gran parte o tutta la guarnigione Veneta di Peschiera. I Francesi, portatisi a Ponti, avrebbero disarmato quei Villici e avanzerebbero su Monzambano. Stringente il momento dovette l'animo nostro determinarsi ad un partito. Egli fu quello, che le Pubbliche massime, e l'asprezza delle circostanze domandano di prudenza, e di fermezza insieme, quali VV. EE. troveranno espresse nell'inserta Lettera. La seconda amara notizia proviene dal Provveditore di Salò. In quella città sono arrivati 300 Francesi, e hanno preteso di occupare le porte nelle mura assieme ai militi Veneti. Giovanelli gli ha trasmesso le istruzioni ricavate dalla Ducale ricevuta il giorno precedente, incaricandolo di estenderle con la massima rapidità anche alle Valli e agli Ufficiali inviati a coordinare i movimenti dei valligiani volontari. Il Brigadiere conte Miniscalchi ha inviato 20 nuovi prigionieri, tra i quali il già accennato conte Beltramelli di Bergamo. Il Beltramelli ha fatto dichiarazioni al Miniscalchi che comprovano l'interferenza aperta dei Francesi nelle ribellioni. Il fatto è confermato anche dalla testimonianza di un Deputato di Salò, il quale racconta che il Martedì precedente i Francesi hanno proibito alla Popolazione di Desenzano di inalberare il Veneto Vessillo. Come promesso da Balland, 400 Polacchi sono passati a ridosso delle mura di Verona senza entrare in città. Ma quali sieno per essere gli avvenimenti, le Ducali di VV. EE. di jeri sera saranno eseguite con tutta esatezza, e con quella fermezza, che senza abbandonare la dovuta prudenza valgano a dimostrare l'ardente nostro zelo, e la costanza più decisa nel servire la Patria in ogni rapporto, i mezzi tutti possibili, l'attività, il coraggio verranno posti in uso, ....1 -- :: -- Nel Dispaccio del 9 Aprile 1797 Giovanelli informa che una lettera da lui indirizzata a Balland ha ricevuto risposte lusinghiere e conformi agli impegni di Napoleone e del Direttorio. La consolazione è però effimera, perché al contrario le Truppe francesi continuano ad armare e rifornire i Castelli di armi munizioni e uomini. Hanno i pezzi d'artigleria costantemente diretti verso la città e in modo da battere i ponti. A questo si aggiunge la continuazione degli atti violenti, che si esercitano per parte Francese nelle Valli Bresciane, e Bergamasche disarmate queste, e poste a contribuzione;. A Peschiera i Francesi hanno del tutto disarmato la Popolazione. Usciti dalla fortezza, hanno tentato di fare altrettanto nei villaggi vicini, per poi portarsi a distruggere il ponte di Monzambano, ma "la massa sola de' Villici raccolta dal tocco della Campana a martello ne impedì l'effetto".2 Fallito l'attacco al ponte di Monzambano, il Comandante di Peschiera ne esige la distruzione in una lettera al Brigadiere Maffei. Assieme alla lettera, Maffei ha trasmesso alcune lettere intercettate "gravi per il loro contenuto, e per la luce, che spargono, tutta conducente a confermare decisa la intenzione Francese in sostegno de' ribelli.". Giovanelli ha inviato a Maffei istruzioni conformi a quelle ricevute con la Ducale del 7 Aprile: Mancano purtroppo dalla Raccolta di Tentori queste istruzioni e la Ducale stessa. Inviate quelle istruzioni, Giovanelli ha ricevuto una nuova Ducale in data 8 Aprile, e si è affrettato ad aggiornare gli ordini per Maffei e per le Valli. ... prevenire per quanto è possibile le occasioni a sconcerti con le Truppe Francesi, e far che a carico de' loro Comandanti cadano quelli, che le equivoche, o spiegate loro direzioni a favor de' Ribelli potessero produrne, .... 3 Ma contro la malafede francese, deve osservare Giovanelli, queste precauzioni sono vane. La sera del 9 Aprile il Capitano Filiberti gli recapita da parte del Brigadiere Maffei una lettera e un Proclama scritti da Landrieux. Filiberti informa che, in obbedienza alle Pubbliche Massime, su spinta dei Francesi il Brigadiere Maffei ha dovuto indietreggiare sul Mincio abbandonando Montichiari e altri villaggi vicini, fra il cocente dolore delle Popolazioni. Giovanelli gli risponde di non preoccuparsi, perché obiettivo principale è quello di difendere la provincia e le Valli di Verona.4 Quanto al Proclama di Landrieux che chiede il disarmo dei Villici, Maffei risponda appellandosi alle dichiarazioni di Bonaparte e dichiarando che non è decisione che possa essere presa da lui. Nella lettera, invece, Landrieux chiede la liberazione di un Capoposto francese fatto prigioniero in Castenedolo. Gli si risponda che tale ufficiale, dapprima tradotto prigioniero a Brescia per tranquillizzare la Popolazione incline e a ribellarsi alle violenze francesi, è stato poi discretamente rimesso in libertà. Maffei protesti con Landrieux per il comportamento di quel Capoposto, che dopo aver disarmato il villaggio, lo aveva saccheggiato e vi aveva bruciato alcune case. 5 L'aggressività francese oltre il Mincio è sempre più pesante, e si teme per un blocco delle comunicazioni anche sul lago di Garda, come Giovanelli rileva da una lettera del Rappresentante di Salò. In tal caso, per mantenere il collegamento con quella Riviera e con le Valli montane, sarebbe necessario estendere la linea di terra fino a Lonato, ma su questo Giovanelli si atterrà strettamente al volere del Collegio. Abbiamo quindi un altro accenno al contenuto delle Ducali del 7 e 8 Aprile. Le Comunità fedeli, e soprattutto Montichiari "che nelle presenti acerbe circostanze si distinse in modo luminoso" sono rimaste "sommamente turbate nel vedere per le Pubbliche disposizioni ritirarsi la Truppa; poco mancò in mezzo al dolore, che di forza non la trattenessero assieme all'artiglieria". Le Pubbliche disposizioni erano dunque queste; abbandonare i Sudditi fedeli in balia dei Francesi, con l'interdizione di combatterli. Il Generale Nogarola ha offerto 40 giovani a cavallo che saranno impiegati come Esploratori. Da pagina 140: Verona 9 Apriie 1797 ore 11 venendo il giorno 10. -- :: -- Il Dispaccio Giovanelli da Verona del 10 Aprile 1797 ribadisce l'inutilità degli sforzi fatti per convincere i Francesi delle pacifiche intenzioni del governo veneto. Nonostante le rassicurazioni prodotte dal Provveditore, il cui animo è "costante ne' principj di quella prudenza, ch'esser deve la guida di nostra condotta" 6 Balland si è di nuovo rinserrato nel Castello di San Felice, dove continua a far affluire "armi, munizioni, Soldati, e tutti i mezzi di difesa e di attacco.". Il Francese ha rinnovato tramite Beaupoil la minaccia di bombardare la città al minimo accenno di movimento popolare, dopo di che si è rinchiuso nel silenzio e nel Castello. La sera del 10 Aprile Giovanelli ha ricevuto un espresso dal Provveditore di Legnago, che lo informa del previsto arrivo in quel luogo di 5000 Uomini, parte dei quali i Francesi vogliono impiegare per disarmare i Comuni. Da pagina 141: Scossi a questa notizia gli animi nostri ... e presentì a noi del pari le Sovrane prescrizioni, abbiamo sul fatto disposte le misure occorrenti, e possibili alla circostanza. Facendo conto però del Generale Nogarola ritornato in questi momenti ... parte egli per ridursi a Cerea, dove con li Villici, che trovansi sotto gli ordini del Conte Bevilacqua, e con i quattrocento Nazionali, ... cercherà di opporsi agli insulti, che tentar si volessero dai Cispadani. Evidente ancora una volta che le "Sovrane prescrizioni" continuano a escludere ogni forma di difesa attiva dai Francesi. I Militi del Nogarola non hanno potuto condurre con sé l'artiglieria, in quanto i carriaggi e gli affusti sono danneggiati. Giovanelli dal canto suo ha preso misure per difendere le genti della Valpolicella "per formare una forte retroguardia, sulla quale in caso di bisogno possa il Generale stesso ripiegare con fiducia.". Le armi, le munizioni, e gli altri mezzi possibili che la circostanza, e la ristrettezza potevano concedere, tutto fu approntato in due ore di tempo, ben giudicando opportuno, che la Pubblica Economia esser dovesse secondata in tanto oggetto. E ben valutiamo noi posteri quale impegno avesse messo il Giovanelli in tali misure, dedicando loro due ore del suo prezioso tempo, naturalmente senza perdere di vista il sommo obiettivo di far risparmiare soldi a quell'Erario che, in quel momento stesso, forniva invece milioni di zecchini in oro e in sussistenze all'Armata d'Italia del Bonaparte. Al Provveditore non sono giunte notizie dal Brigadiere Maffei. Invita la Pubblica Autorità a protestare presso Napoleone per il comportamento di Jean Landrieux, difforme dagli ordini del Bonaparte. Allega un rapporto del Capitano Vidali (di cui Tentori non riporta la copia), nel quale purtroppo si confermano i sanguinosi fatti occorsi in Val Seriana a opera degli uomini di Landrieux. In chiusura del dispaccio, Giovanelli informa di avere spedito persona di sua fiducia in Tirolo per appurare come stiano andando le cose a Napoleone in quei luoghi. -- :: -- L'Abate lascia adesso Verona per informarci di "due importantissimi Dispaccj" datati in Vienna in quello stesso 10 Aprile, che vedremo nella prossima Pubblicazione. Umberto Sartori NoteNota 1 - Non disponiamo di questa Ducale, ma non è difficile immaginare che essa contenesse disposizioni di non ingaggiare combattimenti con i Francesi. Infatti, dopo queste istruzioni, il Landrieux potrà realizzare la sua guasconata, disarmando insanguinando e depredando le valli Sabbia e Seriana, come vedremo nel prossimo Dispaccio. Sto cercando nell'Archivio di Stato di Venezia qualche traccia dei carteggi con le istruzioni trasmesse dai Savj al Provveditore in Verona. Questa ricerca è piuttosto difficile, a cominciare dall'identificazione di quale Magistratura si celi dietro la denominazione di "Savj del Collegio" che vediamo protagonista degli eventi sin dall'inizio di questa Raccolta. Sono i Savj del Collegio, a ricevere le comunicazioni degli Inquisitori e a decidere cosa debba essere o meno letto al Senato. Sono ancora i Savj del Collegio a effettuare le scelte e a far mancare le istruzioni ai rappresentanti delle Province minacciate. Ma nell'ordinamento dello Stato Veneto, così come ricostruito dal Da Mosto, non esiste una Magistratura con questo nome. Esiste bensì un "Collegio" del quale si conserva un modesto fondo archivistico, ma questo sembra aver competenza prevalentemente su cause giudiziarie civili. L'ipotesi più accreditabile è che si tratti di un modo per definire i sei consiglieri ducali, ovvero il Minor Consiglio. Nonostante questa istituzione sia tra le più antiche della Repubblica, negli Inventari dell'Archivio di Stato per questa Magistratura troviamo una sola busta, il "Liber plegiorum, 1223 - 1229, con documenti fino al 1253". Sono tuttavia riuscito a localizzare tracce del carteggio tra Venezia e Verona nel Fondo Inquisitori di Stato, alla busta 119, "Lettere degli Inquisitori ai Rettori di Verona". Questa busta è degna di nota innanzittutto per le sue lacune. Così come abbiamo visto per altri Fondi, anche i documenti del Fondo Inquisitori relativo a questo periodo sono estremamente lacunosi. Lo si nota chiaramente dal fatto che i dispacci erano tutti numerati, e decine di numeri della serie risultano mancanti. Un'altra particolarità è che dal 21 Marzo 1797 in poi,7 tutti i pochi dispacci rimasti recano al margine sinistro quelle che sembrano firme per presa visione. Si leggono i nomi di Lorenzo Vignola (Segretario di Stato Veneziano) e Giovanni Dolfin, ma anche altri che davvero non ci si aspetterebbe vi fossero: In testa a tutte, la firma del Comandante francese della Piazza di Verona, Antoine Balland. Il Segretario Nugue si prese la briga anche di annotare quanti allegati vi fossero a ciascun dispaccio. A volte sono 9 fogli, a volte tre o quattro, ma tutti accomunati dal fatto di essere stati sottratti all'Archivio. Quanto al Giovanni Dolfin, non mi è riuscito di trovare alcuna notizia. Ritengo possibile che fosse uno stretto parente di quel Daniele Dolfin, ex complice negli affari dell'Andrea Tron, poi Ambasciatore a Vienna, che è figura di spicco nelle congiure veneziane di quegli anni. Daniele Dolfin dopo essere rimbalzato qua e là tra le forze in gioco, finirà la sua vita nel 1798. Secondo il Dizionario Biografico Treccani, fu proprio il Daniele Andrea Dolfin che si prese l'incarico di consegnare ai Francesi, dopo il colpo di Stato, l'Archivio degli Inquisitori di Stato, che fu trasportato a Parigi e lì, ufficialmente, "scartato", ovvero distrutto.8 Comunque, anche dalle scarse fonti rimasteci non è difficile ricavare quali fossero le istruzioni che i Savj trasmettevano a Verona; dalla busta 119 del Fondo Inquisitori di Stato A.S.Ve.:
Nota 2 - Anche qui, come a Palmanova, Salò e nei paesi del Bresciano il bluff Francese è scoperto. Per fermare l'eroica armata del Kilmaine basta una folla inferocita. Ma quella folla è ben tenuta a bada dai suoi stessi governanti; solo di quando in quando riesce a liberarsi dall'obbedienza al "paterno Senato", e allora per i Francesi sono guai. Ma essi possono contare sulla protezione dei Savj, oltre che sui loro finanziamenti. Nota 3 - Chiaro qui il significato: quando siano i Francesi in prima persona a chiedere qualcosa, obbedire, come avvenne infatti a Peschiera e nelle sventurate Valli, dove il Landrieux prima disarmò la popolazione e poi applicò la vendetta. Non stupisce che molti dei Valligiani finissero con il passare all'Armata Napoleonica. Meglio un saccheggiatore di un "Paterno Senato" che platealmente e tragicamente tradisce la sua Gente. Nota 4 - È infatti a Verona soltanto che Giovanelli ha incarico da Berthier di far scoppiare il casus belli desiderato da Napoleone ma prima, naturalmente, bisogna che tutte le Popolazioni circostanti siano state disarmate, onde permettere l'arrivo di quei rinforzi francesi che spegneranno nel sangue le "Pasque Veronesi". Nota 5 - Ecco la conferma di come si erano svolte le cose nella "spedizione Landrieux": approfittando delle direttive del Senato di non attaccar briga coi Francesi, questi prima esigevano il disarmo, e poi sopraffacevano le popolazioni inermi. Nota 6 - Se il Giovanelli è prudente nel rapportarsi con i Francesi, è però scatenato nell'arrestare sospetti sudditi ribelli. Abbiamo visto già nella Pubb. XXXIX il Tentori accennare a questa aspra repressione innescata sulle indagini dell'"Uffizio di sopraveglianza" istituito dal Battaja e adesso ne troviamo traccia nei costernati Dispacci degli Inquisitori, che si vedono inviare a Venezia per l'esecuzione prigionieri su prigionieri, spesso senza testimonianze o prove. Dalla busta 119 del Fondo Inquisitori di Stato presso l'A.S.Ve.:
Nota 7 - Si afferma che dal 21 Marzo 1797 tutti i messaggi portano le controfirme francesi. In realtà ve ne sono di precedenti, che presentano la stessa particolarità. Essi sono sparsi tra altri che invece riportano solo, in calce, le firme dei legittimi mittenti (Agostin Barbarigo, Cattarin Corner e Anzolo Maria Gabriel). Un banale evento, occorso a quei tempi, ci permette ragionevolmente di ricostruire cosa avvenne. In una data compresa tra il 29 Marzo e il primo Aprile 1797, le Autorità Veronesi decisero di sottoporre al vaglio dei Francesi i messaggi segreti che ricevevano dal Supremo Tribunale e che in qualche modo riguardavano il comportamento da tenere con loro. Lorenzo Vignola e Giovanni Dolfin furono incaricati di assolvere questo compito, ed essi recarono al Comandante francese anche una serie di dispacci pregressi. La pila fu presumibilmente appoggiata su una balla di paglia, e qualcuno vi rovesciò sopra del vino. Ecco l'elenco dei dispacci che troviamo macchiati, nel quarto inferiore sinistro dei fogli, proprio sotto le firme dei "revisori" francesi.
I messaggi seguenti, dal primo al 18 di Aprile 1797 sono tutti controfirmati dai Francesi ma non sono macchiati; possiamo dedurne che fossero presentati agli invasori uno per uno, man mano che venivano ricevuti a Verona. La coincidenza delle date suggerisce che tale usanza fu introdotta dal neo-Provveditore in Terraferma Iseppo Giovanelli. Nota 8 - Da Treccani: "Dizionario Biografico degli Italiani", voce "Daniele Andrea Dolfin" a cura di Paolo Preto: Vai a pagg. 118 - 134 | In questa pubblicazione, Vol. II pagg. 134 - 142 | Vai a pagg. 142 - 150 || Approfondimento della figura di Landrieux || Indice degli Argomenti di questa pubblicazione ||
Edizione HTML e grafiche a cura di Umberto Sartori. Consulenza bibliografica dott. Paolo Foramitti. |