Storia di Venezia

Pagina pubblicata 11 Ottobre 2013
aggiornamento 29 Dicembre 2013

Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
di Documenti Inediti che Formano la Storia Diplomatica
della Rivoluzione e Caduta della Repubblica di Venezia, 1799, III

INDICE || Tomo Primo 1788-1796 || Tomo Secondo 1796-1797

   

Storia della Caduta di Venezia , III
Sommario Commentato della "Raccolta Cronologica Ragionata..." di Cristoforo Tentori

PARTE PRIMA
Dell'origine della Rivoluzione Dall'anno 1788 al 1 Giugno 1796 (pagg. 21 - 172)

Vai a pagg. 1 - 20 | Vai a pagg. 21 - 46 | In questa pubblicazione, pagg. 47 - 65 | Vai a pagg. 65 - 75.

|| Va all'Indice degli Argomenti di questa pubblicazione ||

1791

Dicevamo dunque, che la risposta dei congiurati veneziani non arrestò gli sforzi del Piemontese nel promuovere una alleanza di difesa dalla contaminazione ideologica.
Il giorno 26 Novembre 1791, infatti, il Residente Sanfermo presenta una nuova istanza del Ministro Sardo:

Da pag. 46:

... che potrebbe giugnere un'epoca, nella quale ogni misura sarebbe e tarda, ed inutile: che un torrente allor quando ha rovesciato le dighe che lo contiene, è impossibile frenarlo, che le campagne sottoposte sono devastate prima, che pensar si possa nemmeno a rinserrarlo di nuovo nel suo letto: che discender dovevano bensì 8 in 10 mila Austriaci, ma che la causa essendo comune, non avevano a lasciarsi il peso, e la responsabilità della difesa della propria Casa a chi per combinazione ne guardava l'ingresso.

Vittorio Amedeo III di Savoia, il primo promotore di una lega ideologica anti-giacobina

Vittorio Amedeo III di Savoia, il primo promotore di una lega ideologica anti-giacobina. (courtesy of http://www.icavalieridellecolline.it)

Anche questa comunicazione ricevette risposta negativa esclusivamente dai Savj e dal Doge, lasciandone all'oscuro il Senato e il Maggior Consiglio.

Tentori descrive quindi l'espandersi del Giacobinismo in Francia e la sua tensione ad espandersi in armi fuori dai confini della Francia.

Nel 1792 il K. Almorò I di Alvise Pisani darà il cambio al K. Cappello come residente a Parigi.

La vigilanza repubblicana di Venezia ha rilevato attività di propaganda sospette in città, anche se ignara dei dispacci ambasciatoriali che intendevano metterla sull'avviso. Uno dei primi dispacci del nuovo Ambasciatore soddisfa le richieste di indagine su alcuni sospetti di giacobinismo.
Il Diplomatico rassicura completamente gli Inquisitori: i sospettati a suo dire in Parigi godono di integerrima fama e rispetto, essi non sono sospettabili di affiliazioni a società giacobine.

Non riesco a trovare in quale modo fossero parenti questo Almorò Alvise Pisani Ambasciatore e quel Giorgio Pisani che invece il Tentori stesso ci ha presentato come mestapopoli poche pagine prima, ma qualcosa mi dice che l'Ambasciatore Pisani non fosse la migliore delle fonti in merito allo scoprire complotti giacobini.
Nel dispaccio del 30 Aprile 1792, oltre a scagionare i sospetti, il Pisani informa la Signoria di intercettamenti di corrispondenza da cui si evince una decisione della Francia di dichiarare guerra all'Impero Austriaco e al contempo si evidenziano dissidi interni francesi tra Re, Regina e Ministri.

Aprile 1791

L'alzarsi della tensione internazionale e la sempre più insistente attività di infiltrazione giacobina, persuadono adesso prima il Ducato di Toscana a chiedere protezione alla flotta Veneta per i litorali Tirrenici a nome proprio e del Papa e poi il Re delle Due Sicilie a lanciare l'offerta di una Alleanza difensiva.

I Savj di collegio faranno declinare entrambe le offerte al Senato, e arroccheranno la Squadra Navale Veneziana all'imbocco dell'Adriatico, sostenendo di non poter violare la propria scelta di neutralità armata.
Qualcuno però all'interno di Venezia stessa aveva già avviato le striscianti operazioni di smantellamento della sua armatura.

È ancora l'Almorò Alvise Pisani che da Parigi, in un dispaccio del 4 Settembre 1792 intende informare gli Inquisitori degli "orrendi eventi del 10 Agosto".

La Presa delle Tuileries il X Agosto 1792 da parte dei Giacobini in un dipinto di Jean Duplessis-Bertaux

La Presa delle Tuileries da parte dei Giacobini il X Agosto 1792 in un dipinto di Jean Duplessis-Bertaux. (courtesy of Wikipedia)

Trattandosi di eventi in effetti gravissimi, come appunto la caduta di una monarchia e l'instaurazione di un regime che prenderà il nome di "Terrore", mi sembra inquietante, per il prestigio patriottico dell'Almorò, che abbia pensato di riferirne solo un mese dopo.

Né più solerti furono i Savj con il Senato, poiché l'inquietante resoconto del Residente a Napoli Andrea Fontana, che implorava di unirsi in alleanza con quel Regno, con quello di Sardegna, con la Toscana, con il Papa e con quanti altri più Principi Italiani possibile per scongiurare la montante ondata giacobina, non fu comunicato al Senato e finì nella "Filza dei non letti in Senato".

Così dice il Tentori in merito:

Da pagg. 48 - 49:

Un affare di tanta rilevanza esigeva segretezza, e perciò il Veneto Residente a Napoli Circospetto Gio. Andrea Fontana diresse i suoi Dispaccj al Tribunale degl'Inquisitori di Stato.
Non tardarono questi col solito metodo delle "Comunicate" di trasmetterli ai Savj, acciò da essi informato il Senato prendesse quella deliberazione, che degna fosse della sua maturità, e della provata sua sapienza.
Ma occultato fù allora al Senato un affare così rilevante, e posti furono i suddetti Dispacci nella "Filza delle Comunicate non lette in Senato".
L'integrità delle nostra Storia, e l'importanza dell'argomento dimandano che noi qui trascriviamo per intiero il Dispaccio Fontana, e le carte comunicate dal Supremo Tribunale alla Consulta dei Savj nel giorno 13 Settembre dell'anno 1792.

Erano Savj del Consiglio (o, del Collegio)a quest'Epoca i NN. HH. Piero Pesaro, Niccolò Michiel Alvise Zusto, Zuanne Querini K., Francesco Lippomano, e Francesco Battaggia.

Il carteggio completo tra gli Inquisitori e il Fontana si può leggere alle pagine 49 - 55 dell'Opera originale.

Gl Inquisitori, ricevuto il messaggio diplomatico segreto, lo passarono ai Savj del Collegio con una propria osservazione circostanziale "a maggior lume de' Consigli di Governo in così serio argomento".
Tale osservazione è che vi é ragione di ritenere che il calore manifestato dal Re di Napoli nel proporre la Lega, ove non assecondato, "... v'era ragion da temersi che spiegar potesse la sua dispiacenza con que' termini, che furono già in altre occasioni esperimentati".

Giovanni Andrea Fontana, dal canto suo, comunicava al Supremo Tribunale come fosse venuta a crearsi, fra le Nazioni Italiche, la consapevolezza della necessità di unirsi per fronteggiare sia l'invasione armata di altre Forze europee sia l'infiltrazione sediziosa "giacobina" all'interno delle Popolazioni peninsulari.
Che tale Lega, se pur desiderata con estrema urgenza principalmente dal Regno di Sardegna più direttamente esposto al pericolo, era ormai vista come indispensabile dai monarchi italici tutti per la speranza di poter mantenere i presenti e passati Dominii attraverso la drammatica situazione del presente.

Da pag. 50:

Queste prime idee, per quanto ho potuto penetrare, consistono nel formare una Alleanza fra le Potenze d'Italia, quale abbia un doppio oggetto di difesa interna, ed esterna; cioè per mantenimento della respettiva Costituzione, o forma di Governo, caso che potesse venir turbato dalle popolari temute insurrezioni, e per rispingere la forza esterna, che invadere tentasse i respettivi Dominj. ...
Napoli 4 Settembre 1792.

Il Re di Napoli, Ferdinando I di Borbone

Il Re di Napoli, discendente diretto del Re Sole fu noto come: Ferdinando I di Borbone (Ferdinando Antonio Pasquale Giovanni Nepomuceno Serafino Gennaro Benedetto); Ferdinando IV di Napoli; Ferdinando III di Sicilia; dopo la restaurazione: Ferdinando I delle Due Sicilie.. (courtesy of Wikipedia)

In un secondo messaggio dello stesso giorno, il Fontana riferisce alla Signoria di avere notizia certa di essere in procinto di ricevere la richiesta ufficiale di Alleanza da inoltrare a Venezia. E di essere in grado di anticiparne alcuni contenuti:

Da pagg. 52 - 53:

Che S. Maestà Siciliana propone di formare con S. M. Sarda, e colla Repubblica di Venezia una Convenzione, che abbi per solo ed unico oggetto la difesa generale di tutti i diversi stati dell'Italia, ed il mantenimento della loro attual forma di Governo, nella quale Lega, o Convenzione si ammettino quegli altri Principi dell'ltalia medesima, che saranno in grado per le loro private circostanze di accedervi.
...il Senato, indotto dalle ragioni del N.H. Francesco Pesaro K. e Procurator, avea, come si è accennato più sopra, fatta una solenne dichiarazione della più perfetta neutralità, la quale li servisse da antemurale opportuno per difendersi dagl'inviti delle Corti, che tentassero di farlo entrare nella Coalizione di Pilnitz contro la Francia;...
Non ignorava la Corte di Napoli la massima presa dal Senato, ma non mirando la disegnata Lega Italica a coalizzarsi contro la Francia, ma a difendere soltanto la tranquillità dell'Italia, non temette una ripulsa, quale l'aveva sperimentata nel precedente anno il Re di Sardegna.

propaganda Giacobina

Foglio di propaganda Giacobina. (courtesy of http://mcbertarelli.files.wordpress.com)

Decapitazioni in Francia

Decapitazioni in Francia. (courtesy of http://monarchico.blogspot.it)

Ottobre 1792

Su queste speranze i dignitari del Re di Napoli fecero giungere la proposta a Venezia, proposta che il Tentori riporta integralmente da pagina 53 a pag. 55.
Tale carta, introdotta dal Console Rombenchi presso il Tribunale degli Inquisitori, fu da questi segretamente copiata e ritrasmessa al mittente con la motivazione di incompetenza.
Fu allora il residente Duosiciliano a Venezia, Micheroux, a trasmetterla direttamente al Collegio dei Savj, che le fece fare esattamente la stessa fine dei Dispacci del Fontana, La "Filza delle non lette in Senato".

Da pag. 55:

Erano Savj del Consiglio i NN. HH. Zuanne Querini K., Francesco Lippomano, Francesco Battagia, Francesco Pesaro K. Proc., Z. Antonio Ruzzini e Zaccaria Valaresso.

Il giorno 17 Novembre 1792, senza discussione in un Senato che del resto era in larga parte ignaro della natura e degli scopi delle proposte alleanze, i Savj congiurati negarono adesione sia alla Coalizione antifrancese di Pilnitz sollecitata dall'Austria, sia alla Lega di difesa Italica.

Il Tribunale degli Inquisitori, dal canto suo, ancora a Febbraio 1793 sembra non smettere di cercar di rintuzzare il montare della sobillazione popolare e le infiltrazioni:

Da pag. 56:

Le loro indagini non solo si estessero nel riconoscere l'impressione, che le velenose massime Francesi facevano nell'opinione de' sudditi sì in Venezia, che nello Stato, ma si fermarono singolarmente nell'impedir l'ingresso nel Dominio tanto a persone estere qualificate di Giacobinismo, ed anche sospette, quanto a Gazzette, e a Libri macchiati di questa peste, e perfino a Bottoni, a Emblemi, a Ventagli, ed a qualunque moda, che risvegliasse nelle menti degl'ignoranti i vocaboli tanto lusinghieri, ed accarezzati, di Libertà, e di Eguaglianza.

Il 12 Febbraio 1793 il Residente a Napoli avvisa del dolore e dello sconcerto alla Corte di Napoli per l'uccisione del Re Francese, e che presso quella Corte si prevedeva una "guerra quasi universale", con il coinvolgimento di Inghilterra e Spagna.
Con un altro dispaccio del 26 Marzo ragguaglia sull'arresto di corrieri che portano lettere di intese personali con Parigi da parte di Esponenti della Nobiltà Partenopea.
Informava inoltre che il Re aveva destituito il proprio Maestro per la Lingua francese nei Collegi Militari, di Marina e dei Nobili, Monsieur Derone, in quanto scoperto essere presidente dei Club clandestini.

Da pag. 57:

Mentre tali gelose notizie giungevano al Tribunale degl'Inquisitori di Stato, non trascuravano i Francesi mezzo alcuno onde addormentare la vigilanza delle Potenze neutre protestando essere costante massima del loro Governo di non ingerirsene nelle interne Costituzioni degli Stati amici. L'lncaricato Giacobbi di fatto nel giorno 7 Giugno 1793 presentar fece dal suo Secretario al Collegio la seguente Memoria.

Nella memoria riportata da pag. 57 a pag. 59 la Francia, nella persona del suo "Incaricato" Giacobbi, si mostra ossequiosa e servizievole alla "Repubblica Madre di Venezia".
Ne invoca quasi la protezione, trovandosi novella Venezia assediata dalle perfide monarchie europee:

Da pag. 58:

L'Incaricato degli affari di Francia termina in fine col dichiarare in nome del suo Governo e con tutta l'energia di un vero Repubblicano che la Nazione Francese rispetterà riguardo alle altre Potenze i diritti, che in oggi reclama, non ingerendosi sotto qualche pretesto nel loro interno Governo.
L'Incaricato degli affari di Francia ha l'onore di rinnovare a V. Serenità ed a V.V. E.E. le proteste del suo attaccamento e del suo profondo rispetto per questo Illustre ed antico Governo.
Venezia li 7 Giugno 1793. L'anno 2do della Repub. Francese.".

A questo punto i Savj congiurati mettono da parte la lor amata "Neutralità" per abbracciare e consolare la neonata e regicida Repubblica Francese. Dimessosi l'Ambasciatore Dufort in quanto realista, viene sostituito da Monsieur D'Enin1, quello stesso che, poco dopo, verrà segnalato ai Savj come attivo in Costantinopoli nel sobillare il Turco contro Venezia.

Il 13 Settembre 1792 D'Enin presentò come proprio emissario presso il Collegio il Giacobbi, che fu accolto pur essendo privo di credenziali.

Da pag. 59:

Nel giorno poi 26 Gennajo 1793, di cui ora scriviamo, essendo Savio in Settimana il N.H. Girolamo Zuliani K. di funesta memoria, il Senato abbagliato dalle insidiose di lui riflessioni, sostenute ed avvalorate da quelli della di lui lega, riconobbe il D'Enin come Incaricato degli affari della Nazion Francese munito di Credenziali del nuovo Governo.

Il D'Enin fu autorizzato ad alzare il nuovo stemma di Francia sulla sua casa.
Le Gazzette Francesi, con un discorso politico attribuito al Comitato di Salute Pubblica nella persona di Saint Just, annunziarono che l'ottenimento di un Ambasciatore accreditato presso Venezia era costato la somma di 80 mila lire Tornesi.

Louis Antoine de Saint-Just

Louis Antoine de Saint-Just. (courtesy of http://www.centrosangiorgio.com)

Da pag. 60:

...sicchè si può a ragione dire che l'aurea eloquenza del K. Zuliani non fu senza premio. Ciò combina col Dispaccio del Sanfermo da Basilea 6 Giugno 1794, di cui si dirà in seguito.
 
Una tale novità sorprese i Veneziani, fu generale la disaprovazione, e sì numeroso fu il concorso del popolo accorso a riguardare l'odiato Stemma, che fu d'uopo di tutta la vigilanza degl'Inquisitori di Stato e delle Guardie da essi stabilite per impedire gl'insulti dell'adirata popolazione.
Indi a non molto partì il D'Enin e subintrò Incaricato d'affari Giovanni Giacobbi.
Erano in questo stato le cose, quando ai primi di Luglio 1793 giunse il Cittadino Noel col titolo di Ministro Plenipotenziario della Repubblica Francese.
Il di lui arrivo fu notiziato in prevenzione dagl'Inquisitori di Stato con due gravissime Comunicate 8 e 25 Giugno, nelle quali si dipingeva il Noel, quale di fatto egli era, come uomo immorale, sedizioso, incendiario ecc.
Il Senato dunque ricusò nel giorno 27 Luglio di riconoscerlo allegando con blande maniere la preesistenza del Giacobbi in qualità d'Incaricato di affari.
Rifiutato il rivoluzionario Noel, se ne partì di mal umore, e non la perdonò a' Veneziani, anzi si studiò di ponerli in cattiva vista presso il Comitato di Salute Pubblica come diremo in appresso.

Storia di Venezia - Ippolito Nievo, plagiatore del Tentori

Ippolito Mievo rubò ampiamente dal racconto del Tentori dove, nel suo romanzo "Confessioni di un Italiano" vuol descrivere la caduta di Venezia. Nievo svelle gli episodi dal contesto logico in cui li inquadra invece l'Abate, e ne fà occasioni per la propria demagogia. (courtesy of http://www.marcopolovr.it)

Mentre il Senato, tenuto nel limbo dalle "Comunicate non lette", si crogiolava nei piaceri e negli affari della "Neutralità" perorata dal Pesaro, il Tribunale degli Inquisitori, che era l'unico organo al corrente di tali informazioni oltre al Doge e al suo Collegio, pur impossibilitato ad agire dalle condizioni descritte dal Tentori pagine addietro, non cessava di vigilare i Territori e raccogliere informazioni.

Pare però che il principale nodo informativo di Terraferma non fosse stato scelto molto bene.
Lo stile ellittico del Tentori diventa qui ironia fulminante:

Da pag. 61:

Arrivò a tanto la premura del Tribunale per conservare le Provincie scevre ed illese da seduzioni, che sagrificò ragguardevole somma di danaro nel trattenimento in Terra Ferma di persona illuminata e sagace, la quale ispiando la condotta, e il genio de' sudditi per le massime Francesi, di tutto dovesse farne rapporto.
Quasi un anno durò in Terra Ferma questo confidente del Tribunale, e tutta la girò non solo le Città principali, ma le Terre eziandio, le Valli e Castelli:
Fu utilissima alle salutari mire del Tribunale questa figura (1), poichè seppe illuminare e recar materia a delle operazioni opportune per allontanar in questi tempi il fanatismo, che in progresso si sublimò nella testa di alcuni sudditi malcontenti, e del confidente medesimo.
 
(1) - Il Sig Gian Andrea Spada Sollicitadore del Foro, poi Abbocatore del Dacio Oglio, ed in fine Membro della Municipalità Provvisoria di Venezia.
(vedi nota 2 a Pubblicazione LXVI

Gli Inquisitori (senza saperlo?) praticamente hanno pagato un agitprop filo-francese per vigilare sulle attività dei suoi consimili.

Nel frattempo continuano a non impicciarsi di alcunché che non sia loro specifica competenza. Ricevono i rapporti e li comunicano ai Savj, ai quali spetterebbe comunicarli al Senato.
E' impensabile però che il Tribunale Supremo non fosse al corrente che tali sue Comunicazioni non raggiungevano poi mai il Senato cui erano destinate dal Protocollo.
Tutto lascia capire che gli Inquisitori, ormai, erano divenuti il servizio di informazioni dei congiurati, non più quello della Repubblica.

Lodovico Manin e i suoi, come abbiamo visto, avevano legittimato motu proprio i regicidi francesi. In proposito il Tentori valuta importante riportare due carte, ricevute in quei giorni e mai comunicate al Senato.
Sono una terza proposta di alleanza difensiva, promossa questa volta direttamente da Londra.

Da pag. 62:

1793 21 Decembre,
Pervenne a cognizione del Tribunale ; che il sig. Cav. Worsley (1) fra non molti giorni sarà per presentare al Governo una Memoria per chiedere come atto di compiacenza verso S.M. il Re della Gran Brettagna l'allontanamento della Mission Francese (2), parlando anche in nome di tutti i Principi coalizzati. ...
(1) - Residente d'Inghilterra in Venezia.
(2) - Di Monsieur Giacobbi incaricato di affari della Nazione Francese.

La proposta di Worsley è molto più dettagliata delle precedenti, e ben descrive il danno che la "neutralità" di Venezia arreca agli Stati alleati contro la Francia, col permettere Venezia il transito a emissari e corrieri:

Da pag. 63:

... i Francesi della posizione dei Veneti Stati se ne servono per farvi passare i loro Corrieri, col mezzo de' quali tentano commuovere l'Oriente, e tener fermi li Grigioni nella loro interna divisione per facilitar quindi il passaggio per di là a tutti gli Emissari, tanto Nazionali Francesi, che male affetti Sudditi delle altre Nazioni, col mezzo de' quali cercano di mettere a soquadro ogni ordine, ed ogni subordinazione ai Legittimi Sovrani.

La proposta da parte Inglese è estremamente vantaggiosa per Venezia, a cui William Pitt e il Re in persona tributano antica stima e amicizia. Venezia non è chiamata ad alcuno sforzo bellico diretto.
Le si chiede solo, da parte di tutte le Maestà legittime d'Europa, di non permettere il transito nei suoi territori di vettovaglie e merci belliche verso la Francia.

L'eventualità di ritorsioni francesi è data come "insupponibile" dall'Ambasciatore inglese, ma all'occorrenza la Lega anti-Francese offre la protezione dell'intera flotta Anglo-Ispanica sugli Stati della Repubblica.

Storia di Venezia - Sir Richard Worsley, residente Inglese a Venezia nel 1793

Sir Richard Worsley, residente Inglese a Venezia nel 1793. (courtesy of Wikipedia)

L'Inglese sottoscrive la proposta anche a nome dell'Austria, della Russia e della Prussia.

Si può essere tentati di pensare che l' "insupponibilità" delle ritorsioni fosse un ottimismo diplomatico, ma la cosa non è così automatica, se si pensa che anche quattro anni dopo, quando ormai la congiura "filo-francese" aveva praticamente disarmato la Repubblica, Napoleone teme di attaccare Venezia.

Storia di Venezia - Schiavone Ultramarino in alta montura

Schiavone Ultramarino in alta montura. (courtesy of Millo Bozzolan Zago e di http://www.arcipelagoadriatico.it)

Al Direttorio che vorrà imporgli quell'assedio, il Buonaparte risponderà che conquistare Venezia non è uno scherzo, e che preferisce inseguire gli Austriaci verso Leoben. Il guscio dell'ostrica Adriatica è ancora duro e pericoloso ai suoi tempi, figuriamoci nel 1793, quando ancora non erano stati sciolti i Reggimenti Ultramarini e Napoleone era di là da venire con il suo carisma di conquistatore, vero o teatrale che fosse.

La risposta dei Congiurati Veneziani alle proposte dell'intera Europa coalizzata sarebbe sardonica se non fosse tragica. Essi in qualche modo ritrattarono il riconoscimento diplomatico implicito che avevano voluto concedere al D'Enin, di "Incaricato d'Affari della Repubblica Francese", e lo sostituirono con il Giacobbi ( o Jacob secondo alcuni) "Incaricato d'Affari della Nazione Francese".
Nazione dichiarata esplicitamente amica e fonte di ottimi commerci per la "Repubblica".
Non sfugge che, in stato di conflitto generalizzato, questa presa di posizione dei Congiurati in Venezia equivale a una dichiarazione di alleanza con la Francia, che infatti Venezia era l'unica potenza ad aver riconosciuto, solo quattro giorni dopo la decapitazione del Re.

La seconda carta pubblicata dal Tentori riguardo la proposta Inglese è antecedente di alcuni giorni. Essa si apre e si chiude con esplicite dichiarazioni di sudditanza dei "Supremi Inquisitori" ai Savj congiurati:

Da pag. 64:

17 Dicembre 1793
Anche prima d'ora era pervenuto a cognizione del Tribunale ciò, che il nuovo Residente d'Inghilterra (Worsley) ha voluto, che per sua parte direttamente li derivasse come in attestato del riguardo particolare, che dice di professare al Veneto Governo, e che la prudenza di esso Tribunale crede di comunicare in modo privato ai Savj di Collegio per quell'uso, che credessero conveniente di farne.

Le informazioni trasmesse dal Worsley riguardano le attività anti-veneziane dei Francesi.
L'Ambasciatore segnala che manovre di corruttela del francese D'Enin e altri presso la Corte Ottomana perché attaccasse l'Austria non sono andate a buon fine, e che i Francesi tentano adesso di provocare il Turco contro Venezia avvalendosi di corsari Ragusei.
I plenipotenziari francesi, oltre alle somme già elargite, promettono che in caso di conflitto riconosceranno al Turco tutti i Territori Veneti che riuscirà a conquistarsi.

La Francia è accerchiata, e cerca scampo in qualcuno che attacchi i suoi nemici per distrarli dall'essere concentrati su di Lei, informa l'Ambasciatore.
L'attacco Turco a Venezia chiamerebbe in campo l'Austria in forza dei Trattati, senza che il Divano direttamente figurasse di aver attaccato l'Impero.

Si aggiunge notizia anche di sobillatori francesi anti-Veneziani nei Grigioni, finalizzati all'apertura di un corridoio attraverso il quale piombare sulla Lombardia.

Worsley suggerisce che, ricusando la Repubblica il signor Giacobbi e la sua Missione Francese, non solo si verrebbero a interrompere i corrieri e i rifornimenti alla Nazione Ribelle, ma "... abortirebbe il complotto che si ordisce nel seno stesso della Repubblica, ...".

Selim III, Imperatore Ottomano nel 1793

Selim III, Imperatore Ottomano nel 1793. (courtesy of Wikipedia)

Ora, è noto che la Diplomazia non brilli per onestà e trasparenza, tuttavia, nel caso delle informazioni passate dall'Inglese, dovremmo fare a mio modo di vedere una eccezione. Non solo perché sono tutte informazioni plausibili e che trovano riscontri di trame Franco-Turche nel passato e nei seguenti sviluppi (si pensi alla Moschea che i Turchi vorranno poi edificare al Napoleone. Costruzione ancora interrotta nell'attesa che il Secondo Maometto torni con le esatte misure e proporzioni per l'edificio).

William Pitt l'Onesto, Primo Ministro inglese 1793

William Pitt "l'Onesto", Primo Ministro inglese 1793. (courtesy of Wikipedia)

Non solo perché sono, con il senno di poi, estremamente logiche.

Vorrei gettare sulla bilancia il nome di uno dei Garanti di questa operazione, William Pitt, allora Primo Ministro. A Pitt, la Storia ha riconosciuto il soprannome che già i contemporanei gli diedero, e questo soprannome è "L'Onesto".

In chiusura della comunicazione del 17 Dicembre, il Tribunale annuncia di avere intercettato due Pieghi appunto da Costantinopoli indirizzati al "Cittadino Noel Ministro Plenipotenziario della Repubblica Francese a Venezia, intorno a' quali prima di prendere alcuna determinazione il Tribunale attenderà di rilevare le intenzioni de Signori Savj per conformarvi le direzioni proprie, su di che si rende necessaria una sollecita risoluzione".

Dall'ultima frasetta del Worsley che ho citato, emerge un dato che ad alcuni può interessare, ovvero che la Gran Loggia d'Inghilterra non era all'oscuro di ciò che tramavano le Logge Francesi in Venezia.

Il rapporto fra questi due "rami" dell'Istituzione è ancora oggetto di approfondimento da parte mia. Comincio ad averne una idea plausibile, ma devo cercare ancora.
Forse ne parleremo nella prossima "puntata" di questa visita storica guidata dall'ottimo Abate Tentori, che prosegue con il già citato "zelante Cittadino Francesco Pesaro K. e Procurator" che riscuote se stesso e il Senato alla consapevolezza che la Neutralità ormai disarmata in cui ci si crogiolava costituiva un pericolo gravissimo...

Umberto Sartori


Note

Nota 1 - Ippolito Nievo, nelle "Confessioni di un Italiano", riporta come propri interi brani descrittivi della narrazione del Tentori, dopo averli avulsi dal contesto logico in cui li espone l'Autore originario e riarrangiati alla propria demagogia. A questo personaggio il Nievo dà il nome di "Henin" anziché "D'Enin".


Storia di Venezia - Gli Alleati che i Savj di Collegio e il Doge Lodovico Manin
rifiutarono per mantenere rapporti diplomatici e commerciali con la Francia Giacobina nel 1793

Gli Alleati che i Savj di Collegio e il Doge Lodovico Manin rifiutarono per mantenere rapporti diplomatici e commerciali con la Francia Giacobina nel 1793 (images courtesy of Wikipedia)

Vai a pagg. 1 - 20 | Vai a pagg. 21 - 46 | In questa pubblicazione, pagg. 47 - 65 | Vai a pagg. 65 - 75.

TOP

   

Edizione HTML e grafiche a cura di Umberto Sartori