Storia di Venezia

Pagina pubblicata 11 Febbraio 2014
aggiornamento 5 Novembre 2014

Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
di Documenti Inediti che Formano la Storia Diplomatica
della Rivoluzione e Caduta della Repubblica di Venezia, 1799, XIX

INDICE || Tomo Primo 1788-1796 || Tomo Secondo 1796-1797

   

Storia della Caduta di Venezia , XIX
Sommario Commentato della "Raccolta Cronologica Ragionata..." di Cristoforo Tentori

PARTE SECONDA
Del Progresso della Rivoluzione dal Primo Giugno 1796 al 12 Marzo 1797 (pagg. 173 - 396)

Vai a pagg. 221 - 232 | In questa pubblicazione, pagg. 232 - 242 | Vai a pagg. 242 - 252

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Bergamo alta in un dipinto di Tony Malomo

Bergamo alta in un dipinto di Tony Malomo del 2012, courtesy of http://www.celesteprize.com.

Il Dispaccio di Ottolini da Bergamo in data 13 Luglio 1796 descrive le reazioni del Generale Cervoni alla notizia dell'arresto del presunto ladro di mule Comotti, effettuato dagli uomini di Ottolini in esaudimento dell' "ardita memoria" presentata alle Autorità Veneziane dal Generale Despinoy in Milano.

È abbastanza evidente che il Cervoni è molto preoccupato del trovarsi con pochi uomini in una Provincia che in tutta evidenza si sta armando contro di lui.
Mostra di disapprovare apertamente il Generale Despinoy e dichiara: "che non tutti i Generali Francesi erano così ragionevoli come il Cervoni".

Continua poi le confidenze all'Ottolini:
Da pag. 232:

Caduto in quell'incontro il discorso sopra il General in Capite Buonaparte, me lo dipinse coi caratteri tutti d'un "Eroe conquistatore, o più tosto d'un Tiranno".
Disse, che la Vittoria era l'Idolo, a cui drizzava unicamente i suoi voti; che a questa incessantemente anelava, e che a questa avrebbe egli sagrificato ogni più sacro riguardo.

Cervoni paragona il Buonaparte a "Cromuel" (Oliver Cromwell) e a Robespierre, degni di essere chiamati barbari per la mancanza di mezzi termini nel togliere di mezzo tutto ciò che intralciava il loro progetto di Repubblica.

Passa poi a disprezzare i Genovesi per aver scacciato gli Emigrati Francesi che avevano accolto, prima ancora che i Francesi si avvicinassero, e a lodare invece i Veneziani che avevano tenuto duro sul Conte di Verona fino all'ultimo per coerenza con "le proprie massime".
Tanto più, continua Cervoni, che alla Francia poco importava che quei fuggiaschi fossero in esilio in altri Stati, dato che non potevano nuocere in Patria.

Ai miei occhi risulta subito evidente l'intento adulatorio e dilatorio del Generale Francese, ma l'Ottolini coglie ben altro:
Da pagg. 232 - 233:

Da questo discorso con molta affettazione introdotto sembrami potersi dedurre, che quantunque il Governo Francese coltivi forse l'idea di spiegare un risentimento per l'accoglienza fatta ai loro Emigrati, del quale ne hanno già in molti incontri tracciata l'idea, non dispiaccia forse al presente, che s'attrovino essi dispersi per li Pubblici Stati, giacchè si può ragionevolmente sospettare, che molti tra questi servano ottimamente alle loro viste.

Oliver Cromwell

Il condottiero repubblicano inglese Oliver Cromwell, vissuto tra il 1599 e il 1658, in un quadro di Samuel Cooper, courtesy of Wikipedia.

E non si tratta di pura elucubrazione psicologica; Ottolini enumera gli indizi che supportano la sua intuizione: alcuni degli Emiograti erano in realtà agenti giacobini.

Da pagg. 233:

Non è già senza fondamento questa mia suspizione.
All'arrivo dei Francesi in Milano si vidde nei volti di alcuni di questi Emigrati dipinta la gioia, ed anco qualcuno si portò innosservato a Milano; ed all'arrivo del General Cervoni in Bergamo lo visititarono di nascosto, e seco tennero lunghe conferenze.

I discorsi del Cervoni sono comunque sempre impostati al manifestare riguardo verso la Repubblica. È così convincente che Ottolini persino gli presterebbe "quella fede, che ora ben giustamente si nega "a questi moderni Vandali", il di cui insultante ostile contegno troppo discorda colle infinite amichevoli dichiarazioni...".

Da pag. 233:

Si accresceva a questo tempo a colpo d'occhio l'armamento delle Venete Lagune, e ponevasi l'Estuario tutto in istato d'insuperabile difesa: ... si coscrissero volontarj a militare a pubblica disposizione gli abitanti delle varie Isole, e Lidi dell'Estuario medesimo, vivissimo essendo ne' sudditi il desiderio di perpetuare la gloria dei Veneto Nome.

Storia di Venezia - Arsenale di Venezia in un disegno del 1797, click per ingrandire

"Proiezione iconografica del Ces. Reg. Arsenal di Venezia connotante lo stato di sua Forza Militare Marina al tempo dell'abdicazione del suo Governo li 12 Maggio 1797 Disegno II", di G.B. Maffioletti conservato al Museo Storico Navale di Venezia (click per ingrandire): courtesy of http://storieveneziane.wordpress.com.

"La debolezza, e la poca costanza, dimostrate in Verona dal Provveditor Generale Cav. Niccolò Foscarini" avevano irritato l'animo dei Veneti al punto che, quando il 18 Luglio 1796, decadde il tempo del Cittadino Ottolini come Residente a Bergamo, quella Carica venne assegnata a lui, rimuovendolo dal precedente altissimo incarico.

Tale decisione dispiacque ad alcuni dei Savj, ma dovettero "chinare il capo" di fronte alla decisione dell'Organo cui competeva quell'elezione, il "Corpo Sovrano", ovvero il Maggior Consiglio.

In seguito a questa forzata dimissione del Provveditor Generale, tutti gli affari Oltre Mincio rimasero affidati a quel Francesco Battaja che abbiamo visto protagonista, col collega Niccolò Erizzo, dell'incontro con Napoleone a Roverbella.

Dopo quello sciagurato colloquio, Erizzo aveva fatto ritorno a Venezia, mentre il Battaja era stato fermato in Brescia dal Senato. Lo si ritenne "uomo fatto secondo il cuor di Buonaparte" e a lui fu lasciato il compito di condurre quella particolarissima "pubblica relazione".

Storia di Venezia - Il Castello di Brescia

Il Castello di Brescia, courtesy of Wikimedia.

Non sarà però investito a sua volta del Provveditorato General fino al 2 Ottobre 1796, quindi nel frattempo Verona rimane sotto "la Reggenza del N.H. Antonio Marin Priuli Cap. e Vice Podestà.".

Da pag. 234:

Non perciò si minorarono, anzi si accrebbero, come era ben facile a prevedere, le sventure nelle Provincie, occupate da Francesi. Si accrebbe in conseguenza il fermento, ed il mal umore nelle medesime a vista dell'abbandono, in cui si vedevano ...

Tale fermento non è tuttavia di ribellione allo Stato Veneto, ma verso le angherie e le sopraffazioni francesi.

Il Tribunale degli Inquisitori è conscio che la tensione sta raggiungendo livelli di guardia fra quei Sudditi, pur fedelissimi, che si vedono oggetto di ruberie come privati e di oltraggio in quanto membri della Repubblica.
Da pag. 234:

... si dimostravano risoluti di scuotere il giogo dell'imposta moderazione, e disposti a vendicare con l'armi alla mano gl'inumerabìli loro aggravj privati, ed il manifesto oltraggio dell'adorato loro Sovrano.

Gli Inquisitori fanno dunque rapporto sulla situazione ai Savj, che non mancheranno di farlo scomparire nella ormai famosa "Filza delle non lette in Senato".

Tale Rapporto, in data 21 Luglio 1796, è riportato integralmente dalla pagina 234 alla 237 e verte su una lettera scritta in Verona nella stessa data da un anonimo, che viene presentato solo come "persona del Ministero delle Cariche Generalizie, ed Estraordinarie in Terraferma".

Da tempo non sentiamo più parlare dell'ineffabile "Secretario Cifrista" Rocco Sanfermo, che dopo il ruolo da protagonista giocato in quasi tutta la prima parte di questa "Raccolta", si è eclissato dai nostri orizzonti in direzione di Verona al seguito dell'atterrito Provveditor Generale in T. F. Niccolò Foscarini.
Potrebbe essere interessante una analisi stilistica della Lettera per vedere se non ne sia, alle volte, lui l'Autore.

In tale lettera si riportano tre tipi di notizie. Logistiche, Militari e Politiche, che riporterò, ove possibile, per punti.

Logistiche
Da pag. 235:

  • La comparsa nelli Veneti Stati dell'Armata Francese ha prodotto il più vivo mal umore ne' sudditi; taluni si supposero perfino abbandonati dalla pubblica protezione ...
  • ll fermento è gravissimo e tutti anelano a scuotere l'abborita dipendenza ... alla volontà Francese.
  • Gli abitanti di questa Città, quelli del Territorio sono nello stesso sentimento;
  • basterebbe un solo cenno, o permesso tacito del proprio Sovrano per farli uscire da limiti di quella moderazione, nella quale, ... è veramente prodigiosa cosa che si siano mantenuti.
  • Gli aggravj del Territorio sono più pesanti, che alla Città.
  • Le di loro proprietà vennero in molti luoghi rovinate, la specie Bovina può dirsi vicina al suo deperimento, ... nei saccheggi, nelle violenze, ...
  • La pubblica tranquillità (devo dirlo francamente) è ad ogni momento all'azzardo di essere compromessa.
  • Lo sdegno per la marcia de' Schiavoni, per la occupazione del Castello, delle Artiglierie, delle poche munizioni, e dei fucili è vivissimo in ogni ceto di persone.".

Militari:

A detta dello scrivente, Napoleone, nonostante le gravissime perdite che subisce nell'assedio di Mantova, a causa dei combattimenti e di epidemie fra le sue Truppe, sarebbe in procinto di impadronirsi della città.

Storia di Venezia - Le opere d'assedio Napoleoniche a Mantova nel Luglio 1796, click per ingrandire

Le opere d'assedio Napoleoniche a Mantova nel Luglio 1796, si notano i ventagli di tiro delle artiglierie verso la città. Curiosamente, non sembrano esserci batterie puntate contro la Cittadella (click per ingrandire): courtesy of http://www.mantovafortezza.it.

Da pagg. 235 - 236:

  • Le bombe sono arrivate a colpire fino nella cupola della Basilica di S. Andrea, e nelle case contigue entro della Città.
  • Le loro Batterie sono numerosissime ed il fuoco è incessante.
  • Un Esploratore sortito in jeri alle dodici dalla Piazza con due lettere, che sotto nomi diversi sono dirette ai Comandanti Austriaci a Roveredo, assicura, che il popolo comincia ad essere inquieto, che se l'Armata Imperiale non accelera le sue operazioni, egli è forza che la Città abbia a capitolare.
  • Già il Presidente Zanetti fu a parlamento con li Francesi, e le troppo dure condizioni di questi impedirono l'accomodarsi.
  • Se gli Austriaci sieno o nò in istato preciso di tentare la discesa dal Tirolo, o piuttosto se abbiano commissioni di eseguirla, precisamente lo ignoro.
  • Jeri però vi fu un attacco de posti avanzati verso la Chiusa con vantaggio degl'Imperiali.
  • Il Colonnello Napolitano de Brisogni mi assicurò, che sessanta mila soldati compongono la forza delle Truppe Austriache;
  • e se questo è di fatto, per verità non parerebbe sufficiente a caricare il sciame de loro nemici guidati da un Generale, che al buon termine della sua impresa vede alterata la sua sorte futura.

L'insieme di questa "analisi" dell' "esploratore" fuggito da Mantova fa sospettare che si tratti di un falso informatore, ovvero di un agente francese.

Questo sarà più chiaro nel seguito "politico" della "soffiata" agli Inquisitori, ma possiamo cogliere incongruenze già in questa parte "militare".

Come potrebbe Napoleone essere dichiarato comunque "vincente", nonostante tutti i dati riportati siano a suo sfavore?

  • Epidemia e perdite consistenti sotto Mantova;
  • parte dell'Armata dispersa in saccheggi su un Territorio vastissimo e quindi molto vulnerabile;
  • sconfitta in una sortita;
  • arrivo di 60.000 nuovi uomini austriaci contro i suoi forse 30.000, nemmeno chiamati esercito, ma "sciame".
Fortezza e Cittadella di Mantova nel 1730 - click per ingrandire

Fortezza e Cittadella di Mantova nel 1730 - (click per ingrandire), courtesy of http://www.mantovafortezza.it.

Infatti Napoleone non espugnerà Mantova in quell'occasione, e il 31 Luglio sarà costretto a togliere l'assedio. Mantova gli sarà data solo nel Febbraio 1797.

Skyline di Mantova nel 1730

Skyline di Mantova nel 1730, courtesy of http://www.mantovafortezza.it.

Politiche:

Parte della risposta si può forse individuare in una frase della parte "politica" della relazione, laddove scarica il barile delle "informazioni" che intende trasmettere sulle responsabilità di sole fonti militari:
da pag. 236

Parlerò di ciò, che riguarda a' Francesi, e di quello appartiene agli Austriaci.
Voci però, che non partono che da Militari Figure, ignorando profondamente tutto quello può esservi d'immediatamente relativo alla volontà de' Gabinetti.
(1)

Storia di Venezia - Charles Edward Saul Jennings de Kilmaine

Charles Edward Saul Jennings de Kilmaine, detto "Kilmaine il Prode"; Irlandese naturalizzato Francese, secondo molte fonti fu forse l'unico Generale di cui Napoleone si fidò sempre completamente. Tuttavia vi sono fondate ragioni di ritenere che Napolone ne temesse l'ombra, e lo decentrasse in luoghi insalubri, facendolo prematuramente morire nel 1799 a 48 anni (cfr. Landrieux); courtesy of Wikipedia.

Auguste-Marie-Henri Picot de Dampierre

Auguste-Marie-Henri Picot de Dampierre; fu in effetti un Generale rivoluzionario francese assai noto, ma era morto da 3 anni al tempo della relazione del nostro informatore.(2) Forse l'anonimo agente degli Inquisitori aveva anticipato Gogol, nell'idea che anche le "Anime Morte" potessero batter cassa; courtesy of http://la-cour-royale.forumcommunity.net.

L'informatore riporta dunque le opinioni dei Generali.

Napoleone avrebbe proposto ai Provveditori di restituire Peschiera e mettere in mano a Venezia anche Mantova, "che Mantova sarebbe opportuna, anzi necessaria alla Repubblica".

Kilmaine, dal canto suo sarebbe ancor più generoso: Venezia fra le quattro Potenze destinate a governare l'Italia; la Francia, per personale intercessione del Kilmaine stesso, sarebbe disposta a consegnare al Governo Veneziano il Milanese in parte o anche tutto...
Da pag. 236:

... se la Repubblica volesse porzione, o tutto il Milanese con garantia della Francia, si spiegasse, ch'Egli si sarebbe fatto carico di far aggradire il Progetto. E qui puossi riflettere, che Kilmaine è tutto amico del Saliceti.

Insomma, se Venezia si "spiegasse" anche col Kilmaine, questi si farebbe carico di rammentare al Saliceti le "spiegazioni" da quello richieste (e presumibilmente ottenute) a mezzo della contessa Greppi, come abbiamo visto in una precedente pubblicazione.

L'informatore accenna a un'altra proposta da parte di Napoleone ai Provveditori Generale e Straordinario, di lasciare la difesa dell'Adige ai Veneziani, qualora essi siano disposti a vigilarli in armi contro gli Austriaci.

Noi non abbiamo trovato traccia né di questa né della precedente "proposta" Napoleonica, nelle relazioni inviate dai Provveditori e dai Deputati.

Queste proposte sembrano dunque a tutti gli effetti delle invenzioni dell'informatore, che non è difficile vedere in veste di emissario del Kilmaine, alla ricerca di una mazzetta anche per sé.

Forse tra i Francesi si era sparsa la voce che ai "Pantaloni" bastava fargli ""Bu!" perché allargassero la borsa degli zecchini...

E' poi la volta di un altro Militare, dire la sua a mezzo dell'anonimo informatore degli Inquisitori.

Si tratta di tale "Picot Capitanio Francese, che è assai vicino al General Buonaparte" (2).

Il Picot, "si espresse con persona della dipendenza della Carica Generalizia, (a noi nota ed anche riscontrata) e fatta a Lui amica, che restava sorpreso, come la Repubblica non facesse cessare i reclami de' suoi Sudditi, impegnandosi a mantener i suoi Possessi. Che se questo potesse esser aggradito, egli si caricherebbe del maneggio presso Buonaparte, che garantirebbe poi con la sua Armata i Veneti Stati." (da pag. 236).

Non è chiaro se la "persona della dipendenza della Carica Generalizia" fosse nota e verificata dall'informatore in Verona o dagli Inquisitori che trasmettono la lettera ai Savj, però anche il Picot offre in sostanza i suoi servigi in cambio di un "aggradimento" degli stessi.

In chiusura delle notizie politiche sui Francesi, e prima di affrontare quelle sugli Austriaci, l'informatore si concede una piccola e strana parentesi, assai più realistica del resto dell'esposizione.

Da pagg. 236 -237:

Tale è lo stato delle cose Politiche a questa parte rispetto a' Francesi, li quali potrebbero aver lasciato penetrare tutto ciò con oggetto di poter più liberamente tener concentrate le proprie forze, ed agire contro gli Austriaci; e potrebbero pure esservi a ciò condotti sul timore, che diminuendo le malattie la lor Armata, fosse presto ridotta in istato di non poter estendersi ne' tanti punti, come oggidì succede, e fronteggiare il Nemico.

Questo improvviso voltafaccia dalle "voci dei Militari" a considerazioni pragmatiche e realistiche mi fa decisamente ancora pensare al Sanfermo, nei cui Dispacci abbiamo sempre visto mescolarsi demagogia e verità, senza che quest'ultima venisse mai veramente nascosta.

Le considerazioni sugli Austriaci sono molto stringate:
da pag. 237:

  • ... corre voce fra i Generali, e tra i Soldati loro, e lo ripetono anche gli Uffiziali Napolitani, che vengono dagli Austriaci riguardate le Venete direzioni come contrarie ai riguardi dovuti verso la Casa d'Austria.
  • Alcune Lettere del Tirolo lo dicono a de Veronesi che presto cambieranno di Padrone, per quanto si fa credere.
  • Gli Austriaci pagano esattamente, hanno grandissima influenza in Città
  • nè ... sarebbe impossibile, che allor quando fossero per discender dal Tirolo, e cacciassero i Francesi da Verona, non esercitassero sopra la stessa quel medesimo pretesto, che i Francesi hanno adoperato a Peschiera;
  • cioè, che inalberassero il Paviglione Imperiale, come Buonaparte ha fatto a Peschiera, dicendo allora, che l'aveva conquistata sopra i suoi Nemici.

Verona li 21 Luglio 1796 Ore 3 di notte.

Truppe Austriache in una ricostruzione storica, da una foto di Massimo Puppo

Truppe Austriache in una ricostruzione storica, da una foto di Massimo Puppo (Club "Fotografando", Campo Ligure, Genova).

L'informatore mantovano risulta quindi molto ben informato sull'andamento dei fatti di Peschiera... Non erano in molti a sapere che Napoleone non la aveva effettivamente conquistata ma occupata dopo l'evacuazione... Uno di questi era il Sanfermo, uno il Colonnello Carrara, un altro il Battaja e un altro ancora l'Erizzo. Io opterei per il Sanfermo come autore di questo referto da Verona e Mantova.

Al momento egli è un Segretario, quindi uno che non firma le cose se non come redattore di decisioni altrui.

Essendo un Funzionario, forse non gli è nemmeno concesso di firmare le sue proprie eventuali relazioni, ponendosi invece la sua persona come quella di Funzionario in servizio, ovvero, come appunto: "persona del Ministero delle Cariche Generalizie, ed Estraordinarie in Terraferma".

Annotiamo comunque che in questa comunicazione degli Inquisitori compaiono degli anonimi, formalmente due: la "persona del Ministero" che stila la lettera, e l'"esploratore sortito da Mantova".

Dalla pagina 237 alla 242 si riportano brani da alcuni del Dispacci del Residente Ottolini in Bergamo, dove la situazione si evolve sempre più a sfavore delle Popolazioni e della reputazione francese presso le stesse.

In un Dispaccio del 13 Luglio 1796 Ottolini comunica di aver saputo dal Parroco di San Cassano, D. Francesco Careghetti, per mezzo del Colonnello Battaglini, che il Cervoni aveva ricevuto informazioni dettagliate su munizioni e artiglierie disponibili in Bergamo da un cittadino di quella città stessa (il quale aveva poi presumibilmente affidato il proprio misfatto al confessionale N.d.R.).

In un altro dispaccio, in data 18 Luglio 1796, il Residente in Bergamo rende conto della violenta requisizione di Beni di proprietà dell'Arciduca Ferdinando.
Da pag. 237:

l'asporto violento di tutti gli effetti del R. Arciduca Ferdinando, che sin dal momento dell'invasione di Milano erano stati privatamente depositati in una Casa di campagna, che a Gorle teneva il Marchese Luigi Terzi, e che dal Francese Colonnello Vialle furono asportati per ordine del General in Capite Buonaparte.

Non era dunque infondato il sospetto di quell'agente francese che era giunto a Bergamo in Maggio alla ricerca dei Beni dell'Arciduca, sapendo già che erano in qualche casa privata... (vedi)

E c'è ben altro a preoccupare l'Ottolini, in quel Dispaccio.

Il Ponte Vecchio di Gorla

Il Ponte Vecchio di Gorla, (courtesy of http://www.gorladomani.it.

Vialle infatti ha progetti in grande, con le requisizioni. Vuole tutti i beni dei Milanesi in Bergamo per trasferirli in proprietà della Repubblica Francese, ed è pure convinto che ve ne siano molti.

Molti infatti ve ne sono, come Ottolini stesso conferma.
Da pag. 238:

Ve nè sono benissimo in luoghi privati, e di semplice privata ragione, e ne esistono depositati anco ne' primari Conventi di Monache: sicchè l'affare può essere assai serio e rimarchevole...

Ottolini si dice convinto che azioni di requisizioni sui beni dei Milanesi in Bergamo e Territorio, scatenerebbero la violenta reazione del Popolo, che sappiamo già pronto in armi, e trattenuto solo dalle misure di polizia, dai rimborsi e da un tradito senso di fedeltà al Governo.

Ottolini chiede istruzioni e rinforzi per proteggere la sua Gente prima che questa cominci a far giustizia da sola. Non verranno le une né gli altri.

Racconta poi nel dettaglio un episodio in cui un Commissario Francese, forse il Vialle, accompagnato dall'esploratore Baron, si è presentato in casa del negoziante Angelo Ricardi, che custodiva una piccola cassa per incarico privato di suoi corrispondenti Milanesi.
Da pag. 238:

Aveva egli una Cassetta di Medaglie di ragione dell'Arciduca ... oggi quel Commissario ... si portò a ricercargliela, indicandogli perfino il numero, la Marca, i Sigilli, e la Cerchiattura, che doveva avere.
Ei resistette per un poco, ma intimorito dalla minaccia fattagli di levargliela colla forza, gliela diede...

Storia di Venezia - Dal frontespizio Dell'Historia Quadripartita di Bergomo et suo territorio, 1614.

Dal frontespizio "Dell'Historia Quadripartita di Bergomo et suo territorio", 1614 http://historiadibergamo.blogspot.it.

Questi eventi provocano un'amarezza nell'Ottolini che lo induce a una curiosa protesta presso il Vialle confiscatore. Egli si lagna non già delle requisizioni medesime, ma del fatto che il Vialle le faccia in proprio.

Deve il Vialle, per dette requisizioni, riferirsi all'Ottolini, che provvederà ai sequestri e li consegnerà al Vialle alla frontiera con Milano.

Questo, naturalmente, non per difendere lo Jus delle Genti e dei Cittadini, ma al fine di preservare la "Pubblica tranquillità".

Vialle si scusa con modi equivoci, adducendo ordini dall'alto, introduce il fatto che anche in Brescia potrebbero esserci Beni che i Francesi ritengono di loro pertinenza...
Avrebbe fatto comunque presente l'offerta al Buonaparte, ma Ottolini non ritiene di potersi fidare di questa affermazione del Vialle.

La risposta del Consiglio è subitanea il 21 Luglio 1796. Nessuna istruzione o rinforzo, ma grandi elogi per l'offerta di servizio esattoriale a domicilio fatta dall'Ottolini ai Francesi.
Savjo in Settimana è il N. H. Pietro Donà K. .
Da pagg. 239 - 240:

Dietro gli accertati riscontri, da voi avuti, della cosa, si ravvisano pienamente corrispondenti alle Pubbliche viste le misure, che avete prese, incaricato avendo codesto abile ed esatto Capitan Tenente Corner ad eseguire presso il Colonnello predetto le prudenti e precise commissioni rilasciategli, per le quali vi riuscì di veder preservate le Pubbliche massime, dirette a mantenere nella moderazione i Sudditi, e ad impedire li possibili temuti pericoli di popolari suscitazioni,...

Si rapinino dunque i Cittadini in nome dell'amata Repubblica, e non dell'odioso invasore...

A quanto pare l'Ottolini era riuscito non solo a unire un proprio Commissario ufficiale (il "Capitan Tenente Corner"), ma anche a fare in modo che fosse questi il latore ufficiale del bottino fino al confine dei Territori Veneti. Leggiamo infatti, di seguito a pag. 240:

seguita, essendo la consegna al confine delli suddetti effetti nelle private forme, da voi disposte.

Conclude la Ducale del 21 Luglio una mezza pagina di elogi a profitto della vanità e del rassicurare l'Ottolini sulla benevolenza dei "Superiori":

Distinta commendazione per tanto retribuendovi il Senato per così lodevole saggio d'impegno, e desterità, da voi dato nella difficile circostanza, è certo, che a merito del costante vostro esercizio di prudenza, e cura zelante, al caso di consimili spiacevoli successi, i quali confida non abbiano più a ripetersi, medianti le rimostranze aggiustate, risposte lodevoli, da voi date al Colonello predetto nel colloquio seco lui tenuto, proseguirete a dirigervi colli stessi plausibili modi, e principj, non compromittenti li pubblici riguardi a vero merito vostro adoperati con utilità, ed effetto nella surriferita riflessibile emergenza, e che vi resero meritevole del Pubblico particolar aggradimento, ed approvazione.

Storia di Venezia - Un salotto pubblico veneziano (riduto) in un quadro di Francesco Guardi

Un salotto pubblico veneziano (riduto) in un quadro di Francesco Guardi (courtesy of http://correr.visitmuve.it).

Un paragrafo che non so se trovare più disgustoso per la vuota e puerile iterazione adulatoria o per la farragine sintattica. La firma è di "Valentin Marin Segretario".

Mentre il Collegio si lusingava che non avessero più a ripetersi episodi come quelli del Marchese Terzi e del negoziante Ricardi, in quello stesso 21 Luglio 1796 Ottolini inviava un nuovo messaggio.

Vialle ha fatto chiedere il suo permesso per asportare altri beni dell'Arciduca che sono depositati in casa di campagna del Conte Colleoni. Si tratta di tappezzerie.

In nome della pubblica quiete, e dell'ingannare il Popolo, Ottolini dispone che il trasporto devbba avvenire in forma segreta, complice anche il Colleoni. Sarà infatti il Conte stesso che consegnerà la merce ai Francesi oltreconfine. Da pag. 241:

... ritornato da me l'UffiziaIe Francese gli spiegai, che assolutamente tale trasporto doveva essere del tutto privato; che domani mattina senza scorte passar dovesse a Solza, ove sono gli effetti, riceverli in Inventario, e quindi lasciare tutto il pensiero al Co. Colleoni di farglieli tradurre al confine: che i suoi tre Dragoni avessero in prevenzione a portarsi fuori di Stato, e che non dovesse aver luogo "alcuna Pubblicità"

.
Storia di Venezia - Il castello natale di Bartolomeo Colleoni a Solza

Il castello natale di Bartolomeo Colleoni a Solza (courtesy of http://www.isoladibergamo.net).

Si prevede per l'indomani 22 Luglio l'arrivo in Bergamo della Cavalleria Napoletana.
Da pagg. 241 - 242:

Fino dal primo momento la nuova dell'arrivo di questa Truppa, assai diversa dalla Francese, è stata comunemente ben accolta, e la promessa di supplir tutto.... (1).
... feci disporre gli Uffiziali Napoletani nelle Case dei Borghi; sebbene i Cittadini volontieri li avrebbero ricevuti per timore di doverne alloggiare de' Francesi, ... .
La qualità di questa Truppa, e la diversa condizione de Comandanti mi fanno sperare una esatta disciplina, a cui confluirò dal canto mio.
(1) Il Senato aveva convenuto con S. Maestà Siciliana sul provvigionamento delle ruppe Napolitane, acquartierate nello Stato sin alla Pace definitiva: ma la rapacità ed ingordigia Francese seppe convertir in proprio profitto la convenzione, facendo ricadere a carico de' Veneziani il loro totale mantenimento.

Riprende il Tentori, a pag. 242:

Seguivano pari soprafazioni nelle Provincie di Brescia, e di Verona, essendo in ogni luogo ... concordi nel loro sleale carattere i Comandanti Francesi;
e giungevano perciò frequenti i reclami de' sudditi, ... e li ricorsi del Provveditor Generale e de' Rappresentanti di Brescia, e di Legnago ec.
Andaressimo all'infinito, se tutto dovesse essere da noi qui registrato.

Potremo leggere per esteso "la lunga serie de mali, a quali era sottoposta la Repubblica, e le deboli rimostranze fatte dal Senato" nella seguente Ducale diretta al N. H. Alvise Querini Nobile a Parigi in data 23 Luglio 1796, che esamineremo nella prossima pubblicazione.

Umberto Sartori

Cannoni napoletani del Regolamento 1792

Cannoni napoletani del Regolamento 1792: 1) "il Ferdinando" da 24, 2) "il Leopoldo" da 12, 3) "l'Alberto" da 4, 4) "il Francesco" da 16. (courtesy of Wikipedia).


Note

Nota 1 - Vediamo dunque questo fantomatico informatore di duecent'anni or sono convenire alla mia opinione di moderno, ovvero che non fossero le armi e la forza guerriera, i fautori dell'epopea Napoleonica in Italia.
Sopra gli eserciti e i comandanti stanno i "Gabinetti", ovvero i consigli segreti delle Nazioni e delle Dinastie.
Queste, pur in mezzo a sanguinosi conflitti reciproci, hanno trovato un punto di unità in due obiettivi molto succulenti per tutti: la spartizione dei Beni della Repubblica di Venezia previa distruzione della stessa e il drastico ridimensionamento del potere e dei beni temporali del Papato.
Napoleone in questo momento può o non può essere consapevole di essere una figura di capro agente e poi espiatorio di quelli che a tavolino sembrano suoi nemici. Certamente lo diverrà, consapevole, dopo i fatti di Leoben.

Nota 2 - Questo Capitanio Picot potrebbe essere una invenzione dell'informatore. Troviamo infatti ben due Picot agli alti vertici dell'Esercito Francese: Auguste-Marie-Henri Picot de Dampierre, che fu in effetti un Generale rivoluzionario francese assai noto, ma che risulta essere deceduto nel 1793, e il di lui figlio, Achille-Pierre-Henri Picot de Dampierre che sarà messo a riposo alla morte del padre, di cui era aiutante di campo, per essere richiamato in servizio solo nel 1800. Questa citazione del nostro informatore decisamente ricorda "Le Anime Morte" di Gogol, o almeno, "Le Anime Pensionate"...


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