Storia di Venezia

Pagina pubblicata 15 Aprile 2014

Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
di Documenti Inediti che Formano la Storia Diplomatica
della Rivoluzione e Caduta della Repubblica di Venezia, 1799, XXVIII

INDICE || Tomo Primo 1788-1796 || Tomo Secondo 1796-1797

   

Storia della Caduta di Venezia , XXVIII
Sommario Commentato della "Raccolta Cronologica Ragionata..." di Cristoforo Tentori

PARTE SECONDA
Del Progresso della Rivoluzione dal Primo Giugno 1796 al 12 Marzo 1797 (pagg. 173 - 396)

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Storia di Venezia - La Francia curta, clic per ingrandire

La Francia curta, clic sull'immagine per ingrandire (courtesy of http://www.serapea.it).

Mentre i Savj protervamente continuano nel loro immobilismo e le Province sono sempre più pesantemente vessate dai Francesi, si cominciano a intravvedere i progetti di questi ultimi sulla Provincia Bergamasca.

Ce ne dà dettagliate notizie il Dispaccio in data 15 Ottobre 1796 del Vice Podestà di Bergamo Ottolini che, filtrato dagli Inquisitori ai Savj, fu da questi archiviato nella consueta Filza dei documenti nascosti al Senato.

Scrive l'Ottolini indirizzandosi vanamente al "Serenissimo Principe" di Venezia, ovvero il Senato:
da pag. 324:

SERENISSIMO PRINCIPE.
Sembra avvicinarsi l'Epoca, in cui anco questa Provincia abbia a soffrire i gravissimi pesi della stazione di Truppe straniere, la quale io avevo da lungo tempo preveduto, e sarebbesi effettuata, se fortunate combinazioni non ne avessero sempre ritardato il momento.

Ricorderà il Senato le precedenti segnalazioni, nelle quali si era visto il Generale Cervoni e altri militari francesi disporre sopralluoghi su quelle strade carreggiabili percorse nel passato da "tutte le Armate Forastiere, che disturbarono la tranquillità d'Italia".
Un Ufficiale del Genio francese aveva effettuato osservazioni:

  • lungo la Valle Calepio, Bacino del Lago d'Iseo, confinante con il Bresciano lungo la via di Sarnice;
  • sui Monti della Val Cavallina, che attraverso Lovere porta nella Val Camonica e quindi in Tirolo.

Adesso sembra che i Francesi cerchino di creare una postazione difensiva in quei luoghi, nel caso di un tentativo degli Austriaci di scendere dal Monte Tovale.

Ottolini ricava questa informazione dai nuovi sopralluoghi che tra breve descriverà. L'ipotesi è che si tratti di intenzioni difensive e non offensive, in quanto "la debolezza dell'Armata Francese esclude quasi il pensiero, che voglia per tal direzione penetrare in Tirolo, ed agire offensivamente.".

N.d.R. La debolezza dell'Armata francese era dunque cosa nota, nonostante i millantati rinforzi vandeani e le "vittorie" sull'invece possente armata del Beaulieu prima e del Wurmser poi.

A Bergamo sono giunti due ingegneri francesi con sei dragoni di scorta, e hanno chiesto di avere una guida che li conduca a nuove ispezioni dei siti lungo il fiume Oglio.

Ottolini, fedele alla tradizione di "Intelligence", fornisce una guida che finge di non parlare il Francese mentre lo parla benissimo e che ha il preciso compito di riferire tutto quello che udrà dire e vedrà fare a coloro che accompagna.

Ed ecco il resoconto del rapporto dell'agente segreto.

  • Gli Ufficiali sono andati da Bergamo a Sarnico fermandosi in tutti i Paesi lungo la strada;
  • hanno chiesto il nome dei fiumi e dei corsi d'acqua incontrati nonché di quelli che si possono scorgere dalle alture;
  • si sono mostrati già informati su alcune situazioni e località favorevoli a postazioni militari;
  • Hanno esaminato "di passaggio, ma attentamente tutte le vedute di quei Paesi;
  • si sono informati con diligenza se vi siano guadi adatti alla cavalleria sul fiume Oglio ("il che non è possibile per la sua profondità di 9, ovvero 10 braccia").

Giunti a Sarnico, hanno convocato i Capi delle Comunità e li hanno interrogati per sapere:

  • il numero delle abitazioni;
  • quello degli abitanti;
  • la quantità dei raccolti e dei foraggi;
  • la disponibilità di legnami da costruzione;
  • quanta biada macinassero i mulini locali.

I Sindaci, pur sorpresi da tali interrogatori, hanno risposto che le biade venivano importate e che il distretto non disponeva di foraggi.
I francesi hanno anche tentato di farsi mantenere dal Comune, ma "i Sindici destri assai su questo punto se ne schermirono" e gli "ispettori" dovettero provvedere da sé al proprio mantenimento.

Dall'albergo in cui sono alloggiati, che doveva essere in una zona molto panoramica, hanno tratto disegni del circondario.
Da pag. 326:

(dall'albergo) si scorgono in sorprendente prospettiva tutte le più belle Terre Bergamasche e Bresciane, separate dal Lago d'Iseo, che formato dal fiume Oglio al finir della Val Camonica, ritorna collo stesso nome a ristringersi sul principio della Val Calepio, e parallelo scorrendo con altro fiume secondario, denominato la Fusa, continua a dividere le due Provincie fino al Confine del Cremonese, ...

  • Sono poi partiti da Sarnico per Palazzolo, ripercorrendo la strada che costeggia l'Oglio.
  • Lungo il percorso hanno disegnato "una deliziosa veduta" da certe alture tra Sarnico e Calepio.
  • L'agente di Ottolini li ha sentiti dire, parlando tra loro, che quel luogo sarebbe stato difendibile con tre o quattro pezzi d'artiglieria.

I francesi si sono minutamente informati su tutto ciò che da quel luogo si può scorgere:

  • nomi dei Paesi;
  • nomi e direzioni delle strade;
  • uso e proprietari dei fabbricati e dei poderi;
  • hanno anche chiesto informazioni sui mulini da olio che si trovano in quelle contrade.
  • Dopo aver disegnato alcune altre prospettive, e avere rivolto nuove domande sulla larghezza e profondità dell'Oglio, hanno licenziato la scorta e la guida e hanno proseguito da soli verso Palazzolo.

Ottolini ha poi avuto notizia che simili minuziose prospezioni e disegni sono state effettuate, da questi e da altri Militari francesi, a Palasco e a Calcinare, sempre in prossimità dell'Oglio.

Da pag. 326:

Tanti esami, e così minuti dettagli non saranno certamente senza qualche conseguenza.
Io non vorrei avanzare Pronostici, ... ma temo, che pur troppo, se presto non piombano i Tedeschi addosso ai Francesi, sia questa parte di Provincia esposta alle vicende della guerra; poichè fu sempre cosi nelle Guerre passate, ed anzi a segno tale, che per le sanguinose battaglie datesi, e per la strage fatta de' Francesi porta il nome di "Francia curta".
(1)

Storia di Venezia - Veduta della Francia curta, clic per ingrandire

La "deliziosa veduta" della Francia curta, ai giorni nostri; clic sull'immagine per ingrandire (courtesy of Wikipedia).

I Francesi continuano a ribadire le loro proposizioni:

  • fraternizzare tutta l'Italia;
  • formare la Repubblica Italica;
  • Democratizzare tutti i Governi;
  • sovvertire ogni ordine in tutti gli Stati.

Tra le moltissime dicerie sparse dai Francesi, una colpisce particolarmente Ottolini: gli invasori vorrebbero spostare il confine Milanese fino all'Oglio, e "incorporare per conseguenza tutto il Bergamasco, e porzione del Bresciano, fin dove il fiume separa quella provincia dal Cremonese, e comincia ad inclinare verso il Pò".

Il Capitano di Bergamo non sa quale attendibilità abbia quella voce, e la rassegna alla saggezza del Senato "giacché pur troppo ebbi motivo di veder realizzate cose, che sembravano ben lontane, e quasi impossibili, ove regni la buona fede, e la vera lealtà.".

Si riferirà alla slealtà francese, l'Ottolini, o possiamo intravvedere l'amarezza per la ormai conclamata slealtà dei suoi referenti nella Dominante?
Non lo sappiamo ancora, ma ho l'impressione che il Tentori ci darà modo di scoprirlo, proseguendo la sua disamina dei Documenti inediti che formano la Storia diplomatica della Rivoluzione e Caduta della Repubblica di Venezia...

Intanto il Vice Podestà informa che "il fanatismo francese comincia a riscaldare le menti del Popolo di Milano".

La propaganda ha facile presa sugli strati più poveri della Popolazione, settori poco gravati in quanto nulla o poco tenenti, che sono anche per loro natura poco inclini alla riflessione.
Essi restano affascinati dalle novità e dalla libertà di costumi che accompagnano le Leggi francesi.

Da pag. 327:

Scritti sanguinarj contro i Principi, contro 1a Religione Dominante sortono tutto dì, sono ben accolti, avidamente letti, ed imprimono a poco a poco le massime conformi ai principj di quel Governo.

Una prova evidente del progredire della "colonizzazione culturale" sui Milanesi si ha nel fatto che, mentre subito dopo l'arrivo dei Francesi a Milano tutti rifiutavano persino di arruolarsi nelle Guardie Urbane, adesso si parla addirittura di una Legione di volontari, che marcerebbe su Modena assieme ai "Ribelli Regiani".

Una Legione, osserva Ottolini, può essere imitata da altre, e "insensibilmente" portare all'organizzarsi di una "Armata Milanese".

Se anche i Francesi se ne andranno un giorno da quelle contrade, essi lasceranno comunque "tra altre funeste memorie, i semi della rivolta, e degli odj tra i popoli Italiani".
Quegli stessi odi che accendendo nel passato le guerre civili, avevano insanguinato "quasi tutti i terreni di questa beata parte d'Europa.".

Odi e conflitti che si erano sopiti nei secoli del Dominio Serenissimo di Venezia, ma che la propaganda francese seppe riattizzare e volgere a proprio vantaggio.

A Milano si sono festeggiati i "soldati ribelli di Regio", i quali hanno portato in città un corpo di Austriaci che si era arreso dopo essersi disperso in una sortita da Mantova.
In quell'occasione i Francesi hanno rotto ogni trattato col Duca di Modena e decisa l'occupazione di quello Stato, che secondo Ottolini potrebbe essere già stata effettuata mentre lui scrive.

Il terreno per la ribellione dei Reggini, e forse anche dei Modenesi, era stato preparato dal Commissario Saliceti nei suoi soggiorni in quello Stato, e permetteva ai Francesi di tener fede alla promessa di non negare il loro appoggio "a que' popoli, che si mostrassero malcontenti de' loro Governi.".

Questa massima viene continuamente ripetuta e data alle stampe, mostrando chiaramente quali siano le vere intenzioni della Francia.

Si parla anche di rinforzi che giungerebbero ai Francesi, ma Ottolini sa per certo che la coscrizione in Francia va male, e che la gioventù superstite ai terribili anni non vuole perire sotto le armi.

Sa ancora che i Barbet Nizzardi hanno raccolto un esercito di quasi 10.000 uomini sul Col di Tenda, e da lì intercettano i Francesi provenienti da Nizza, sconfiggendoli sistematicamente e impedendo ogni passaggio (cfr. Pubb. XXVI).

Dal Bresciano ritornano Truppe di Fanteria e Cavalleria, parte delle quali si ferma a Cassano, dove forse si è creato un campo in riva all'Adda, e parte raggiunge Milano.

Napoleone è partito per Lodi, o secondo altri per Modena, con il seguito, i bagagli e tre corrieri, al fine di impadronirsi delle Pubbliche Casse di quel Ducato. Ha spedito un corriere a Verona.

Da pag. 328:

Bergamo 15 Ottobre 1796
Alessandro Ottolini Cap. V. Podestà.

Storia di Venezia - Veduta prospettica di Brescia in un'incisione del 1702

Veduta prospettica di Brescia in un'incisione del 1702 (courtesy of http://www.ideararemaps.com).

Il N. H. Francesco Battaja, divenuto de facto un secondo Provveditore Generale di Terraferma con sede in Brescia, grazie al suo "essere fatto secondo il cuore di Napoleone", sembra aver preso troppo alla lettera questa sua inclinazione.

Al Tribunale degli Inquisitori fioccano le proteste e le segnalazioni da parte dei Pubblici Rappresentanti di quella città. La voce pubblica considera ormai l'entourage del Battaja alla stregua di un vero e proprio Club di Giacobini, che si oppone a tutte le "salutari deliberazioni" del Vice Podestà Alvise Mocenigo.

Da pagg. 329 - 330:

... laonde il Tribunale Supremo nel giorno 20 Ottobre indirizzò al N. H. Battaja la seguente lettera a di lui norma, e direzione.

Ma non è il Battaja, oggetto diretto della reprimenda. Evidentemente i Savj sono avveduti che il provveditore pro-tempore gode della superna protezione del Napoleone, il quale abbiamo visto esplicitamente minacciare dure rappresaglie se, dopo il Foscarini, gli verrà ritirato anche il Battaja (vedi Dispaccio del Capitano Paravia da Verona in Pubb. XXV).

Solo lo si invita alla prudenza e alla "vigilanza sopra le persone degli Uffiziali, e del Ministero, che lo avvicinano.".

In particolare gli si segnala che il "Secretario Fedele Giacomo San Fermo" pronuncia discorsi imprudenti che sono stati riferiti al Tribunale.

La minaccia al Battaja è appena velata: sia avveduto che le imprudenze del San Fermo impongono delle "conseguenze, certo essendo, che qualunque passo si rendesse necessario agli eminenti riguardi Pubblici, non sarà da noi dietro li di lei ragguagli, che attendiamo, o trascurato, o differito.".

Firmano il dispaccio:
da pag. 329:

Agostin Barbarigo Inquisitor di Stato.
Anzolo Maria Gabriel Inquisitor di Stato.
Vicenzo Dolfin Inquisitor di Stato.

Il Tribunale decreta quindi uno strano passaggio di consegne fra due quasi omonimi. Si richiama in Venezia, "alla obbedienza del Tribunale Supremo il Fedele Giacomo San Fermo" e si sposta da Verona a Brescia una nostra ormai vecchia conoscenza, il "Secretario Circospetto Rocco Sanfermo" (2).

Storia di Venezia - Savj e N.H. da un quadro del Tiepolo

Savj e N.H. da un quadro del Tiepolo (courtesy of http://www.udine20.it).

Ma non era, il Battaja, l'unica gatta da pelare sul banco degli Inquisitori.

Già il 12 Ottobre 1796 il Ministro di Francia aveva fatto pervenire al Collegio una lettera di lagnanze in cui sosteneva che i Sudditi Veneti male accoglievano gli amici Francesi e che la Repubblica non osservava quelle massime di neutralità e imparzialità che il Senato "professava, o diceva di professar".

Il Collegio gira questo reclamo al Tribunale e questo, punto sul vivo, risponde con una lunga e dettagliatissima lettera in data 27 Ottobre 1796, che Tentori riporta da pagina 329 a pagina 333, e che offre a noi uno straordinario spaccato sulle attività e i metodi del Supremo Tribunale.

Per quel che riguarda i compiti del Tribunale medesimo, tralasciando quanto invece di competenza del Senato, "si osserverà in generale essere dimostrato da' fatti irrefragabili, che tutto quello, che dalla sua autorità fu ordinato ed in Venezia, e nel Dominio, fu, ed è sempre in appoggio, perfetta correlazione, e presidio delle massime di Neutralità, imparzialità, moderazione, e tolleranza de sudditi, e dell'unico e vero interesse, salvezza, e servigio del Principato." (da pag. 330).

Vediamo per punti come gli Inquisitori ritengono di avere svolto con eccellenza il loro lavoro.

  • Il Clero è stato sorvegliato sia nella Capitale che nelle Province;
  • Le Pubbliche Rappresentanze sono state sollecitate a questa sorveglianza con calore tale che anche in base a semplici sospetti "si fecero praticare ... le occorrenti, e fruttuose ammonizioni". Questo è avvenuto anche in Venezia stessa, proprio a seguito di qualche reclamo del Lallement, che non può aver mancato di vederne gli effetti;
  • ai "Preti Emigrati" (ovvero quelli esuli a Venezia dalla Francia e dai Paesi invasi da Napoleone) è stato proibito di amministrare i Sacramenti e di curare le anime se non, in privato, quelle di pochi loro connazionali;
  • essi sono stati altresì "esclusi dalle Comunità Religiose dello Stato, tenuti lontani dall'educazione in Collegj, ed Università, e sopravegliati nel loro contegno".
  • Per quello che riguarda gli Emigrati in generale, il Tribunale ha rispettato l'antico uso della Repubblica di tollerarli vigilando solo che essi rispettassero le Leggi e le consuetudini del Paese ospitante;
  • li ha pero allontanati senza esitazione quando il loro soggiorno potesse risultare di nocumento alle ragioni proprie dello Stato: si cita il caso di un "Nipote Negoziante Rambert";
  • altrettanto si sono tollerate le ammissioni di Emigrati nei "Circoli", trattandosi di società private dove i partecipanti sono determinati da conoscenze di tipo personale presso i Cittadini locali.
  • Per "quanto può riferirsi a Gazzette, o Fogli Pubblici", il Ministro di Francia non può negare che si sia lasciata piena libertà alla stampa "de' fatti Francesi sugli Austriaci, da lui fatta eseguire nella stamperia Palese", e che tale stampa sia stata prontamente e "integralmente inserita nel Foglio del Graziosi". (3).

Ancora più dettagliato ed esplicito è il Sommo Tribunale elencando le misure di repressione attuate verso i "Sudditi".

Contro coloro che contravvenissero ai divieti di prendere parte con discorsi o azioni nelle vicende delle "Potenze Belligeranti nello Stato, furono prese misure sostenute dall'Autorità, e cooperazione del Tribunale con retenzioni, con condanne, e con allontanamento di persone" in gran numero.

"Per opera delle Cariche ordinarie, ed estraordinarie", sono stati comminati anche maggiori castighi nelle Città e Provincie.(4)

In Venezia:

  • si è fatto chiudere un Caffé;
  • i principali altri Caffettieri sono stati "ammoniti, e corretti, ed obbligati a non permettere" ai loro avventori discorsi contrari alla Neutralità e al rispetto dovuto alle "Nazioni Amiche della Repubblica".
  • Si è proibita la lettura collettiva in Caffé e luoghi pubblici di Gazzette e Fogli sia nazionali che esteri.
  • Il Tribunale non ha mancato di allontanare dallo Stato sia i Preti che i Secolari che in qualunque modo risultassero sospetti di attività partigiane verso l'uno o l'altro "partito" o comunque nocive alla politica di Neutralità.

N.d.R. Il Tribunale fa questa affermazione basandosi sull'assunto, dichiarato in apertura, di non contemplare fra i suoi doveri quanto dipendente dal volere del Senato. Abbiamo infatti visto che la tolleranza verso ogni forma di propaganda filo-francese era ampia e consolidata ormai da anni, ma essa dipendeva, appunto, da specifiche ordinanze del Collegio in rappresentanza del Senato stesso.

Se il Senato riterrà di accogliere le richieste del Lallement di "nuove ed energiche Proclamazioni", il Tribunale presterà loro quelle stesse "continue attenzioni, che prestò all'esecuzione di quelle fin ora esistenti".

Il Memoriale del Lallement si conclude con quattro richieste specifiche, alle quali il Tribunale dedica specifici chiarimenti.

  • L'allontanamento del "Conte d'Entragues" (Antraigues, vedi Nota 4 a Pubb. VI);
  • l'allontanamento dell' "Inglese Drahe";
  • la punizione dei partecipanti a una presunta "Orgia" che si sarebbe svolta in casa di un certo "Pedrillo";
  • l'identificazione dell'Autore di un componimento letterario antifrancese particolarmente sgradito al Lallement.

Sul "Conte d'Entragues":

  • D'Antraigues è protetto dalla Russia, che lo ha associato al suo Corpo Diplomatico;
  • ciononostante il Tribunale ha tentato ogni abile e "privata" forma per "procurar, ch'Egli partisse dalli Stati della Repubblica";
  • nei mesi di Giugno e Luglio scorsi si era potuto sperare di essere riusciti in questo intento, al quale non si cessa di "prestar tutte le attenzioni, e studj possibili";
  • il non raggiungimento dello scopo è probabilmente da imputarsi ai vari avvenimenti della guerra.

Sull' "Inglese Drahe":(5)

  • Egli non è, in apparenza, che un privato cittadino legato d'amicizia con il D'Antraigues;
  • le investigazioni del Tribunale gli attribuiscono una certa influenza "negli affari pecuniarj cogli Austriaci, durante la stazione della Squadra Inglese fra Trieste e l'Istria.";
  • si è potuto osservare che ha inviato e ricevuto plichi al Comandante della Squadra Inglese e a Livorno e Londra;
  • riguardo la condotta privata, si è visto frequentare più spesso i Ministri delle Potenze Coalizzate anti-Francesi che il proprio Ministro;
  • si ritiene che aspiri a sostituire il Worsley nell'incarico;
  • Worsley sarebbe pronto a tornare in Patria, non appena certo di non ricevere incarico a Costantinopoli;
  • Drahe ha preso alloggio alla Locanda del Leon Bianco.

Sull' "orgia":

Il Tribunale, "che invigila incessantemente tanto sugli Esteri, che su i Sudditi" era già certo che si trattasse di una falsa notizia: dopo attente investigazioni risulta che si trattò solo di qualche espressione di speranza, uscita in un convivio fra un tale Conte Campagna (Champagne?) e qualche suo connazionale, di poter un giorno tornare in Patria quando fosse ripristinata la quiete, e non già di un progetto complottista.

Sul libello:

Il Tribunale è "sempre vigile per scoprir gli Autori di componimenti o Poetici o in Prosa" che, dall'interno o dall'estero, possano offendere il Governo o l'amicizia con gli altri Stati.

Questo è provato da molti esempi, tuttavia anche agli Inquisitori veneziani, come agli altri investigatori di altri Governi, non sempre riesce di scoprire "gli occulti autori".

È appunto il caso del libello denunciato dal Lallement che, pubblicato da pochi mesi, ha avuto una circolazione molto limitata. Il Tribunale comunque continua le indagini con solerzia.

Questa Comunicazione del Supremo Tribunale getta una luce molto precisa, da un lato sul livello di controllo sociale possibile attraverso i suoi strumenti e dall'altro sul fatto che tali strumenti erano stati volti, con maggiore o minore successo, praticamente al servizio dei desideri del Ministro di Francia.

Cristoforo Tentori volge adesso lo sguardo a un aggiornamento dei fatti bellici fra Napoleone e gli Austriaci, e noi lo seguiremo nella prossima Pubblicazione.

Umberto Sartori

Storia di Venezia - Vita di caffé a Venezia

Scena di vita al caffé in Venezia, in un aquarello di Lele Vianello (courtesy of http://www.lelevianello.it).


Note

Nota 1 - Franciacorta. Secondo Wikipedia il nome deriverebbe invece da curtes francae, ovvero piccole comunità di frati benedettini che si installarono attorno al lago d'Iseo nell'Alto Medioevo, così chiamate in quanto "erano esentate dal pagamento dei dazi, ai Signori e al vescovo, per il trasporto ed il commercio delle loro merci in altri Stati o possedimenti, poiché i frati erano dediti alla bonifica dei territori assegnati e istruivano i contadini alla coltivazione dei campi. Infatti le curtes erano i principali centri di commercio dell’epoca".

Nota 2 - Mi sembra evidente che i Savj, a mezzo del Tribunale, richiamano il Battaja a non dare scandalo. Il suo comportamento esplicito rischia di scoprire i giochi troppo presto. Un "Provveditor General in Terra Ferma" apertamente capo di un Club Giacobino potrebbe turbare la serenissima e orba acquiescenza del Senato quando ancora Venezia dispone di Forze armate sufficienti a cambiare il corso della Storia.
Gli si invia allora, per migliori consigli, il grande maestro della Diplomazia e del gioco multiplo, il Cifrista Rocco Sanfermo.

Nota 3 - Si tratta della gazzetta "Notizie dal Mondo" pubblicata da Antonio Graziosi sin dal 1769.
Dal 1789 il giornale si era schierato apertamente su posizioni illuministiche filo-Francesi.
Questo foglio, solitamente bisettimanale, divenne quotidiano dal 1797 al 1799, per riprendere a uscire due volte a settimana nel 1800. Peculiarità del giornale è che sopravvisse a tutti i rivolgimenti veneziani fino al 1812, quando il Graziosi lanciò una nuova testata, il "Giornale Dipartimentale dell'Adriatico" che avrà breve vita, chiudendo nel Dicembre 1814 dopo aver mutato per qualche mese il nome con quello di "Giornale di Venezia".
Con il gennaio 1815 Graziosi riprenderà la pubblicazione delle "Notizie dal Mondo", che con l'annata successiva prenderà il nome di "Gazzetta Privilegiata di Venezia".
Morto il Graziosi, il giornale continua. Cambierà ancora nome in "Gazzetta di Venezia" dal 22 marzo 1848 e in "Gazzetta uffiziale di Venezia" dal 1850 al 1866.

Nota 4 - Chi potrà mai dire quanti e quali dei capi spontanei e dei facinorosi della difesa Veronese, Bresciana e Bergamasca, furono avulsi dal loro Popolo grazie al solerte zelo dell'Ottolini e degli altri Vice Podestà, per scomparire nei "maggiori castighi" voluti per loro dagli Inquisitori?

Nota 5 - Sir Francis Drake, si trovava a Venezia dopo aver lasciato l'incarico di Ministro plenipotenziario Inglese a Genova.

In quella veste aveva svolto presso i Governanti di Genova una campagna diplomatica molto più accesa ed esplicita di quella attuata dal Worsley a Venezia (cfr Pubb. III), ma egualmente tesa a porre sull'avviso la Repubblica riguardo le congiure interne, le infiltrazioni francesi e i pericoli per le libertà repubblicane a queste connessi.

Citiamo a esempio questa nota del Drake al Governo genovese in data 21 ottobre 1793.

Un gruppo di settarii propagandisti stipendiati dal Governo Rivoluzionario Francese è incaricato di seminare nello Stato Genovese i germi contagiosi della insubordinazione e della rivolta.
Ed in seguito alle loro trame si è visto formarsi fra gli abitanti di Genova un partito i cui capi, nascondendo i loro progetti sotto la maschera d'un falso civismo, non hanno altro scopo che quello di strappare la vera libertà alla Repubblica, e di impadronirsi essi medesimi delle redini del Governo.
Vi ha, nella Repubblica di Genova, una classe di cittadini i quali stimandosi tuttavia amici del bene pubblico hanno prestato troppo facile orecchio a perfide insinuazioni, e considerando soltanto alcuni aspetti della Rivoluzione Francese, si sono insensibilmente familiarizzati con le esagerazioni di tale mostro politico

"Nota del Ministro Drake, al Governo Genovese, in data 21 ottobre 1793" (Collez. Mss. B.U.G., vol. VIII, cc. 91-92). La Nota di Drake trovasi riportata nell'Appendice A, Doc. N. 1. Da: Pietro Nurra, "La Coalizione Europea contro la Repubblica di Genova (1793 - 1796). Sta in: "Atti della Società Ligure di Storia Patria", Volume LXII.

Il saggio di Nurra è particolarmente interessante in quanto permette di scorgere notevoli parallellismi nell'evoluzione della gestione del potere fra Genova e Venezia negli ultimi due secoli.


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