Storia di Venezia

Pagina pubblicata 18 Febbraio 2014

Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
di Documenti Inediti che Formano la Storia Diplomatica
della Rivoluzione e Caduta della Repubblica di Venezia, 1799, XX

INDICE || Tomo Primo 1788-1796 || Tomo Secondo 1796-1797

   

Storia della Caduta di Venezia , XX
Sommario Commentato della "Raccolta Cronologica Ragionata..." di Cristoforo Tentori

PARTE SECONDA
Del Progresso della Rivoluzione dal Primo Giugno 1796 al 12 Marzo 1797 (pagg. 173 - 396)

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Veduta di Parigi al Pont de la Tournelle, XVIII Secolo.

Veduta di Parigi al Pont de la Tournelle, XVIII Secolo, courtesy of Wikimedia.

Dalla pagina 242 alla 245 troviamo riportata una nuova lettera indirizzata dal Consiglio al nobile in Parigi Alvise Querini in data 23 Luglio 1796.

Si fa presente al Querini che sono state completamente disattese le lusinghiere promesse che il Direttorio aveva fatto pervenire a Venezia a mezzo dei dispacci del Querini stesso in data 10 Giugno e 1 Luglio 1796.

In particolare tali promesse riguardavano l' "essersi innoltrati ai Comandanti l'Armata d'Italia gli ordini più precisi, onde si contenghino le truppe Francesi nella dovuta disciplina, e si adempiano i pagamenti per le grandiose somministrazioni fatte, e da farsi.".

Tali inadempienze erano già state segnalate al Residente in Parigi con le Ducali e il Promemoria del 12 Luglio, ma il Collegio ritiene opportuno aggiornarlo all'evolversi degli eventi.

  • I Comandanti Francesi continuano a muoversi con "arbitrarj, e minacciosi modi";
  • ogni giorno occupano nuove zone e borghi;
  • essi impediscono la navigazione sull'Adige e hanno spostato a monte, in Territorio da loro ufficialmente occupato, i mulini veneti di quel fiume riducendo alla fame le Popolazioni che a quei mulini si approvvigionavano;
  • a seguito delle rimostranze fatte in merito presso il Ministro Lallement e i Generali, dal Provveditor Generale in Terraferma, si è ottenuto soltanto un lasciapassare dal Generale Rampon per il transito del Reggimento Ultramarino, smobilitato da Verona in seguito a specifica richiesta francese.
    Il trasporto della truppa dovrà però avvenire tenendo sempre le imbarcazioni accostate alla riva destra del fiume, e su ciascuna sarà imbarcata una Guardia Francese.
  • Riguardo le spese di mantenimento dell'Armata, si è riusciti a ottenere solo "un Ordine in iscritto, rilasciato dal Commissario Saliceti il giorno 30 Messidor al Provvìgioniere Vivante di 300 mila lire..." (1)
  • tale pagamento sarà però esigibile solo al saldo della cauzione da parte del Papa ai Francesi, secondo le clausole del recente armistizio.
  • I Francesi si sono interposti negli accordi fra il Senato e il Regno di Napoli riguardanti la rifusione delle spese per la Cavalleria Napoletana dislocata negli Stati Veneti in virtù dell'armistizio, e adesso anche il Comandante Napoletano esige di essere mantenuto da Venezia come i Francesi.
  • Si aggiorna quindi il Querini sulle confische di Beni Austriaci nel Bergamasco, di cui abbiamo saputo dall'Ottolini nella pubblicazione precedente. Si specifica che la squadra di requisizioni messa in piedi dal Colonnello Vialle è composta di 23 uomini.

Questi sono i temi che il Querini riceve incarico di esporre al benevolo Direttorio, sottolineando come i Comandanti in Italia non rispettino punto le reiterate professioni di amicizia e rispetto verso la Repubblica di Venezia più volte pronunciate dal Direttorio per bocca del Ministro delle Relazioni Esteriori Delacroix e del Direttore Rewbel.

Dovrà, il Querini, chiedere al Direttorio che investa di pieni poteri di controllo sulle Armate il Ministro Residente in Venezia.
Da pag. 244:

... massimamente in vista delle varie emergenze che accader possono per l'esistenza delle Truppe Francesi nel Veneto Territorio ... sarebbe desiderabile ... che autorizzato fosse questo loro Ministro con precise commissioni, onde le cose che venissero con esso lui concertate, riportassero presso i Comandanti dell'Armata la relativa esecuzione.

Quanto male facessero i Savj a fidarsi del Lallement sarà tra breve dimostrato, leggendo una nota del Delacroix al Senato Veneto, che riporta una comunicazione del Lallement al suo Governo.

La lettera al Querini si conclude con l'approvazione di una sua proposta di cambiare l'itinerario della posta diplomatica, che, per la via di Milano, subisce al momento gravissimi ritardi. Si concerta di inoltrare le comunicazioni via Basilea - Lugano - Bergamo.
Firma il Dispaccio "Andrea Alberti Segretario".

Storia di Venezia - Jean-Francois Rewbell

Jean-Francois Rewbell (Reubell), 1747-1807: nel 1795 venne eletto membro del Direttorio, di cui divenne presidente nel 1796. Entrò anche nel Consiglio degli Anziani , courtesy of French Revolution Digital Archive. A collaboration of the Stanford University Libraries and the Bibliothèque nationale de France.

Gli Inquisitori non smettono il loro lavoro di Intelligence, ma la loro solerzia va a solo vantaggio del Collegio, che nasconderà anche questa loro comunicazione, stilata il 25 Luglio 1796 al Senato.
Da pag. 245:

Non trascuravano in questo tempo gl'Inquisitori di Stato di comunicar a' Savj del Consiglio tutti quei lumi, che ad Essi per vie secrete pervenivano, ad oggetto di porli al caso di propor al Senato quelle salutari deliberazioni, che salvare potevano la Repubblica.
Essi però posero nella "Filza Comunicate non lette in Senato" anche la seguente "Comunicata", giacchè i suggerimenti ovvj e saggi della medesima non erano confacenti al palato del maggior numero de' medesimi.

In tale comunicazione, gli Inquisitori riferiscono di una Lettera da "persona confidente" che viene allegata in copia e riassunta per estratto nella comunicazione.
Da pag. 245:

Estratto di Lettera pervenuta questo giorno
25 Luglio 1796.
Scrivono da Genova che quel Ministro Francese dia da pensare a quel Governo con delle Note inquietanti.

Genova

Veduta di Genova, courtesy of http://adeleviericastellano.blogspot.it.

Le Note di protesta francesi verso Genova sono rivolte la prima all'eccessivo assembramento di donne in occasione delle preghiere alla Madonna del Monte, e la seconda all'intercettazione di un piccolo carico di fucili che si introduceva di contrabbando in città dalla Riviera a scopo di commercio clandestino.

Quest'ultimo fatto ha dato occasione ai Francesi di effettuare numerose perquisizioni, ma in tutto furono trovato solo 33 schioppi.
Si crede in Genova che tali armi fossero di quelle vendute da soldati francesi al mercato nero.

E' opinione dello scrivente che i Francesi cerchino "pretesti per attaccar Genova, o almeno per farle una visita simile a quella di Livorno".
Da pag. 246:

Quel Paese non è certamente tranquillo. La sua Neutralità armata senza armi va a rischio di costarle cara.
Un Amico mi dice. Li Francesi cercheranno de' pretesti anche con Venezia sicuramente.
Si dice, ch'Ella armi; se non armerà fortemente, sarà calpestata anch'Essa.

Storia di Venezia - Truppe Venete in una ricostruzione storica, da una foto di Fabrizio Zuccarato

Truppe Venete in una ricostruzione storica proposta dal Gruppo "Sedicesimo Reggimento Treviso 1797 Serenissima Repubblica di San Marco"; da una foto di Fabrizio Zuccarato.

L'anonimo scrivente è anche prodigo di consigli su come rassicurare il Direttorio a fronte del riarmo.
Si potrà dire loro che si arma la Dominante per tenere a freno il suo stesso Popolo nel caso intendesse opporsi agli ospiti Francesi, e anche per difendersi dagli Austriaci nel caso questi attaccassero Venezia a causa della generosa ospitalità concessa ai Francesi.
Questi non potranno che essere grati dell'intento, o almeno "ne valuteranno sempre l'arguzia".
Da pag. 246:

"Armino, armino", continuò a dirmi, e portino le loro forze a 40 mila Schiavoni; ed a 4000 Cavalli almeno, completando li Reggimenti, che hanno di Cavalleria, "Armino", se non vogliono essere esposti, come tutte le altre Potenze d'Italia.
Un'Armata d'osservazione in Dogado, o vicinanze sarà sempre pronta a tutto, e terrà basso l'orgoglio Francese: poiché temerà sempre di trovarsi in mezzo a due fuochi.
Mi disse molte altre cose, e mi fece veramente capire la vera utilità di tale armamento.
"Si vis Pacem: para bellum".

Ma i Savj non ritennero di trasmettere al Senato la saggezza di questa antica massima.

Abbiamo visto, nel corso dell' "intervista" avvenuta il 9 Luglio tra il "Conferente" Francesco Pesaro e il Ministro Lallement, come quest'ultimo fosse prodigo di considerazione e di comprensione per le ragioni Veneziane che inducevano al riarmo delle Lagune.
Il Ministro si era spinto fino a riconoscere giuste le lagnanze per il comportamento delle Truppe e dei Comandanti del suo stesso Esercito. Aveva persino consigliato di inoltrare quelle rimostranze al Direttorio Esecutivo.
Da pag. 246:

Ora faremo vedere la mala fede di questo perfido Ministro, e come egli tentava d'illudere i Veneziani.

Il 26 Luglio 1796, infatti, il Residente a Parigi Querini scrive agli Inquisitori allegando una Nota del Ministro Delacroix. Tale Nota, dopo "vaghe parole di buona armonia, di lealtà, di generosità, di amicizia", esprime il rammarico per i mali che subisce lo Stato Veneto, mali che tuttavia il Francese considera come "inseparabili dalla guerra".

Il Ministro Francese non fa parola delle violazioni allo Jus delle Genti, e ancor meno accenna a rimborsare la Repubblica per le enormi spese con cui questa sostiene l'Armata Francese.

Ciò che interessa, in questa Nota del Ministro, è che egli vi allega una seconda Nota, trasmessagli dal Residente Francese in Venezia, l'infido Lallement.
Il Lallement aveva scritto a Parigi il 10 Luglio, ovvero proprio il giorno dopo la melliflua "intervista" concessa al "Conferente" Pesaro, su un tono ben diverso rispetto alla comprensione dimostrata in presenza del Pesaro, "Cavalier e Procurator".

Da pag. 247:

... il Sig Lallement assicura che il Senato arma le Lagune coll'oggetto di far odiare i Francesi dal popolo: che il General Buonaparte alle dimande fattegli di rimborsi aveva con ragione risposto, che i Francesi erano entrati ne' deritti dei Ferraresi sopra i paesi della Repubblica; ... .

Essi dunque considerano Peschiera, Brescia e gli altri luoghi occupati come legittimamente appartenenti a loro (rivendicando, a quel che sembra, gli antichi diritti feudali degli Estensi su alcuni di quei Territori).

da pag. 247:

Questa Nota del Sig. Lallement doveva esser bastevole per conoscer a fondo l'inutilità dell'interviste del Cav. e Procurator Francesco Pesaro col medesimo, giacchè esse lo palesano uomo sfornito di onestà, di veracità, e di buona fede.
Nuovo argomento della mala fede Francese giunse in questo medesimo tempo agl'inquisitori di Stato col Dispaccio ad essi indirizzato nel giorno 27 Luglio dal Rappresentante di Bergamo.

".
Storia di Venezia - Truppe Francesi in una ricostruzione storica, da una foto di Massimo Puppo

Truppe Francesi in una ricostruzione storica, da una foto di Massimo Puppo (Club "Fotografando", Campo Ligure, Genova).

Notizie ancora più drammaticamente inquietanti giungono infatti a Venezia con il Dispaccio dell'Ottolini da Bergamo del giorno 27 Luglio 1796. Da pag. 247:

Questa notte alle ore 7 circa mi capitò il Civico Podestà di Lovere, ... uomo di pochi talenti, ma onorato, probo, e pieno di zelo per il Governo, da me già incaricato, ... delle osservazioni da farsi sugli affari correnti.

Il Podestà di Lovere racconta a Ottolini di avere il giorno prima parlato con un certo Antonio Maria Pobis, Ungherese, "giovane di colti modi, e civile".
Pobis confida a Ottolini di essere stato al servizio di Napoleone per molti mesi, dopo che era stato fatto prigioniero dallo stesso.

L'Ungherese descrive Napoleone come "l'Uomo più empio, ed inumano, e come quello, che sotto l'aspetto delle più dolci, e insinuanti maniere concentrasse il nido de' più orribili tradimenti.".

Questo Antonio Maria Pobis sembra provare un dolore personale per la sorte di Venezia, in quanto avrebbe avuto le lacrime agli occhi ripetendo per ben tre volte al Podestà di Lovere "che sieno già disposte le cose in modo, che il Arsenale di codesta Dominante per la fine del venturo Agosto diverrà un mucchio di sassi ...".

C'è ben di peggio che una fosca profezia, nelle informazioni che l'Ungherese fuggiasco avrebbe appreso da Napoleone e dai suoi Ufficiali.
Da pag. 248:

... da due Patrizi, e da un Secretario vengono di continuo palesati i segreti del Pregadi ... .

Nel Governo Veneziano stesso si anniderebbero dunque ben tre spie al soldo della Francia.

Storia di Venezia - Panorama di Lovere sul Lago d'Iseo

Panorama di Lovere sul Lago d'Iseo, courtesy of Wikimedia.

Il Civico Podestà di Lovere voleva ricompensare il Pobis, ma questi avrebbe rifiutato, mostrando di essere già in possesso di 150 Sovrane da lui sottratte "al Generale" prima di disertare.

Prima di partire da Lovere, Pobis manifesta l'intenzione di raggiungere Venezia e portare personalmente le sue preziose informazioni al Governo Veneto. Andrà a Bano e Ponte di Legno, poi seguirà la via delle Montagne, in modo da sfuggire ai controlli Francesi.

Ottolini invia immediatamente il Civico Podestà di Lovere all'inseguimento del Pobis per riportarlo a Bergamo. Gli promette anche un premio in caso che riesca a raggiungerlo e ricondurlo da lui.

Sant'Alessandro, Patrono di Bergamo

Sant'Alessandro, Patrono di Bergamo, courtesy of Wikipedia.

Il Civico Podestà partì sull'istante, ma da un seguente Dispaccio dell'Ottolini in data 4 Agosto 1976 apprenderemo che tornò in Bergamo senza essere riuscito nelle sua missione.

Ottolini chiude questo Dispaccio del 27 Luglio trasmettendo una descrizione dei connotati del Pobis (che il Tentori non presenta) e informando che questi, secondo quanto riportatogli, cercherebbe alloggio in Venezia presso la Delegazione Ungherese o forse quella Inglese.

La figura di questo disertore risulta assai improbabile, come inesatte sono le informazioni che trasmette. Per non interrompere il filo narrativo del Tentori, svolgo questo argomento in una nota (2), limitandomi qui a osservare che di "spie", nel Governo Veneziano ce n'erano sicuramente ben più di tre.

Da pag. 249:

Qualunque peso voglia darsi alle di lui (del Pobis) asserzioni, vederemo fra poco da un Dispaccio del Bailo a Costantinopoli, che le più occulte deliberazioni del Senato erano in mano del Reis Efffendi; e quindi si vede ad evidenza, che i segreti della Repubblica erano propalati da chi per dovere di uffizio, e per la legge di religioso giuramento doveva custodirli.

Con una lettera del 30 Luglio 1796, gli Inquisitori rispondono all'Ottolini raccomandandogli ogni ulteriore indagine sul Pobis, e assicurandolo che investigheranno a loro volta sullo stesso in Venezia.

Due giorni prima, il 28 Luglio, il Sommo Tribunale aveva inviato un'altra Lettera al Residente di Bergamo, centrata sul "grande e delicatissimo affare" dello spontaneo riarmo della Popolazione, sollecitato ormai personalmente presso il Governo da quel Defendente Bidasio di cui abbiamo parlato in Nota 1 di una pubblicazione precedente.

Tale lettera, riportata dalla pagina 249 alla 252, è un insieme farraginoso di lodi all'Ottolini, di incitamenti al segreto e alla prudenza, di promesse ai Bergamaschi e di ordini più o meno espliciti.

Si da onore anche al Bidasio per "l'impegno, l'avvedimento, e l'estensione delle viste".

Sotto la superficie della piaggeria e della prudenza si intravvedono ordini perentori: l'Ottolini tenga a freno i Bergamaschi, ed estenda i suoi provvedimenti anche alla Valle San Martino, che ha aderito al riarmo dopo la precedente comunicazione Ottolini del 7 Luglio, "sempre con la maniera cauta, e riservata, che si è per li primi Corpi, e Valli, prescritta.".

Ovvero provveda l'Ottolini a tacitare con l'arresto o altri mezzi "cauti e riservati" i più facinorosi; ai moderati, proponga l'attendismo nella fiducia del Governo, che provvederà a inviare loro "il degno, e sperimentato Sargente General Nonveiler a coprire il posto naturale di Governatore dell'Armi".

Sarà il Nonveiler a portare ordini e istruzioni per l'Ottolini, dopo di che condurranno assieme le azioni necessarie alla salvezza dello Stato e dei Sudditi.

Da questa Lettera si conferma che il compito vero e principale di Stefano Nonveiller "Governatore dell'Armi" è quello di tenere sedati gli Insorgenti Bergamaschi.(3)

Da pag. 250:

S'intenderà Egli, e passerà di concerto con V.S. Ill. per esaminare, e condurre tutte le cose occorrenti a salvezza dello Stato, e de' Sudditi; il contegno de' quali nella moderazione, e riservatezza, e circospezione non dovrà essere in menoma parte alterato da questa comparsa d'un Generale, ma conservarsi nelle massime, e nel fatto su i principj della professata imparzialità, e tolleranza.

Annotiamo che nella didascalia, di fonte Inglese e Tedesca, dell'immagine che pubblichiamo, il Nonveiller è descritto nell'atto di ricevere ordini dal Doge in merito alla repressione dell'Insurrezione nel Bergamasco.

Specifica istruzione viene data affinché siano esautorati i Capipopolo spontanei e locali, arrogando ogni decisione alle "figure principali", ovvero al Nonveiller e all'Ottolini: saranno poi questi ad "accreditare" i Capi in ciascuna "Quadra, Valle, e Luogo".

Con il pretesto di inviare quanto potesse loro mancare, i Savj chiedono una lista dettagliata e approfondita di uomini, ufficiali, armi, munizioni da sparo e da bocca a disposizione di ciascun Corpo di Volontari.
Questa richiesta di dettagli, conclude la Lettera, è stata affidata anche al Bidasio.

Sarà forse questa richiesta assai sospetta a spingere il Bidasio dall'altra parte della barricata e a sostenere il Napoleone come purificatore della corrotta dirigenza Veneta.
Firmano la Lettera, a pag. 252:

Zuanne Zusto Inquisitor di Stato.
Giacomo Boldù Inquisitor di Stato.
Vicenzo Dolfin lnquisitor di Stato.

Prima di presentare il citato Dispaccio del Bailo a Costantinopoli, Tentori traccia una panoramica retrospettiva dei fatti in Europa, che noi vedremo nella prossima pubblicazione.

Umberto Sartori

Storia di Venezia - Stefano Nonveiller riceve dal Doge Manin l'ordine di sedare la rivolta bergamasca

Il Sergente Generale Stefano Nonveiller riceve dal Doge Manin l'ordine di sedare la rivolta bergamasca, da un quadro di Anonimo conservato ai Musei Civici di Venezia; courtesy of http://www.akg-images.de.


Note

Nota 1 - Tuttavia i Vivante, come abbiamo visto alla nota 1 di una precedente pubblicazione, non sembrano aver risentito sfavorevolmente di queste dilazioni e mancati pagamenti, dal momento che proprio in quegli anni le loro fortune si moltiplicano a dismisura.

Annoterei ancora la circostanza che il Collegio dei Savj accetti senza traslazione il nuovo Calendario Francese: "30 Messidor", ovvero 18 Luglio, ...

Nota 2 - Come nel caso dell'anonimo informatore uscito da Mantova, anche in questo caso, per noi che abbiamo a posteriori una visione allargata degli eventi sorge spontaneo il sospetto che si tratti di un agente francese, oppure al servizio di quella regia occulta che manovra gli stessi congiurati veneziani oltre al Napoleone e alle Monarchie Europee.

Esiste anche una terza ipotesi ragionevolmente accreditabile, ovvero che si tratti di un espediente dei montanari Bergamaschi per spingere la Dominante a dare loro mano libera nella resistenza armata ai Francesi.
Nel caso di questa terza ipotesi, il Pobis sarebbe una figura di fantasia, ergo non mette conto di dirne altro.

Vediamo invece le "improbabilità" della "copertura" del Pobis sotto le spoglie di un semplice disertore nel caso che il Civico Podestà di Lovere lo avesse realmente incontrato:

  • Alla luce del Buon Senso, è estremamente poco probabile che l'Ungherese, fatto prigioniero dai Francesi pochi mesi prima, si fosse guadagnato, in un tempo tanto breve, una fiducia tale da parte dei nemici da poter avere accesso diretto alle casse del Reggimento e non solo, persino alle confidenze dei Generali e di Napoleone stesso.
  • Si tratterebbe, tra l'altro, non di un mercenario avido e apolide, ma di un "giovane di colti modi, e civile", che piange vere lacrime sul destino di Venezia e rifiuta persino il compenso offertogli dal Podestà per le sue informazioni.
  • Una persona simile, se anche avesse accettato l'arruolamento nella schiera nemica preferendola allo stato di prigionia, difficilmente avrebbe potuto dimostrare zelo e vera convinzione, a meno di essere non un soldato, ma un consumato commediante.
  • Ma i commedianti trovano impiego negli Eserciti solo in ruoli molto particolari, quelli "dietro le linee", dove non si è catturati in combattimento ma, se scoperti, fucilati sul posto, a meno di godere di "altissime" protezioni, ovvero di essere protagonisti di rilievo del doppiogiochismo trasversale.
  • Se quest'uomo fosse fuggito davvero per la via di Bano, Ponte di Legno e le Montagne verso Venezia, è altamente improbabile che sarebbe sfuggito all'inseguimento del Civico Podestà. Chi conosce le Popolazioni di montagna sa con quanta cura esse tengano controllato il loro Territorio anche in tempo di pace. Figuriamoci in quei giorni, quando le valli Bergamasche erano in armi e pronte alla difesa.
    Un cavaliere fuggiasco isolato avrebbe trovato posti di blocco, almeno "informativi", pressoché dietro ogni cespuglio...

Se il Pobis fu persona reale, è probabile che il Civico Podestà non lo raggiunse solo perché lo cercò nella direzione sbagliata: avrebbe dovuto intercettarlo, a mio modo di vedere, sulla via di ritorno verso il suo Quartier Generale a Milano.

Ci si potrebbe chiedere a quale scopo, i Francesi o i Sionisti potessero avere interesse a veicolare quelle tre informazioni, e soprattutto la terza.
Esse non sono del tutto false, sono solo "leggermente" alterate. Napoleone è certo assai spregiudicato, ma ha solitamente di fronte, dal lato veneziano, persone assai più amorali di lui; Venezia non cadrà in effetti nel volgere di pochi giorni, ma di pochi mesi...

Queste prime due hanno chiaro contenuto intimidatorio: Napoleone è un demone incarnato spinto da forze sovrumane feroci, amorali e spietate, e la sorte di Venezia è già segnata là "dove si puote ciò che si vuole".

Perché, d'altro canto, mettere sull'avviso i Veneziani che vi sarebbero "spie", e precisamente tre, annidate nel loro Governo?

Chi come noi abbia seguito i Dispacci raccolti da Tentori essendo avveduto di eventi quali la Pace di Leoben e gli antefatti dell'ascesa Napoleonica, è già al corrente del fatto che in Venezia, e ai massimi livelli del suo governo, sono assai ben più di tre, le quinte colonne al servizio di varie altre Potenze o della propria personale avidità.

Ora i fatti del Pobis precedono di pochi giorni un dispaccio del Bailo in Costantinopoli dal quale risulterà senza ombra di dubbio che i fatti intimi dei Veneziani vengono divulgati urbi et orbi.

Una situazione imbarazzante per l'intero Collegio dei Savj, e per i numerosi Funzionari a vario titolo coinvolti nelle manovre di corruttela francesi e non solo; ma ecco pronto l'antidoto per l'opinione pubblica: "vi sono delle spie a Palazzo, e sono tre".

Si attiveranno gli Inquisitori, per scoprire gli infami, ma senza risultato. Questo perché quel numero di tre, sarebbe forse stato più plausibile a contare non già le spie, ma il numero dei veri Patrioti, rimasti in quel Palazzo stesso nel Luglio del 1796.

Nota 3 - Di questo Stefano Nonveiller non si trovano molte notizie in rete. Risulta però essere nipote di un omonimo nonno, che aveva partecipato come uomo d'arme alla Guerra di Morea e aveva ricoperto Cariche nelle Comunità Dalmate.
Fu promotore, questo nonno, di una raccolta di esercizi poetici in occasione dell'elezione a Doge di Francesco Loredan, di cui riporto l'introduzione. Stupisce, a dir poco, una simile verve adulatoria in una figura di uomo d'armi.

COMPONIMENTI POETICI
NELLA
FAUSTISSIMA ELEZIONE
DI
FRANCESCO LOREDANO
IN SERENISSIMO DOGE
DI VENEZIA
1752

Appena cominciò la fama a pubblicare la Assunzione della Serenità Vostra al lucentifssimo seggio del Principato, che una commozione di eccessivo giubilo levossi in tutte le Città di questa Augusta Repubblica, ed in tutti li Ordini delle Persone nel vedere il merito Vostro da sì alta Dignità onorato e distinto.
Questa comune allegrezza e solenne, congiunta alla riverenza mia speciale verso il Vostro Personaggio, fu in me tanta, e sì ridondante, che non conoscendo privati confini ha dovuto in aperto manifestarsi con pubbliche forme, invitando gli Ingegni più colti ad esprimere con nobili Canti le loro insieme e le mie oltre ogni credere lietissime congratulazioni.
Tale dimostranza d'ossequio era ben dovuta alle grandezze della Vosra Inclita Prosapia, che tra gli altri memorandi Antenati a noi mostra due Egregj Duci, i quali poggiarono all'altezza di quell'Augusto Trono, dove ora Voi pure sedete con tanta Magnificenza.
Tale mia riverenza si doveva alla grandezza del Vostro proprio Valore, cui vorrei potere in qualche modo pur celebrare; ma siccome fissando li sguardi nello splendor della Vostra Maestà rimarrei vinto da tanta Luce, lascierò ad altri sì spazioso campo, che illustreranno le Storie colle laudi del Vostro immortal Nome.
Non volendo io adunque presumere bastanti forze a sì grande impresa, mi terrò lieto e contento di avere mostrato al Pubblico i segni sicuri della mia più leale riverenza in questa per ogni parte faustissima vostra Promozione, ed umilierò dinanzi a Voi questa Raccolta di Canti, pregando alla serenità Vostra dal Cielo perpetua ed intera felicità, e raccomandando tutto me stesso alla Vostra Protezione Augusta nell'atto, che con infinito rispetto m'inchino.

Umiliss. Obbligatiss Servitore, e Suddito Ossequìosiss.
Capit. STEFANO NONVEILLER


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