Storia di Venezia

Pagina pubblicata 7 Marzo 2015

Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
di Documenti Inediti che Formano la Storia Diplomatica
della Rivoluzione e Caduta della Repubblica di Venezia, 1799 - XLVII

INDICE || PDF Tomo Primo 1788-1796 || PDF Tomo Secondo 1796-1797

   

Storia della Caduta di Venezia , XLVII
Sommario Commentato della "Raccolta Cronologica Ragionata..." di Cristoforo Tentori

PARTE TERZA
Consumazione della Rivoluzione e Caduta della Repubblica di Venezia
Dal giorno 12 Marzo sin al dì 13 Maggio 1797 (pagg. 3 - 416)

Vai a pagg. 134 - 142 | In questa pubblicazione, Vol. II pagg. 142 - 150 | --> Vai a pagg. 150 - 167

|| Approfondimento della figura di Landrieux || Indice degli Argomenti di questa pubblicazione ||

Storia della caduta di Venezia, il Ministro doppiogiochista Thugut guarda alla Francia da Vienna

il Ministro doppiogiochista Thugut guarda alla Francia da Vienna (immagine per cortesia di http://althistory.wikia.com).

L'ambasciatore a Vienna Zan Pietro Grimani il 10 Aprile 1797 invia due Dispacci a Venezia, uno indirizzato al Senato e uno agli Inquisitori di Stato.

Nel primo Dispaccio, indirizzato al Senato, Grimani esterna il suo dolore per le notizie recategli dalle Ducali del 15 e 24 Marzo e del primo Aprile 1797, che gli hanno comunicato i fatti di Brescia e Crema nonché i gravissimi impegni assunti per mezzo dei deputati Pesaro e Corner.

A seguito di quelle informazioni, il suo primo passo è stato incontrarsi con il Ministro di Baviera per chiedere il nulla osta all'impiego del suo Generale conte Nogarola al servizio della Repubblica.
Informatosi dei motivi di tale richiesta, e risposto il Grimani che vi era necessità di reprimere ribellioni in alcune città, il Ministro ha immediatamente inoltrato richiesta alla sua Corte, dicendosi certo che riceverà risposta affermativa in pochi giorni.

Le notizie di Bergamo e Brescia sono già state sparse in Europa dalle Gazzette, e a Vienna in particolare con deformazioni tali da suscitare la curiosità di molti diplomatici, che hanno fatto riferimento al Grimani per sapere la verità dei fatti.
Il primo ad avanzare domande è stato il Nunzio Pontificio, seguito dal Ministro di Genova e poi dall'Ambasciatore di Spagna e da quello di Prussia. Quasi tutti i Rappresentanti stranieri hanno poi richiesto simili informazioni.

Grimani ha risposto attenendosi strettamente agli Species Facti trasmessi con le Ducali.

Domande molto più specifiche e pressanti gli sono state poste dai Ministri della Corte di Vienna, vertenti sull'interrogativo se la Repubblica avesse deciso di porre in armi la Terraferma.

Su tale argomento Grimani non aveva ricevuto alcuna istruzione da Venezia, ma ha temuto che palesare la sua ignoranza sulle intenzioni del proprio Governo potesse far nascere sospetti sulla volontà di mantenere segrete tali intenzioni, così ha deciso di rispondere che il fermento attorno a Verona è unicamente inteso dal Senato a reprimere i semi insurrezionali che si sono manifestati a Bergamo Brescia e Crema.1

I fatti di Salò e delle Valli bresciane e veronesi fanno parlare molto a Vienna, ma la maggior parte delle voci si leva unanime a complimentare la Repubblica per l'attaccamento e la fedeltà che tali sudditi le dimostrano. Tutti esaltano la prudenza e la maturità del Veneto Governo.

I sostenitori della Monarchia austriaca si spingono a sperare che l'esempio dei Veneti si estenda ad altre popolazioni del Nord Italia, e galvanizzi anche le vicine popolazioni austriache del Tirolo e della Carinzia. Si pensa anzi che la piega favorevole all'Austria che stà prendendo la guerra in montagna possa essere effetto dell'esempio dei Veneziani.

Sull'onda di queste voci favorevoli, Grimani è stato convocato dal Barone Thugut per informarlo direttamente dei fatti.

Nel rapporto con il Ministro austriaco (che, non dimentichiamo, è al contempo un agente doppiogiochista del Governo Francese, ingaggiato al tempo del suo servizio a Costantinopoli (vedi Nota 2 in pubb. XXII), l'Ambasciatore veneziano si attiene strettissimamente alle istruzioni ricevute con le Ducali, mentre sulla questione del riarmo della Terraferma ripete quanto ha raccontato agli altri diplomatici.

Thugut tuttavia non si è mostrato molto interessato ai fatti, che del resto gli erano già stati comunicati dal suo Ambasciatore a Venezia. Piuttosto, l'Austriaco sembra riflettere a lungo sui vantaggi che le mosse veneziane possono portare alla sua Armata.

Ne conclude manifestando la speranza che il Governo veneto sosterrà validamente i propri sudditi in armi.
Da pagina 145:

... che sperava che la Repubblica sarebbe ferma ne' suoi principj, come si era mostrata sempre; e lasciò scappar qualche cenno, che mi indicò, creder Egli, che li Francesi avessero tentato ne' mesi scorsi di blandir l'Eccellentissimo Senato con promesse, dicendo poi apertamente, "che la Lealtà della Repubblica a non deviar mai dall'amicizia verso l'Imperatore, era cosa assai computata da sua Maestà", e finalmente che questa buona volontà de' sudditi Veneti, condotta dalla penetrazione delle Massime Pubbliche, poteva influire a far ritornare la Lombardia nel primo suo Stato, e ad impedire un cambiamento di rapporti nelle prime posizioni de' Governi nella Lombardia.2

Questi ultimi accenni erano stati pronunciati da Thugut con frasi molto misteriose, e Grimani ha tentato di avviare un discorso per meglio comprenderli.
Da tale discorso, si ricava che Vienna conta sui movimenti dei sudditi veneti per rintuzzare le mire spagnole di ingrandire il Ducato di Parma e trasformarlo in un Regno.

Vienna non vuole mettersi di punta contro la Corte spagnola, quindi spera che il Senato la aiuterà a manovrare perché tale progetto venga frustrato.

Thugut su questo non è stato affatto misterioso, anzi "Le riflessioni del Baron di Thugut parlando sopra l'Ipotesi enunziate furono troppo chiaramente spiegate, perchè io abbia potuto equivocare in ciò, che mi fo dovere di assoggettare alla Pubblica maturità."

Riguardo a una Pace con la Francia, Grimani nota un ammorbidimento. Ancora si rifiutano mediazioni di Potenze terze, ma si sà di trattative della Spagna col Direttorio cui corrispondono proposte della Prussia all'Imperatore, alle quali egli ha risposto elusivamente ma non preclusivamente. Al contempo si è data libertà alla diplomazia spagnola di scrivere alcuni cenni a Parigi e a Bonaparte "sulle intenzioni dell'Imperatore nel far la Pace".

Mentre nell'ambiente diplomatico tutto è lasciato sul vago, si sà per certo che l'Arciduca Carlo, al comando dell'Armata, ha pieni poteri e istruzioni per trattare la pace.
Analogamente da parte francese il Clark è latore di eguale mandato.

Quello che starebbe a cuore al Thugut "che tutto dirige" sarebbe di ottenere un armistizio di due mesi per lavorare con più calma al Trattato di pace ma anche per consolidare l'esercito in vista di una sempre possibile rottura delle trattative (è risibile che il Thugut si sia lasciato andare a questo ordine di confidenze, se davvero fossero state quelle le sue intenzioni; che non lo fossero sarà scrittto di lì a poco a Leoben, ma il Grimani sembra credergli, o volergli credere).

Bonaparte ha però rifiutato l'armistizio, accettando solo una tregua di sei giorni per mandare a Vienna il suo generale Merfeld, con delle nuove proposte che, benché meno dure, sono ancora molto lontane da quelle volute dall'Austria.3

Secondo le voci diplomatiche a Vienna, l'Imperatore sarebbe ora disponibile a rinunciare ai Paesi Bassi, volendo però in cambio il ripristino della Lombardia e qualche parte delle conquiste francesi in Italia.
Dal canto loro i Francesi vorebbero sì i Paesi Bassi, ma anche la Lombardia e "una grandiosa somma di denaro per le spese della Guerra".

Per Thugut tali condizioni sono inammissibili, ma tutto sarà deciso dall'andamento degli eventi bellici, che negli ultimi giorni sembrano volgere a vantaggio degli Austriaci.
Si assiste inoltre a un grande zelo patriottico dei suoi sudditi:
Dalle pagine 146 - 147:

... tra quali li Borghesi, ed Artisti di questa Città spontaneamente corrono ad offrirsi per armarsi a difesa della capitale anche fuor della mura; ed a quest'ora ve ne sono d'iscritti più di 60 mila; ... .

Il dispaccio si conclude con notizie degli eventi bellici in Tirolo.

  • I Francesi sono stati cacciati dalla Pusteria.
  • Il Generale Laudon si è unito con Kerpen e Liptal.
  • La colonna francese ha come unica via di ritirata la Carinzia, presidiata però dalla forte Armata dell'Arciduca Carlo.
  • Le linee di sussistenza dei Francesi sono tagliate, e se non retrocedono si troveranno a mal partito.

Da pag. 147:

Vienna 10 Aprile 1797
Zan Pietro Grimani Ambasciator.

-- :: --

Grimani indirizza in quello stesso giorno un dispaccio direttamente agli Inquisitori di Stato, dove riporta con maggiore dettaglio il colloquio avuto con Thugut.

Il Ministro austriaco esordisce con due domande, la prima riguardo al numero dei sudditi veneti che si sono mobilitati per difendere il loro Stato, e la seconda sulla decisione del Senato di agire o meno direttamente contro i Francesi.

Grimani risponde alla prima domanda dicendo di non essere al corrente del numero dei volontari, e di sapere solo che si erano mobilitati abitanti di Verona, Salò e delle Valli bresciane.

Riguardo alle intenzioni del Senato, se è vero che si sono registrate ingerenze francesi nei fatti di Bergamo Brescia e Crema, tuttavia si ritiene che esse siano imputabili a iniziative personali di alcuni Comandanti, per cui la Repubblica si è limitata a inviare reclami e Species Facti al Direttorio.

Thugut sorride alle risposte del Grimani e con fare confidenziale gli spiega che "il Direttorio darà buone risposte, disapproverà forse", ma essendo sua intenzione impadronirsi delle Province Venete oltre il Mincio, il Senato vedrà nei fatti la propria sovranità sempre più lesa.

Il Barone vuole sperare che la saggezza veneziana saprà resistere alle seduzioni del Direttorio, come gli è noto abbia già fatto nei mesi scorsi e anche recentemente.

Se i Bresciani e i Bergamaschi si unissero agli Austriaci, allora la Casa d'Austria potrebbe addivenire a una pace ragionevole. Ai Veneti armati sarebbe facile cosa tagliare del tutto fuori l'armata francese in Tirolo: "stà in mano al Senato il ridur all'estremità i Francesi.".

Entrando più in confidenza, addirittura prendendo la mano del Grimani e pretendendo di parlargli da uomo e non da Ministro, Thugut sostiene che il movimento delle Popolazioni venete armate, se sostenuto ufficialmente dal Senato, "può impedire una alterazione all'antico sistema d'Italia".
Da pagina 148:

... può tener in soggezione la Spagna, che ha delle idee pel Duca di Parma, e il Re di Sardegna, che vorrebbe aver di più in Italia.4

Grimani si finge all'oscuro di questi piani spagnoli e torinesi, e chiede se vi siano reali possibilità che quelle Corti realizzino i loro scopi.

Il Ministro Austriaco afferma che l'Imperatore è quanto mai determinato a impedirli e a ripristinare invece lo stato della Lombardia precedente l'invasione francese.
Secondo la sua convinzione, quei piani falliranno, e in questo momento gli interessi della Casa d'Austria e quelli della Repubblica di Venezia coincidono.
Non è una proposta di alleanza, quella che egli avanza al Grimani, ma solo una confidenziale riflessione di cui egli desidera far partecipe il suo interlocutore.5

Dopo questo colloquio Il Ministro ha rapidamente congedato Grimani, con la reciproca promessa di tenersi informati sulle eventuali novità.

La Corte austriaca ha emanato un Editto di allontanamento dalla Capitale di tutti i forestieri, e Grimani si trova a dover rilasciare molti passaporti a sudditi veneti colà residenti, fra i quali alcuni Bresciani, primo fra tutti il Marchese Carlo Archetti.

L'Ambasciatore ha creduto opportuno interrogarlo sui suoi sentimenti rispetto alla rivolta nella sua città, ottenendo in risposta una dichiarazione scritta dove il Marchese si proclama suddito fedele, intenzionato a riparare a Venezia e non a Brescia.

Grimani ritiene opportuno far firmare una simile dichiarazione a tutti i cittadini di Bergamo e Brescia che richiederanno il passaporto, e comunicherà al Tribunale i nomi di coloro che la firmeranno.

-- :: --

Al ricevimento di questo importantissimo dispaccio, Tentori annota che vi fu un comportamento del tutto inaspettato da parte del Tribunale degli Inquisitori.

Essi infatti ritennero di tenerne all'oscuro non solo il Senato, ma lo stesso Collegio dei Savj, al quale li abbiamo sinora visti trasmettere ogni comunicazione da loro ricevuta.6
Da pagina 149:

Ritardarono inoltre la risposta all'Ambasciator Grimani, cui solamente scrissero in data 22 di questo Mese, protestando, che le circostanze non permettevano di participar nemeno a' Savj il confidenziale Colloquio del primario Ministro Baron di Thugut.

Tentori ci riporta adesso agli aggiornamenti da Verona con i Dispacci di Giovanelli, che vedremo nella prossima Pubblicazione.

Umberto Sartori


Note

Nota 1 - Non sfugge che questa versione dei fatti è ottimale per supportare la propaganda francese che sostiene la natura "popolare" dei colpi di Stato nelle Province venete.

Nota 2 - Evidente qui la coefficienza dei consigli di Thugut al piano Napoleonico di ricerca del casus belli per dichiarare guerra alla Serenissima.

Nota 3 - Alla luce di quel che sappiamo si tratta veramente di una commedia che potrebbe essere comica, se sul campo non vi fossero stati uomini in carne e ossa, per i quali la commedia dei potenti si traduceva in tragedia.

Nota 4 - Incredibile che il Thugut sorvoli completamente le pur lapalissiane mire francesi, sugli Stati Italiani, come se Bonaparte non avesse già sottomesso sia il Piemonte che il Ducato di Parma.

Nota 5 - Il Thugut in realtà sta creando l'atmosfera che permetta di dar credito alle campagne demagogiche gestite da Landrieux sui piani di una alleanza tra la Repubblica di Venezia e l'Austria.
Sappiamo infatti che la segretezza delle comunicazioni diplomatiche veneziane era ormai un colabrodo, e questa "confidenza" del Ministro Austriaco con l'Ambasciatore veneziano era proprio ciò che serviva all'apparato propagandistico francese per supportare i propri "comunicati stampa".

Nota 6 - Spiegazione ragionevole a questo comportamento è che vi fosse in quel momento tra i Savj del Collegio, a causa del meccanismo di rotazione delle Cariche, qualche soggetto che doveva essere tenuto all'oscuro di informazioni tanto importanti e rivelatrici.


Vai a pagg. 134 - 142 | In questa pubblicazione, Vol. II pagg. 142 - 150 | --> Vai a pagg. 150 - 167

|| Approfondimento della figura di Landrieux || Indice degli Argomenti di questa pubblicazione ||

TOP

   

Edizione HTML e grafiche a cura di Umberto Sartori. Consulenza bibliografica dott. Paolo Foramitti.