Storia di Venezia

Pagina pubblicata 17 Marzo 2014

Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
di Documenti Inediti che Formano la Storia Diplomatica
della Rivoluzione e Caduta della Repubblica di Venezia, 1799, XXIV

INDICE || Tomo Primo 1788-1796 || Tomo Secondo 1796-1797

   

Storia della Caduta di Venezia , XXIV
Sommario Commentato della "Raccolta Cronologica Ragionata..." di Cristoforo Tentori

PARTE SECONDA
Del Progresso della Rivoluzione dal Primo Giugno 1796 al 12 Marzo 1797 (pagg. 173 - 396)

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Storia di Venezia - Il Castello di San Piero a Verona

Il Castello di San Piero a Verona (courtesy of http://www.veja.it).

Il giorno 27 Agosto 1796 il Savjo in settimana Zuanne Molin (succeduto a Giacomo Grimani) riferisce in Senato sugli sviluppi "de' mali, a' quali la "neutralità disarmata" lasciò miseramente esposti i Pubblici Stati".

Furono quindi aggiornati gli "Species Facti" e inviati ai Ministri veneti presso le Corti.

Da pag. 283:

1796 27 Agosto In Pregadi
Al Nobile in Francia.

La comunicazione contiene i soliti elogi per l'operato del Ministro presso la corte, con specifico riferimento alla gestione dell'affare dei risarcimenti. Si ringrazia il Querini per "l'impegno benemerito, e li modi destri, e prudenti, che adoperaste al contemplato interessante oggetto, e la riserva, con cui si tenne il Ministro stesso per darvi la relativa risposta;".

Si informa il Querini che ancora non si è verificato il rimborso di quei 300.000 "Franchi" (sono "Lire", nella precedente citazione) che il Commissario Saliceti aveva promesso con ordine scritto del 18 Luglio al provvigioniere Vivante, a fronte del pagamento da parte del Papa Pio VI della prima rata della "cauzione" stabilita nell'Armistizio di Bologna del 23 Giugno 1796.

Da pagg. 283 - 284:

Storia di Venezia - Papa Pio VI

Pio VI, il papa particolarmente inviso a quasi tutte le corti europee, e che cercò di fronteggiare l'esplosione delle sette massoniche anticlericali in Italia, courtesy of Wikipedia.

1796 27 Agosto In Pregadi
Continuazione Species Facti per Parigi.

Non contenti li Francesi di esigere dai Territori Veneti l'intiera sussistenza delle loro Armate, disperdono anche le Carrette, che servono ai trasporti delle loro provigioni, obbligandone spesse volte li Condottieri ad abbandonarle per evitare li mali trattamenti, e salvar forse anche la vita.

  • Le truppe francesi si abbandonano a ripetuti eccessi sui due versanti dei Monti Lessini (Lezini), nei dintorni di Caprino, sulle rive dell'Adige, a Lubiana, a Corrodetto, ad Albore di Bardezana e sino alle porte della Città di Verona;
  • spogliano i poveri Villici dei loro averi e non rispettano neppure le Chiese;
  • trecento Famiglie spogliate de' loro averi, saccheggiate in ogni loro proprietà e smarriti perfino alcuni de' loro Individui sono costretti ad andar esuli, raminghe, e nude per le più scoscese montagne per salvar una vita, che non sanno come più alimentare,... (da pag. 284);
  • un Distaccamento francese, dopo aver "commesso molti svaleggi" nei territori di Este e Montagnana, ha infierito contro un Villico che cercava di difendere la moglie incinta dalla violenza: lo sventurato ha avuto un braccio amputato da una sciabolata e la moglie, alla vista del fatto, è deceduta.
  • Alle proteste dei Comandanti Veneti, i Generali Francesi rispondono con generiche proteste d'amicizia e promesse di tenere meglio a freno i soldati, ma non lo fanno poi quasi mai.
  • Dopo le efferate violenze dei Francesi a Villa di Nasar, dove un anziano capofamiglia giunse al punto di gettarsi dalla finestra, il Generale inviò bensì un drappello di cavalleggeri per arrestare i responsabili, ma "non si vidde poi né castigo, né risarcimento alcuno".
  • Durante il soggiorno nei Castelli Veronesi, le truppe Napoleoniche hanno messo fuori uso le artiglierie.
  • Intorno a Peschiera tagliano gli alberi, devastano la campagna e asportano le artiglierie di grosso calibro;
  • Al momento, nonostante le pressanti richieste, le Autorità Venete in Verona sono riuscite a negare che i Francesi si reinstallino nel controllo dei Bastioni e delle loro artiglierie;
  • Il Generale Augereau, con il pretesto dell'uccisione notturna di un soldato francese da parte di ignoti, minaccia gravissime rappresaglie se entro 24 ore non saranno scoperti e puniti i rei. L'omicidio, secondo quanto riferiscono gli informatori Veneziani, potrebbe essere avvenuto a opera di un altro soldato francese.
  • I Napoleonici calpestano ogni riguardo di neutralità e ospitalità, sequestrando la corrispondenza in transito nell'Ufficio Postale di Verona diretta a Wurmser e ad altro Generale Austriaco.
  • Augereau ritiene che questo sia un suo diritto, al fine di meglio combattere la propria guerra, e dichiara che continuerà con questa pratica ogniqualvolta si presenterà l'occasione.
  • Ancora più chiaro il sistema adottato in Milano, dove vengono aperte tutte le le lettere, pubbliche e private da e per Venezia e lo Stato Veneto. Di alcuni pieghi si traggono addirittura copie che vengono inviate al General Bonaparte.
Storia di Venezia - Saccheggio e incendio di un villaggio

Saccheggio e incendio di un villaggio (courtesy of http://stefanomaroni.wordpress.com).

Napoleone, in Brescia, non è da meno dell'Augereau in Verona:

  • in aggiunta ai regolari rifornimenti per le sue Truppe, si è impadronito del Castello e lo ha fortificato a suo genio appropriandosi dei cannoni;
  • ha mandato senza preavviso a occupare altri sei conventi per dare ricovero a altri duemila ammalati;
  • vuole in giornata, dai Rappresentanti della Città, la fornitura di:
    • 6000 camicie;
    • 3000 aune di tela;
    • moltissima acquavite;
    • aceto;
    • limoni;
    • zucchero.
  • Minaccia se non prontamente soddisfatto, di tassare Brescia per tre milioni e di prendersi quel che vuole con la forza;
  • Si è potuto, con trattative, ottenere che si accontentasse di solo tre dei conventi, e convincerlo a mandare duemila ammalati a Cremona.
  • Napoleone ha fatto demolire la Rocca di Anfo in Val Sabbia, adducendo alle proteste del Provveditor Foscarini che tale operazione gli era indispensabile e promettendo che i cannoni veneti lì collocati sarebbero stati trasportati a Brescia. (1)

A pagina 286 segue lo "Species Facti" destinato all'Ambasciatore Veneto in Vienna.

1796 27 Agosto In Pregadi.
Continuazione dello Species Facti per Vienna.

Un grosso corpo di truppe Austriache, accampate in Castello Veneto della Scala, vicino al confine con l'Austria, ha:

Storia di Venezia - Scorcio del Castello di Conegliano

Scorcio del Castello di Conegliano. Courtesy of http://www.panoramio.com.

  • guastato le fienagioni;
  • tagliato alberi, viti e sorghi non ancora maturi;
  • saccheggiato e rubato nelle tezze, sulle strade e nelle case, inclusa quella del Capitano stesso di quel Castello;
  • le Divisioni spintesi a Bassano, Treviso e in altri luoghi dello Stato Veneto, continuano a esigere pane, avena e fieno in cambio di semplici ricevute;
  • un gruppo di 900 tra fanti e cavalleggeri, incamminatosi da Bassano verso Pontebba (Pontieba), dopo aver ottenuto da Conegliano le somministrazioni richieste per cinque giorni, nonostante non si fermasse in quella città che soli tre giorni, ha tentato di ottenere dalle Casse pubbliche anche una somministrazione di mille Fiorini, poi ridotta a cinquecento, col pretesto addotto dal Comandante di dover corrispondere le paghe ai suoi soldati;
  • le fortissime insistenze del Generale di Divisione Austriaco hanno infine convinto il Capitanio Giusdicente di Venzere ad accordargli un prestito personale di 600 Fiorini;
  • il Comandante austriaco si è anche impadronito di una vettura a suo uso, dietro rilascio di una "ricevuta da soddisfarsi a suo tempo, e luogo";
  • la truppa indocile minaccia di tagliare gli alberi e di abbandonarsi ad altri eccessi se gli si ritarda la consegna della legna e di altri generi richiesti.

Nello stesso giorno del 27 Agosto 1796 furono spedite anche le continuazioni dello "Species Facti" per i Rappresentanti Veneti a Costantinopoli, Pietroburgo, Londra, Madrid, Torino, Napoli e al Residente in Milano. Tentori omette la copia di questi dispacci, in quanto essi sono ricapitolazioni di quanto già esposto nei due precedenti a Parigi e Vienna.

Nel frattempo, la squadra messa su da Ottolini con il Supremo Tribunale degli Inquisitori di Stato, secondo gli ordini disposti dalla "Ricercata del Senato" del 12 Luglio 1796, aveva portato a compimento il "gran piano del general armamento della provincia Bergamasca".

Sono più di trentamila gli uomini che Ottolini ha unito e organizzato con l'aiuto dei Capi locali per garantire in armi la sicurezza della Provincia di Bergamo e della Repubblica.
Il Tribunale degli Inquisitori, demandato dal Consiglio dei X, a sua volta incaricato dal Senato, riferisce sugli sviluppi del piano percorrendo la stessa via gerarchica, ma solo fino al Collegio dei Savj, perché anche questa "Comunicata", trasmessa appunto dall'Ottolini agli Inquisitori e da questi ai Dieci e da questi ancora al Collegio, finirà prematuramente il suo naturale iter nella famigerata "Filza delle non lette al Senato".

Da pag. 287:

1796 31 Agosto In Consiglio de' X.

A poco più di un mese dal momento in cui hanno ricevuto l'incarico di occuparsene, gli Inquisitori ritengono che sia il momento di risottoporre il delicatissimo affare del riarmo Bergamasco al Senato.

Gli Inquisitori ritengono siano innanzittutto da lodare lo zelo, i talenti, le direttive e la prudente sollecitudine del N.H. Capitanio Vice Podestà Alessandro Ottolini.

Egli ha saputo portare l'approvazione del Senato Veneto e del Tribunale ai Capi dei Corpi volontari, riuscendo tuttavia a far sì che le operazioni di riarmo e organizzazione rimanessero segrete.

Nonostante le preoccupantissime notizie dalle Province limitrofe, Ottolini ha saputo mantenere i suoi uomini in "un fervore temperato dalla subordinazione alli voleri, ed alle Massime del Principato, "Massime di Neutralità", e di "tolleranza" (1)". Nota da pag. 288:

(1) - La "Neutralità disarmata" tanto accarezzata dalla maggioranza de' Savi non poteva meglio quidittarsi che col nome di "Tolleranza di tutti i mali, ed oltraggi innumerabili".
Tale fu la "Veneta Neutralità" fin a questo punto, e molto più funesta in seguito.

Segue una descrizione della sequenza degli eventi, con le prime offerte delle Comunità vallive che ammontavano a circa diecimila uomini, cui presto si unirono praticamente tutte le altre Comunità della Provincia.

Storia di Venezia - Scorcio della Torre Civica di Bergamo

Scorcio della Torre Civica di Bergamo, courtesy of http://ontheroadinitaly.style.it.

Il Senato pensò allora di affiancare all'Ottolini una figura militare "di conosciuta fede, probità, ed esperienza la quale congiuntamente contribuisse ad ordinare la materia sul luogo" (Noi sappiamo trattarsi del famoso Generale Nonveiller, e sappiamo anche che il suo vero incarico era quello di impedire ogni azione da parte dei volontari).

Ottolini e Nonveiller hanno assieme elaborato un piano che viene dagli Inquisitori rimesso al Senato, visto come unico Organo deputato a dare norma e vigore a tale progetto.
Al Senato dunque si espone il progetto, perché non manchi al Supremo organo dello Stato la necessaria chiarezza sulla forza dei suoi mezzi di difesa.

Da pag. 289:

Il Piano è adattato alla ristrettezza di tempo, nel quale può occorrere, alla prontezza delle esigenze per realizzarlo, ed alla parte, che deve caricare sull'Erario.
Delle tre categorie, che lo formano, due appartengono al Militare, la terza all'Economico.

La prima Parte è formulata sulla base di una "Massa" di 30.000 uomini, raccolti con il concorso di quasi tutta la Provincia.

  • Questa "Massa" si ripartirebbe in 18 Corpi con il nome di "Quadre, o Valli", e ciascuna di queste in quattro Divisioni.
  • Ciascuna Divisione dovrebbe essere coperta da un Ufficiale con il nome di Capo di Divisione, al quale spetterebbe la "dignità" che si conviene al comandante di un Corpo provvisorio.
  • Le qualità di questi Ufficiali di truppa dovrebbero essere "fede, capacità e conosciuta risolutezza", mentre non importante sarebbe il loro grado militare o la nazionalità, a patto che conoscessero la lingua Italiana.
  • Il comando dovrebbe ricondursi a un solo "capo supremo", coadiuvato da un "Ajutante Generale", entrambi presi dalle Truppe regolari.
  • Il rimanente degli Ufficiali necessari sarebbe invece tratta "da' i migliori tra gli Abitanti" delle rispettive Quadre, Valli e Comunità.
  • Dai diciotto Colonnelli ai Tamburi, il numero complessivo degli Ufficiali ammonterebbe a 2844, dei quali 1872 sarebbero "bassi Uffiziali".
  • L'organizzazione di questo corpo di Ufficiali locali è già stata delineata ed è già in condizione di trasmettere gli ordini per la mobilitazione generale.
  • Questa truppa di volontari deve però essere affiancata da "corpi sufficienti" di truppa regolare e da "qualche numero di Cavalleria".
Storia di Venezia - Veduta delle Valli Bergamasche

Veduta delle Valli Bergamasche, (courtesy of http://forum.valbrembanaweb.com).

La seconda Parte riguarda l'Artiglieria da campagna, le armi e le munizioni da guerra.

  • Qualora alla Dominante non fosse possibile inviare bocche da fuoco e carriaggi, l'Artiglieria può essere fabbricata sul posto.
  • In pochi giorni si possono approntare in Bergamo, con i pezzi già disponibili, otto cannoni calibro 12;
  • si può procedere alla fusione degli altri di vario calibro occorrenti utilizzando le materie prime del resto della Provincia;
  • la fonderia di Castro è già esperta nel getto delle artiglierie, ma abbisogna, nel caso di questo sforzo, di un incremento di fonditori, artiglieri e artefici da parte delle maestranze veneziane;
  • i proiettili possono a loro volta essere realizzati in loco, disponendo sia dei materiali che degli artefici necessari;
  • esistono già scorte di polvere da sparo, e la produzione locale può essere raddoppiata. Si può inoltre importarne "da Paesi esteri, liberi e confinanti" (facile immaginare che ci si riferisse alla Svizzera, e forse all'Austria, dal momento che a Ovest e a Sud imperversavano con alterne vicende Eserciti belligeranti, mentre a Est si trovava lo Stato Veneto, non certo "estero").
  • Le armi individuali già disponibili sono quasi sufficienti, dal momento che quasi ogni Cittadino si è armato in proprio e che vi sono 1500 regolari della Milizia Territoriale.
  • Resta la necessità di inviare qualche Ufficiale e dei soldati artiglieri per addestrare i volontari su quelle armi.
Storia di Venezia - Porta San Lorenzo in Bergamo

Porta San Lorenzo in Bergamo, (courtesy of Wikipedia).

La terza Parte si occupa delle munizioni da bocca, questione molto importante perché la Provincia Bergamasca non produce di suo che il fabbisogno per otto mesi sui dodici annuali.

  • È dunque opportuno impiegare la somma di 36.000 (ducati?) al fine di provvedere scorte alimentari per un mese, anch'esse acquisibili con facilità dai Paesi confinanti e accessibili.
  • Se, auspicabilmente, i Corpi volontari non entreranno in azione, la somma sarà recuperata dall'Erario rivendendo le derrate (frumento, mais, aceti, aquaviti).
  • Gli Inquisitori suggeriscono che per una rapida disponibilità della somma si utilizzino i Fondi ricavati dalla vendita del Miglio, già in deposito presso il Monte di Bergamo, e il "danaro di altra Cassa del Monte stesso".
  • L'Erario dovrebbe farsi carico delle paghe degli Ufficiali e delle truppe regolari che spedisse ad affiancare i volontari, mentre i 30.000 uomini entrerebbero in paga solo in caso e nel momento di andare effettivamente in battaglia, fino allo scioglimento del Corpo.
  • A carico Erariale sarebbero ancora la Cavalleria, le Artiglierie e le munizioni da guerra.
  • A carico dei Sudditi il rischio della vita, il vestiario e le armi che possiedono.(2)
Antica giberna per palle in piombo

Antica giberna per palle in piombo, (courtesy of https://www.facebook.com/regimentjohannwolf).

Gli Autori del Piano si sono trovati concordi nel ritenere utile e forse necessario il supporto anche di altre Province, pertanto, gli Inquisitori hanno saggiato la disposizione dei Territori oltre il Mincio.

In quelle aree, nonostante sia ancora forte la fede e l'attaccamento al "Principato" di Venezia, le scorrerie e i soprusi degli Eserciti stranieri hanno creato uno stato di desolazione che non consente a quelle Popolazioni di riunirsi in sicurezza e organizzarsi per sostenere una lotta.

Si sono invece aggregati sin dal principio alcuni Comuni Vicentini, mentre sembrano sul punto di impegnarsi, direttamente o con offerte pecuniarie, altri della parte superiore della Provincia di Verona.

La fornitura di Ufficiali al Corpo volontario dovrebbe realizzarsi per gradi.

Innanzittutto inviare i quattro Capi necessari a ciascuna Divisione. Questo inizierebbe l'opera e soprattutto conforterebbe e incoraggerebbe i volontari.
A seguire, qualche ufficiale e soldato d'artiglieria, assieme agli artefici e fonditori di cannoni, quando si decidesse di non inviare i pezzi da Venezia direttamente.
Soprattutto comunque gli artiglieri, che perfezionino quelli che già ci sono e ne aumentino il numero.
Infine disporre gli ordini opportuni per la produzione di munizionamento e la predisposizione dei viveri come accennato.

Si noti, in funzione di quello che tra poco osserveremo, questa citazione da pagina 291:

E siccome "il lasciar totalmente cadere così laboriose prestate cure potrebbe forse abbattere l'animo di que' Popoli, ed allontanarli dall'affetto al loro Principe", così l'incontrare tutte queste disegnate imprese non può che essere "dipendente dal Governo Politico ed Economico del Senato". (le virgolette, come altrove all'interno delle citazioni, segnalano un corsivo nel testo originale).

Storia di Venezia - Carretta porta munizioni di epoca incerta

Carretta porta munizioni di epoca incerta, (courtesy of http://freeforumzone.leonardo.it/lofi).

Esposto dettagliatamente il Piano organizzativo, gli Inquisitori demandano "alla maturità e deliberazione del Senato" la valutazione del momento eventualmente opportuno perché la "Massa" dei volontari sia unita e posta in azione, trattandosi di una decisione di tipo politico, che solo l'Organo Supremo della Repubblica può valutare.

Gli Inquisitori stessi si sono fino ad ora adoperati da un lato a dare, nel più grande segreto, una forma all'incarico ricevuto dal Consiglio dei X, dall'altro a mantenere "da per tutto la calma, la rassegnazione, la sofferenza de' Sudditi".

Il Rappresentante in Bergamo, dal canto suo, si è mostrato avveduto dell'importanza di "allontanare il momento del pericolo" e si adopera per tenere a bada i due opposti eccessi, ovvero che quelle Popolazioni cadano preda dell' "avvilimento" o della "disperazione". Ottolini teme infatti che si possa verificare "qualche scoppio parziale di non previsibile e mal calcolata effervescenza" e invoca "ordini e direzioni".

Trattandosi come già accennato di decisioni che dipendono da "principj generali" e dal mutare o perdurare delle "Massime Pubbliche" in materia di politica interna e internazionale, il Supremo Tribunale degli Inquisitori di Stato, esaurito il suo compito organizzativo e informativo, "non può che comunicar tutto alla maturità, alla prudenza, alla virtù, ed al secreto de' Savj del Colleggio, li quali daranno a tutto quel peso, e quelle direzioni, che meglio convengano ai sommi riguardi della Pubblica Salvezza.".

Da pag. 292:

"Letta in "Consulta" da' Savj l'importante "Comunicata", essi calpestando tutti "i riguardi della pubblica salvezza", inflessibili a nulla operare, la collocarono nella funesta "Filza Comunicate non lette in Senato".

Era del resto Savjo in settimana quello stesso N. H. Pietro Donà K. che aveva tentato di censurare l'Ottolini e il riarmo Bergamasco già nella Consulta del 20 Agosto, dove aveva proposto agli Inquisitori una reprimenda sull'attività del Residente di Bergamo.

Storia di Venezia - Gli Inquisitori di Stato da un quadro di Francesco Hayez del 1835

Gli Inquisitori di Stato da un quadro di Francesco Hayez del 1835. Courtesy of http://www.edixxon.com/fondcariplo.

Cristoforo Tentori a questo punto vorrebbe spezzare una lancia in favore degli Inquisitori, sostenendo che essi ben svolsero il loro lavoro nell'intima persuasione che il "disegnato armamento del Bergamasco" fosse di essenziale importanza non solo per quella Provincia, ma per l'intera Repubblica.

A questa buona volontà del Tribunale male avrebbe corrisposto "l'abuso, che faceva la maggioranza de' Savj della confidenza, che in essi riponeva il Senato.".

Da pagg. 292 - 293:

È ben vero che l'armamento de' Bergamaschi avrebbe fatto passare la Repubblica dallo stato "di Neutralìtà disarmata" a quello "di armata"; ma è vero altresì, che li funesti effetti dello stato di disarmo, le lagrime dei Sudditi, e la palese perfidia Francese consigliavano una tal mutazion di sistema, come lo indicò più volte il Tribunale Supremo.

Nella nostra lettura a posteriori, però, non può non saltare all'occhio che le "indicazioni" degli Inquisitori sono sempre espresse in forma dubitativa, e con un costante uso di verbi al condizionale, che ho riportato solo parzialmente nella mia trascrizione divulgativa.

Questo assetto sintattico dell'esposizione pone tutto il Piano in una atmosfera ipotetica, attraverso la quale giungono ai Savj anche suggerimenti sul come farlo naufragare: "il lasciar totalmente cadere così laboriose prestate cure potrebbe forse abbattere l'animo di que' Popoli, ed allontanarli dall'affetto al loro Principe".

A ciò si aggiunga che, pur esplicitamente consapevoli che la materia, per la sua squisita natura politica, sia di stretta competenza del Senato, gli Inquisitori non la trasmetteranno a quell'organo ma, attraverso il Consiglio dei Dieci, alla Consulta dei Savj.

Dal momento che anche gli Inquisitori erano al contempo Senatori, non è pensabile che fosse loro sfuggito come la Consulta avesse esautorato il Senato della sua specifica Autorità e competenza, rifiutando persino di informarlo sulla questione.

Del resto questo era ormai avvenuto anche per altre fondamentali comunicazioni, come il piano per il riarmo delle Lagune del Provveditor Giacomo Nani, che per lo specifico del suo incarico era sottoposto esclusivamente all'Autorità senatoriale.

Non mi sento pertanto di avallare l'ipotesi benevolente del Tentori sul Tribunale dell'Inquisizione, che svolse il suo incarico, ma non lo portò correttamente a termine, vogliasi per l'indebolimento dei suoi poteri ampiamente spiegato da Tentori stesso nella nota alle pagine 26 - 28, vogliasi per paura di ritorsioni occulte da parte dei potentissimi Savj congiurati.

Da pag. 293:

Mentre queste cose accadevano nell'interno, nuovi strepitosi avvenimenti si approssimavano ad accrescere la desolazione dei Pubblici Stati...

Avvenimenti che vedremo nella prossima pubblicazione.

Umberto Sartori

Storia di Venezia - Moschetto veneto modello Tartagna

Rarissimo esemplare di moschetto veneto modello Tartagna, identificato dal ricercatore Dario Toso presso la Collezione Tettamanti di Milano ; courtesy of http://www.soldatinionline.it.


Note

Nota 1 - La Rocca d'Anfo fortificazione eretta nel quindicesimo Secolo dalla Repubblica di Venezia in Val Sabbia, fu poi fatta ricostruire e ampliare da Napoleone nel 1801, secondo criteri militari più aggiornati ed efficienti.

Nota 2 - Taluni potrebbero pensare che l'Erario Veneto non fosse in grado di esaudire le richieste del "Piano Ottolini", ma l'obiezione è vacua, se si pensa che al solo Napoleone nell'incontro con il Battaja e l'Erizzo a Roverbella erano stati assegnati ben 3 milioni, e che la richiesta per un mese dei Bergamaschi era di gran lunga inferiore a quanto quell'Erario forniva agli "amici" Francesi in un giorno nella sola Verona, come abbiamo visto dagli "Species Facti".
Senza contare le elargizioni al Saliceti, al Lallement, al Ministro Delacroix e ai vari singoli Ufficiali perché tenessero, secondo il consiglio del Napoleone, le loro truppe lontane dal bisogno di saccheggiare.
E senza contare i "sussidi" che il "cuore paterno del Senato" elargiva alle Province per compensarle dei "disagi", e che Tentori non ha trascurato di elencare nel "Discorso Introduttivo" alla sua Opera, nel quale si può vedere l'ordine di grandezza dell'Erario e delle scorte di cui Venezia disponeva.


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