Storia di Venezia

Pagina pubblicata 25 Gennaio 2017

Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
di Documenti Inediti che Formano la Storia Diplomatica
della Rivoluzione e Caduta della Repubblica di Venezia, 1799 - LX

INDICE || PDF Tomo Primo 1788-1796 || PDF Tomo Secondo 1796-1797

   

Storia della Caduta di Venezia , LX
Sommario Commentato della "Raccolta Cronologica Ragionata..." di Cristoforo Tentori

PARTE TERZA
Consumazione della Rivoluzione e Caduta della Repubblica di Venezia
Dal giorno 12 Marzo sin al dì 13 Maggio 1797 (pagg. 3 - 416)

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Storia di Venezia, le stanze del Doge in Palazzo Ducale a Venezia

Storia della caduta di Venezia, le stanze del Doge in Palazzo Ducale a Venezia, dove si ritirò la "Conferenza" il 30 Aprile 1797

Dunque il 29 Aprile 1797 il Generale Baraguey d'Hilliers, mentre le sue truppe circondano la Laguna, si reca a Venezia come "ospite".

Lo incontra il conferente Pesaro, che riferisce quella stessa sera al Senato l'andamento del colloquio, con la Memoria che Tentori riporta alle pagine 316 - 318.

Ha voluto incontrare il generale "per dicifrare, se era possibile, le cause degli orribili avvenimenti...".1

Interrogato sull'occupazione di Vicenza e Padova, effettuata "dalle sue armi in mezzo alla miglior armonia fra li due Governi, e dopo tante solenni anche recentissime dichiarazioni del Direttorio Esecutivo;", Baraguey risponde "con apparente franchezza" di non conoscere la ragione di tali fatti. Egli ha ricevuto ordini da Bonaparte solo per disperdere ogni gruppo di paesani armati che avesse incontrato.

A quel che gli risulta in tutto il Trevigiano e il Friuli regna la tranquillità, a eccezione di un singolo episodio avvenuto in un Comune di Udine, per il quale del resto ha già ricevuto pieno compenso e soddisfazione dal Luogotenente di quella città. 2

A fronte di altre evasive risposte sulle intenzioni del suo esercito nei confronti di Venezia da parte del Generale francese, che dichiara di essere un mero esecutore di ordini e di non averne di ostili da parte del generale in Capo, Pesaro decide di cercare maggiori lumi presso il Lallement, che aveva incontrato d'Hilliers prima di lui.

Lumi che ovviamente non ottiene. Anche il Ministro di Francia sostiene che nessuno è al corrente delle vere intenzioni del Buonaparte e delle condizioni di pace siglate a Leoben.

A suo dire il Proclama di La Hoz, vera e propria dichiarazione di guerra, è inconcepibile e contrario alle indicazioni del Governo francese.

Quando Pesaro gli fa osservare che quel proclama, unitamente allele azioni delle truppe francesi verso la Laguna, potrebbe rendere inutili le trattative in corso con Napoleone e cambiare l'atteggiamento neutrale di Venezia, Lallement si impegna a contattare La Hoz e chiedergli ragione del suo scritto.

Riguardo a Leoben, pur all'oscuro delle clausole della pace, Lallement ipotizza che Napoleone avrebbe ceduto all'Austria la Baviera dopo la morte dell'attuale Elettore e che in Italia si sarebbero consolidate due Repubbliche sotto la protezione francese, la Lombarda e la Cispadana.

La Repubblica di Venezia sarebbe stata conservata, "però con alcuni cambiamenti nell'attual forma di governo".

A ogni modo, discutere ufficialmente su questi argomenti esula dagli incarichi del Ministro francese: egli consiglia Pesaro di interrogare in merito il solo Napoleone, che si sarebbe trovato nei pressi di Venezia entro pochi giorni.
Da pagina 317:

Egli non come Ministro, ma come Amico "mi consigliava più tosto di negoziar con Esso, che di fargli resistenza".

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Sempre il quel 29 Aprile 1797 il Senato approvò un Damò emesso dai Savi il 27, indirizzato al Provveditore alle Lagune e Lidi perché provvedesse con urgenza a trasferire in Venezia le truppe precedentemente stanziate a Padova, assieme a tute le imbarcazioni presenti lungo il fiume Brenta, a Fusina e a Mestre.

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Ben più importanti Tentori valuta il secondo Damò di quella sera, indirizzato anch'esso al suddetto Provveditore, e il terzo, agli Inquisitori di Stato, riportati alle pagine 319 e 320. Poiché questi si collegano direttamente alle scelte politiche di quei momenti, dei quali si tratta alle pagine seguenti la 323, ne sposto l'esposizione a ridosso di quella pagina.

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Seguono, alle pagine 320 e 321 altri tre Damò del 28 Aprile approvati in Senato il 29.

Damò 28 Aprile 1797, diretti al Savio di Terraferma alla Scrittura, al Magistrato alla Sanità e a quello alle Biave: approvati in Senato il 29 Aprile.

  • Il Magistrato alla Sanità provveda a far trasportare rapidamente nei pozzi pubblici e privati tutta l'acqua possibile, prelevandola dalla Seriola o dal Sile. Otterrà i lasciapassare e le barche necessarie Dal Provveditore alle Lagune e Lidi.
  • Il Savio di Terraferma alla Scrittura provveda a far trasportare in Venezia la maggior quantità di fieno possibile.
  • Il Magistrato alle Biave è incaricato di portare nella Dominante la maggior quantità di farine possibile e pietre da macina di ogni grandezza. Anch'ègli agirà di concerto conil Provveditore alle Lagune e Lidi.

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Alle pagine 321 - 323 Tentori colloca la Ducale 29 Aprile in risposta alla Memoria 27 Aprile del Commissario Pagador Zaccaria Vallaresso (vedi pubblicazione LVIII).

Ci si complimenta per l'accuratezza dei dati da lui trasmessi e per l'iniziativa dei mulini a uomini e a cavalli nei Monasteri.

Si accolgono poi dettagliatamente tutti i suggerimenti da lui proposti riguardo i vari generi e il comportamento delle dogane, trasformandoli in ordini da trasmettere alle varie Magistrature interessate.

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La seduta del Senato del 29 Aprile 1797 vede l'organo di Governo veneziano finalmente avveduto della realtà dei fatti e della necessità di difendere in armi la Dominante dall'incalzare delle truppe francesi. Ecco dunque gli ordini emanati al Provveditore alle Lagune e Lidi e agli Inquisitori con i due rispettivi Damò.

  • Nella gravissima situazione che si è venuta a creare lungo i confini della Laguna, si rinnovano al Provveditore gli ordini di porre in atto tutti i mezzi per presidiare gli accessi lagunari. Gli si da carta bianca anche per vigilare su tutti i funzionari di qualunque grado incaricati di operare ai fini della difesa. Egli può rimuovere coloro che non svolgano al meglio il loro dovere, e sostituirli con altri di migliore capacità.
    Gli si da inoltre incarico di rafforzare il pattugliamento notturno della città dalle ore 24 al levar del Sole. Veda se è possibile estendere il pattugliamento anche alle ore diurne, usando milizie regolari.
  • Agli Inquistori si trasmette il compito di vigilare strettamente le "Figure tutte Militari, e Marine, e ogni altro individuo" che sia impegnato nella difesa dell'Estuario e della Dominante.

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Tentori vede in questi provvedimenti, e in altri che vedremo, la ferma volontà del Senato di difendere in armi la capitale dello Stato.
Da pagina 323:

Ma se tale era la fermezza, e la doverosa costanza del Senato, i Corifei della fellonia rivoluzionaria ritrovarono la maniera di eludere le di lui sanzioni.

Infatti, quando il 30 Aprile 1797 giunse il Dispaccio del 28 da Gradisca di Donà e Giustinian, nel quale chiaramente venivano esposte le intenzioni di Napoleone di abbattere il Governo Veneto, i "savi felloni" colsero l'occasione di dichiarare uno stato di grave emergenza, in base al quale esautorarono del tutto il Senato e arrogarono ogni potere decisionale a una ""Conferenza" illegale, spuria, e contraria alla Costituzione della Repubblica" che si ritirò nelle Camere private del Doge.

Alle pagine 324 e 325 Tentori elenca in dettaglio i nomi dei "Membri, che formarono quest'odiata Adunanza, che sarà dalla Posterità riguardata con orrore, e memorata con disprezzo.".

A capo della Conferenza si pose la "così detta Serenissima Signoria", composta in questo modo:

  • Il Serenissimo Doge Lodovico Manin
  • I suoi Consiglieri, NN.HH.:
    • Giulio Antonio Musati
    • Stefano Valier fu di Silvestro
    • Lunardo Doni fu di Antonio
    • Zerdi Grimani fu di Mascantonio
    • Gio. Minoto fu di Polo
    • Catterin Corner fu di Ferigo
  • I tre Capi di 40 al Criminal, NN.HH.
    • Pietro Bembo fu di Andrea
    • Marco Soranzo fu di Mattio
    • Zan Alvise da Mosto fu di Agostin

Della Conferenza facevano quindi parte:

  • I Corpo dei Savi attuali così composto:
    • Savi del Consiglio, volgarmente detti "Grandi", NN.HH.:
      • Pietro Zen fu di Alessandro (sostituito da Pietro Donà)
      • Alessandro Marcello primo fu di Lorenzo Alessandro
      • Almorò Pisani primo fu di Almorò terzo
      • Filippo Calbo fu di Z. Marco
      • Zan Antonio Ruzzini fu di Zan Antonio
      • Marcantonio Zustinian fu di Sebastian (sostituito da Zuanne Molin fu di Marco Bertuci)"(1)"
    • I cinque Savi di Terraferma, NN.HH.:
      • Niccolò Erizzo secondo fu di Niccolò secondo
      • Iseppo Priuli fu di Pietro, Savio alla Scrittura
      • Zan Battista Corner di Tomà
      • Niccolò Vendramin fu di Girolamo
      • Girolamo Querini fu di Zuanne "(2)"
    • I cinque Savi agli Ordini, NN.HH.:
      • Lodovico Maria Widiman di Zuanne
      • Francesco Maria Bonfadini di Piero
      • Marco Redetti di Z. Battista
      • Lorenzo Sangiantoffetti fu di Vincenzo
      • Vettor Sandi di Tommaso
  • I Savi del Consiglio "usciti", NN.HH.:
    • Niccolò Foscarini fu di Alvise
    • Zan Battista da Riva fu di Zan Antonio
    • Zaccaria Valaresso fu di Alvise
    • Francesco Pesaro fu di Lunardo
    • Niccolò Michiel fu di Tommaso
    • Antonio Zen fu di Renier
    • Francesco Lippomano fu di Gaspero
    • Giacomo Grimani fu di Girolamo
    • Antonio Capello primo fu di Antonio Marin
    • Daniel Dolfin primo detto Andrea fu di Daniel primo.
  • I tre Capi del Consiglio de' X, NN.HH.:
    • Zuanne Emo di Zorzi
    • Zan Battista Benzon fu di Piero
    • Zan Battista Dolfin fu di Cristofolo
  • I tre Avogadori di Comun, NN.HH.
    • Marco Zorzi fu di Girolamo
    • Francesco Battaja fu di Zuanne
    • Iseppo Bonlini fu di Girolamo

Note di Tentori a pagina 324:
(1) - Due di questi savi erano stati sostituiti per malattia: a Pietro Zen era subentrato Pietro Donà il 17 Marzo 1797, mentre a Marcantonio Zustinian si sostituiva Zuanne Molin fu di Marco Bertuci il 29 Aprile 1797)
(2) - Era Savio cassiere il N.H. Francesco Calbo fu di Z. Marco, eletto il 1 Aprile "non essendo stato approvato nessuno de' V Savj attuali.".

Da pagina 325:

Questi furono i Soggetti, che formarono la "Conferenza", radunatasi per la prima volta nelle private Camere del Doge nella sera del giorno 30 Aprile: delle di cui funeste ed imbecilli, o perfide Deliberazioni siamo ora a tessere la lagrimevole serie, continuando quella della nostra "Raccolta".

Una "lagrimevole serie" che esamineremo nella prossima pubblicazione.


Note

Nota 1 - Cosa ci fosse mai da decifrare nelle azioni francesi è un vero mistero. Tanto più quando questa frase viene scritta dal Pesaro, che già nel '94 aveva compreso dove sarebbero andati a parare gli eventi di Francia e che, col fratello Piero, aveva allora vivamente caldeggiato il pronto riarmo della Repubblica... (cfr. Pubblicazione IV).
Cosa era accaduto al Francesco? Fu anch'egli comperato dai milioni del Direttorio come Giovanelli e altri? Fu mosso da spirito di rivalsa per essere rimasto inascoltato allora? Fu reclutato nelle alte sfere di regia?
Opterei per la terza ipotesi visto il suo cognome, ma ogni combinazione di questi motivi può essere stata reale.
La figura di Pesaro è meglio approfondita alla nota 4 della pubblicazione LXI

Nota 2 - Gli "episodi" di ribellione ai Francesi erano stati almeno due, avvenuti il primo a Castions delle Mura il 16 Aprile e il secondo il 17 Aprile a Bagnaria Arsa, entrambe località nei pressi di Palmanova. La notizia è riportata nel Dispaccio 22 Aprile 1797 di Baraguey d'Hilliers, pubblicato in "Alsa" n. 6, 1993, pagina 20 da Alberto Prelli. *
Nel primo episodio una pattuglia di Francesi in perlustrazione era stata catturata da un gruppo di contadini. I soldati erano stati poi rimandati a Palma feriti e disarmati.
Il giorno seguente un'altra pattuglia aveva fatto precipitoso ritorno in fortezza dopo aver incontrato un altro gruppo di paesani poco amichevoli.

Sono due piccoli episodi che però indicano quanto fossero davvero temibili i Militi francesi, che la propaganda da per invincibili. In realtà lo erano quando così era stato deciso nelle alte sfere.
Ogni qualvolta però essi si trovavano di fronte a truppe o semplici rivoltosi non addomesticati e non ancora traditi dai loro capi, il loro carisma militare si riduceva a sonore sconfitte.
Così era stato con il blitz di Wurmser in occasione del colpo di testa di Napoleone contro Mantova, così con l'offensiva di Alvinczy nel Gennaio 1797, così a Salò e a Verona prima del tradimento di Cicogna e Giovanelli, così a Trieste dove gli occupanti francesi erano stati scacciati dalla popolazione il 14 Aprile, potendo rientrare in città solo dopo che la pace firmata a Leoben costrinse i Cittadini di Trieste, sudditi di Casa d'Austria, a obbedire a quelle clausole.

* Articolo e dispaccio citati in "Bonaparte e la Serenissima", di Paolo Foramitti, Ed. del Confine, 2003.


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Edizione HTML e grafiche a cura di Umberto Sartori. Consulenza bibliografica dott. Paolo Foramitti.